L'inadempienza della Pubblica Amministrazione

L'inadempienza della Pubblica Amministrazione 

La burocrazia di Max Weber



Max Weber è conosciuto come il fondatore della sociologia moderna. Max Weber, un sociologo tedesco è stato tra le prime persone in tempi moderni a pensare seriamente all'importanza della burocrazia. Il termine in realtà deriva dalla parola francese "bureau", un riferimento alle piccole scrivanie che i rappresentanti del re impostavano nelle città mentre viaggiavano in tutto il paese per affari del re. Così la burocrazia significa letteralmente "governo con una piccola scrivania".
Weber ha scritto in Germania nel corso del ventesimo secolo, quando il capitalismo era in via di sviluppo, della burocrazia vedendo in essa importanti implicazioni per il governo. Weber ha visto la burocrazia come un modo razionale per le imprese complesse e governi per organizzare, come la migliore risposta organizzativa di una società che cambia.
Secondo Weber, i modelli di burocrazia hanno le seguenti caratteristiche:
∙ Una catena di comando che è gerarchica; il burocrate superiore ha il controllo finale, e l'autorità scorre dall'alto verso il basso
∙ Una chiara divisione del lavoro in cui ogni individuo ha un lavoro specializzato
∙ Chiaramente scritte, ben stabilito regole formali che tutte le persone nell'organizzazione seguono
∙ Un insieme ben definito di obiettivi che tutte le persone nell'organizzazione si sforzano di raggiungere
∙ Basate sul merito di assunzione e di promozione; nessuna concessione di posti di lavoro ad amici o famigliari a meno che non siano i più qualificati
∙ Le prestazioni di lavoro giudicate dalla produttività, o quanto lavoro da un individuo viene fatto
Weber ha sottolineato l'importanza della burocrazia nel fare le cose e ritiene che un bene organizzato, la burocrazia razionale è il segreto dietro il buon funzionamento delle società moderne.


L'inadempienza della Pubblica Amministrazione: fino a quando permane è considerata, per il Legislatore, illecito permanente. Tra gli eventi in cui il cittadino si trova spesso a dover affrontare l'inadempienza della pubblica Amministrazione è quando richiede autorizzazioni per attività vincolate da normative che obbligano al possesso di determinati requisiti tecnici come nel caso delle attività per i servizi finanziari. L'azienda richiedente l'autorizzazione inoltra una domanda correlata della necessaria documentazione come previsto dalla normativa che determina la logica legale per l'autorizzazione; la Pubblica Amministrazione avvia un provvedimento amministrativo con istanza di parte, il richiedente.
Nel provvedimento amministrativo vengono accertati il possesso dei requisiti tecnici richiesti, entro un tempo non superiore ad un mese come previsto dal Decreto Legge 242 del 7 agosto 1990 e può diventare di tre mesi se la P. A. lo richiede per la particolare normativa che definisce la logica della richiesta del cittadino (ad esempio la logica per l'autorizzazione ad una attività commerciale). In alcuni ambiti della Pubblica Amministrazione, la medesima, con provvedimento per gli amministrati può adottare tempi maggiori a 90 giorni e comunque non oltre 180 giorni con esclusione dei provvedimenti per l'acquisto della cittadinanza e della immigrazione (possono essere anche più lunghi di 180 giorni). Decorsi i tempi legali la normativa 241 del 1990 nota come decreto legislativo per la trasparenza della Pubblica Amministrazione, consente di effettuare ricorso alla Giustizia Amministrativa entro e non oltre un anno dallo scadere dei termini entro cui la Pubblica Amministrazione si deve pronunciare in merito alla istanza prodotta dal richiedente per l'autorizzazione. La Pubblica Amministrazione deve sempre pronunciarsi tranne nei casi in cui la legge che definisce la logica legale per l'autorizzazione qualifica il silenzio della P. A. a valore di autorizzazione oppure lo qualifica a valore di diniego; in caso di assenso diniego è possibile inoltrare una richiesta a cui la Pubblica Amministrazione dovrà per legge rispondere altrimenti incorrerà nell'illecito di inadempienza.
Le normative che applicano l'assenso qualificato come autorizzazione, non sono vincolate dal diritto comunitario; tutte le normative che definiscono la logica legale per l'ottenimento della autorizzazione vincolate dal diritto comunitario non possono applicare l'assenso a qualifica di autorizzazione perchè non previsto per il diritto comunitario. Sono ambiti in cui la normativa comunitaria impone l'adozione di un provvedimento formale (quindi la P. A. è obbligata per legge a rispondere all'interessato). Un esempio è l'allegato "Provvedimento Banca di Italia per gli Amministrati (Autorizzati per l'attività Istituto di Pagamento)", per cui non è previsto che l'assenso possa qualificarsi a valore di autorizzazione (o diniego). Se la legge a cui si fa ricorso per l'autorizzazione include l'assenso diniego, allora è sempre espressamente indicato nel decreto legge. Può accadere che la Pubblica Amministrazione possa rispondere all'istanza in modo sintetico, perchè l'istanza di parte è una nuova proposizione di istanze precedenti e senza modifica di diritto o sostanziali (quindi si richiede sempre lo stesso diritto, oppure non sono modificati i requisiti tecnici richiesti, non sufficienti). Una modifica sostanziale può essere la variazione dello stato patrimoniale (nel caso di autorizzazione all'esercizio di attività bancarie), una modifica nel diritto può essere la variazione dell'autorizzazione richiesta che fa sempre ricorso alla medesima normativa (ad esempio il cambio da attività banca ad attività Istituto di Pagamento).
Altri ambiti in cui è esclusa l'applicazione del silenzio a qualifica di autorizzazione sono: la pubblica sicurezza, l'immigrazione, l'asilo e la cittadinanza, la salute e la pubblica incolumità, quando la legge qualifica il silenzio della Pubblica Amministrazione come rigetto dell'istanza, ambiti in cui vengono definiti provvedimenti individuati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la funzione pubblica con i Ministri competenti. Provvedimenti che escludono l'applicazione del silenzio a qualifica di autorizzazione.
FATTO: la Pubblica Amministrazione è sempre obbligata a rispondere per le normative di autorizzazione che non consentono di applicare l'assenso a valore di autorizzazione o diniego, infatti in tal caso per la normativa 241-1990 l'assenso è qualificato come illecito amministrativo di inadempimento commesso dalla P. A., che diventa illecito permanente e permane fino alla risposta da parte della Pubblica Amministrazione. Il richiedente decorso il termine per ricorrere alla Giustizia Amministrativa potrà liberamente presentare una nuova domanda per l'ottenimento della autorizzazione; i termini legali sono un anno e tre mesi (decreto legislativo 241-1990).
L'articolo 2 comma 7 del Decreto Legge numero 241 del 17 agosto 1990 consente alla Pubblica Amministrazione di sospendere l'istanza sia di parte (avviata con istanza da parte del cittadino) o di ufficio per una sola volta e per un periodo non oltre un mese per l'acquisizione di informazioni o di certificazioni relative a fatti, stati o qualità non attestati in documenti già in possesso dell'amministrazione stessa o non direttamente acquisibili presso altre pubbliche amministrazioni. L'articolo 9ter della legge numero 241-1990 stabilisce che quando decorso inutilmente il termine per la conclusione del procedimento o quello superiore (aumento di un mese, articolo 7) il privato può rivolgersi al responsabile entro un termine pari alla metà di quello originariamente previsto (escludendo il mese di slittamento quando la P. A. lo applica) affinché concluda il procedimento attraverso le strutture competenti o con la nomina di un commissario. L'organo di governo individua, nell'ambito delle figure apicali dell'amministrazione, il soggetto cui attribuire il potere sostitutivo in caso di inerzia. Nell'ipotesi di omessa individuazione il potere sostitutivo si considera attribuito al dirigente generale o, in mancanza, al dirigente preposto all'ufficio o in mancanza al funzionario di più elevato livello presente nell'amministrazione. Per ciascun procedimento, sul sito internet istituzionale dell'amministrazione è pubblicata, in formato tabellare e con collegamento ben visibile nella home page, l'indicazione del soggetto a cui è attribuito il potere sostitutivo e a cui l'interessato può rivolgersi ai sensi e per gli effetti del comma 9ter. Tale soggetto, in caso di ritardo, comunica senza indugio il nominativo del responsabile, ai fini della valutazione dell'avvio del procedimento disciplinare, secondo le disposizioni del proprio ordinamento e dei contratti collettivi nazionali di lavoro, e, in caso di mancata ottemperanza alle disposizioni del presente comma, assume la sua medesima responsabilità oltre a quella propria. Il privato a diritto al risarcimento del danno ingiusto subito dai ritardi della P. A.. L'Articolo 10 della Legge 241-1990 definisce i diritti dei partecipanti al procedimento, il diritto di prendere visione degli atti del procedimento con esclusione di atti coperti da segreto di Stato, procedimenti tributari, atti normativi della P. A., documenti amministrativi contenenti informazioni di carattere psico-attitudinale relativi a terzi, istanze di accesso preordinato ad un controllo sull'operato della P. A. e altre categorie di documenti e casi indicati nell'articolo 24 del medesimo decreto legge. Il medesimo articolo alla lettera b del comma 1 definisce il diritto dei partecipanti al procedimento di presentare memorie scritte e documenti, che l'amministrazione ha l'obbligo di valutare ove siano pertinenti all'oggetto del procedimento. In alternativa è sempre possibile ricorrere direttamente alla giustizia amministrativa decorso il termine previsto.
Web Giustizia Amministrativa: Processo Amministrativo Telematico |
ALLEGATI: Administrative Procedure code (language UK) - copy |

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