Meccanica Applicata alle Macchine. Evoluzione dell'insegnamento nell'ordinamento scolastico.
Evoluzione dell'insegnamento nell'ordinamento scolastico
Meccanica Applicata alle Macchine
Non pensiamo possibile ricostruire lo sviluppo dell’insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine a Napoli sulla base dei soli testi che i diversi docenti di cui abbiamo notizia hanno scritto o utilizzato per lo svolgimento delle loro lezioni, mancando tra l’altro indicazioni certe per tutto il periodo al quale abbiamo rivolto il nostro interesse. Nello stesso tempo riteniamo importante la conoscenza delle basi sulle quali si sono venuti formando non solo gli studenti, ma anche i docenti che hanno insegnato in quella che è attualmente la Facoltà di Ingegneria. Riteniamo importante inoltre, per eventuali studi futuri, mettere a conoscenza della dotazione libraria disponibile nella Facoltà e nei Dipartimenti ad essa collegati.
Per questi motivi abbiamo raccolto nel primo capitolo i vari testi dei quali siamo venuti a conoscenza, riportando per esteso gli indici degli argomenti, evidentemente utili per conoscere i problemi ritenuti interessanti per lo studio e nello stesso tempo comprendere la loro evoluzione.
Dalla prefazione del testo "Teoria Generale delle Macchine" di F. Reuleaux, direttore della scuola di Berlino, anno 1874, primo capitolo, testo 10: Le considerazione che seguono hanno lo scopo di discutere i diversi aspetti sotto i quali si presentano in generale le macchine onde determinare, fra i molti, il vero punto di vista da cui si deve studiare. Noi le intendiamo perciò: Principi fondamentali di una teoria generale delle macchine…
…. Qui non si tratta solo di dare una forma nuova a principi già conosciuti e discussi, ne di surrogare nuove suddivisioni e nuove nomenclature alle antiche. Forse con tali modificazioni si potrà trattare la materia con maggiore facilità o eleganza; ma per l’uso pratico si può ancora per molto tempo servirsi dei metodi conosciuti.
…perché, per aprire con una frase di Goethe, non si possiede nulla se non ciò che si comprende ...
Un compito arduo è sicuramente stabilire in che periodo e corso affiorano le lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine. Intuitivamente ci viene da pensare in qualche corso di Meccanica, quindi grossolanamente nel periodo in cui vengono introdotti corsi riguardanti la Meccanica delle Macchine; per qualcosa di più esaustivo bisogna immergersi in archivi storici, sfogliare affascinanti libri che risalgono alla seconda metà del ‘700, come il testo di Frisi Paolo, “istituzioni di meccanica, d’idrostatica d’idrometria e dell’architettura statica, e idraulica ad uso della regia scuola eretta in Milano per gli architetti, e per gli ingegneri”, favolosi testi scritti a mano.
Per dare nel migliore dei modi, soluzione al nostro problema, vale a dire, cercare di capire, quali fossero gli argomenti studiati che, almeno in parte, hanno riguardato la Meccanica Applicata alle Macchine, prima del suo inserimento ufficiale, abbiamo ritenuto opportuno affrontare il problema con un approccio storico. Non avendo documenti specifici, che potessero portare, in modo diretto alla soluzione del problema, abbiamo raggirato l’ostacolo cercando, di seguire, secondo una progressione temporale e logica, gli eventi che hanno segnato la storia della Meccanica Applicata alle Macchine”.
Nella prima parte della pubblicazione abbiamo avuto interesse nello studio storico dei documenti, rivolgendo maggiore attenzione alla nascita e all'evoluzione dei temi di Meccanica Applicata alle Macchine nella seconda parte.
CAPITOLO PRIMO
La Meccanica Applicata alle Macchine a Napoli: i testi
Non pensiamo possibile ricostruire lo sviluppo dell’insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine a Napoli sulla base dei soli testi che i diversi docenti di cui abbiamo notizia hanno scritto o utilizzato per lo svolgimento delle loro lezioni, mancando tra l’altro indicazioni certe per tutto il periodo al quale abbiamo rivolto il nostro interesse. Nello stesso tempo riteniamo importante la conoscenza delle basi sulle quali si sono venuti formando non solo gli studenti, ma anche i docenti che hanno insegnato in quella che è attualmente la Facoltà di Ingegneria. Riteniamo importante inoltre, per eventuali studi futuri, mettere a conoscenza della dotazione libraria disponibile nella Facoltà e nei Dipartimenti ad essa collegati.
Per questi motivi abbiamo raccolto in questo capitolo i vari testi dei quali siamo venuti a conoscenza, riportando per esteso gli indici degli argomenti, evidentemente utili per conoscere i problemi ritenuti interessanti per lo studio e nello stesso tempo comprendere la loro evoluzione.
1) Anno 1777 -- Appreffo Giuseppe Galeazzi, Regio Stampatore (col permesso dei Superiori);
FINBC, A XIII B 44;
A. D. P. Frisi -- Instituzioni di meccanica, d’idrostatica, d’idrometria, e dell’architettura statica, e idraulica ad uso della Regia Scuola Eretta in Milano per gli Architetti, e per gli ingegneri -- (p. 487);
A. D. P. Frisi, Regio censore e professore di matematica, socio delle Accademie di scienze di Londra, Berlino, Pietroburgo, Bologna, Copenhague, Stockolm, Upsal, Harem, Siena, Lione, Berna, Corrispondente della Reale Accademia delle Scienze di Parigi;
Paolo Frisi: il 1700 si apre con la gigantesca figura di Paolo Frisi, sacerdote, scienziato, matematico, fisico, scrittore. Paolo Frisi è una delle glorie più alte di Melegnano; il suo pensiero e la sua opera hanno impresso un segno incancellabile nella scienza e nella cultura dei 1700. Nella presentazione bibliografica dell’autore, scritta da Anna Maria Salini; “Frisi Paolo (1728-1784). Barnabita, matematico e scienziato. Nato a Melegnano da Giovanni Mattia e Francesca Magnetti nel 1728, frequentò le scuole Arcimbolde, presso S. Alessandro e, molto presto, la Biblioteca Ambrosiana che conserva in sette codici moltissime sue lettere. Pur avendo studiato lettere, filosofia e teologia, per sua viva inclinazione si dedicò alla matematica, alla cosmografla fisica, all’idraulica in cui presto si distinse sia nel campo dell’insegnamento universitario a Pisa (1756-64), alle Scuole Palatine di Milano e a Bologna dal 1764, sia nelle dissertazioni scritte, che nelle applicazioni pratiche e scientifiche. Insegnò, però, anche filosofia a Lodi, a Casale Monferrato, a Pisa e alle Arcimbolde di Milano. Fu il primo a insegnare l’esistenza e l’uso del parafulmine e a introdurre l’uso del livello a cannocchiale e a negare l’esistenza della magia e delle streghe “non senza alcun pericolo - scrive il Verri - e inquietudine” per via dell’Inquisizione. Ricevette riconoscimenti e premi per sue importanti dissertazioni, da quella “Sul moto annuo della terra” (1751) a quella “Sull ‘elettricità” del 1758, dal “De gravitate universali corporum” del 1768, alle “Istituzioni di meccanica, d’idrostatica, d‘idrometria e di architettura statica e idraulica..”, del 1777, dalle Accademie di Berlino, di Pietroburgo, di Londra. Fu insignito di medaglia d’oro dal re di Prussia, da Giuseppe II°, dal re di Danimarca e fatto socio anche di altre Accademie: di Stoccolma, di Upsala, di Bologna, di Siena, di Lione. Compì parecchi viaggi in Lombardia, Piemonte, Toscana per incarichi da parte di principi e governi. Anche Clemente XIII° nel 1760 si servì di lui per opere di idraulica e di sistemazione del corso del Reno e di altri fiumi. A Milano fu interpellato per la costruzione di un canale con Pavia e per progetti di navigazioni dell’Oglio e dell’Adda e di altri canali navigabili del milanese. Fece anche un piano per la Specola di Brera e per il Collegio degli Ingegneri e si occupò anche del progetto di cui nel 1764 tutta Milano parlava, della costruzione della guglia maggiore del Duomo, esprimendo, però. come matematico esperto anche di architettura, parere negativo nelle “Considerazioni di architettura, di fisica e di meccanica sopra la cupola del Duomo di Milano”. Interessante e curioso in proposito il suo giudizio, riferito dal biografo Pietro Verri: “Mentre non è terminato il pavimento del Duomo, ma in parte è simile a quello di una stalla; mentre la facciata è fatta per metà, e per rimanente mostra un rozzo acervo di sassi e mattoni, pensare a profondere una cospicua somma di denaro all’ornamento dell’ultima sommità, era un errore di metodo per lo meno…”. Egli disse poi che “…non senza pericolo potevasi aggiungere un tal peso, che sarebbe stata facilmente fulminata quell’altissima torre; che avrebbe resa deforme la figura della Chiesa. Ora ciascun vede che egli aveva ragione, e che si sarebbe meglio fatto seguendo il suo parere. Ma allora per aver cercato coi suoi discorsi di impedire una deformità veramente ridicola fu esposto alla personale animosità di alcun ingegnere, e di molti Patrizi”. La sua opposizione poteva sembrare eccessiva, ma alla lunga riguardo alla statica non era proprio del tutto errata: lo hanno ampiamente dimostrato, dopo vari interventi precedenti, le imponenti e complesse opere di restauro sui quattro piloni del tiburio portate a termine nel 1986. Sempre a Milano, Frisi collaborò al “Caffè”, con altri grandi riformatori lombardi come i fratelli Verri, C. Beccaria, G. R. Carli, e fu proprio lui, anche con i suoi viaggi a Parigi, Londra, Amsterdam, dove conobbe molti dotti - tra cui Diderot e d’Alembert - coi quali poi si mantenne in corrispondenza, a far da tramite tra gli illuministi dell’Italia settentrionale e i principali scienziati europei (Spallanzani, Lagrange, Condorcet...). Nel 1768 fu a Vienna dove conobbe il Kaunitz che approffittò della fama da lui goduta per fargli scrivere anche di diritto canonico e sopra le controversie giurisdizionali tra Chiesa e Impero (Ragionamento sopra la potestà temporale dei principi e l’autorità spirituale della Chiesa). Di ritorno a Milano, quando il Collegio Imperiale, dov’egli abitava, fu destinato ad altro uso, Frisi lasciò la congregazione, ma non l’abito: Pio VI°, infatti, nel 1776 gli concesse la secolarizzazione: Diverso in proposito il giudizio di due suoi biografi barnabiti il Boffito si rifà alla giustificazione addotta dal Verri, mentre il Premoli vi vede un’insofferenza, dopo i trionfi in campo scientifico, per “ogni dipendenza dai superiori”, per “ogni prescrizione della vita religiosa” perchè “egli da tempo viveva più nel mondo che nel chiostro”. Ma sarà compianto e onorato dai barnabiti, dopo la sua pia morte testimoniata da P. Racagni, avvenuta in Milano il 22 novembre 1784, con un monumento sepolcrale in Sant’Alessandro e una magnifica epigrafe esaltante i suoi meriti e il suo valore. Meritevole di menzione pure l’elogio del suo amico Verri. “Egli coll’esempio, colle lezioni, cogli scritti fu il primo che scosse dal sonno la nazione... sostituì alle nozioni scolastiche le verità dimostrate; alle frivole questioni, la cognizione del cielo e dei fenomeni terrestri; all’araba dialettica, l’infallibile calcolo. (Informazioni riportate da internet)
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione a Napoli.
Il testo racchiude le principali discipline di carattere meccanico principalmente studiate all’epoca nelle Scuole di Applicazione.
INDICE ARGOMENTI:
I) Della Meccanica e della Statica ossia delle leggi generali dell’equilibrio e del moto dei corpi. Libro primo;
prime nozioni del moto, delle prime leggi del moto uniforme e variabile, composizioni, gravi, discesa libera dei corpi, in curvilineo, pendolo, il moto dei proiettili, equilibrio e centro di gravità, della teoria e del maneggio delle macchine semplici e composte;
II) Dell’Architettura Statica, ossia dall’applicazione dei principi precedenti alla teoria delle fabbriche. Libro secondo;
III) Dei principi, e degli usi dell’idrostatica, ossia delle leggi dell’equilibrio dei corpi fluidi e della livellazione. Libro Terzo;
IV) Dei principi dell’idraulica. Libro Quarto;
V) Dell’idrometria dei Fiumi, e dei canali. Libro quinto;
VI) Dalla geografia fisica dei fiumi. Libro sesto;
VII) Dell’architettura dei fiumi e dei torrenti. Libro Settimo;
VIII) Dell’architettura dei canali navigabili. Libro Ottavo.
Come è evidente il testo tratta per gran parte problemi di idraulica. Solo nel primo libro sono considerati alcuni degli argomenti anche oggi presenti nei testi di Meccanica Applicata alle Macchine, quali i sistemi per il sollevamento di carichi.
2) Anno 1811-- J. Klostermann fils, Libreria dell’Ecole Imperiale Polytechnique – Parigi;
FINBEC, A XXIV C 33;
M. Hakette -- Traité elementair des machines -- (p. 452);
M. Hachette, insegnante della Scuola Imperiale Politecnico.
Dal timbro posto sul primo foglio del testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione a Napoli.
INDICE ARGOMENTI:
I) Macchine e forze applicate al movimento, Macchine elementari, Forze di animazione, Considerazioni sulle forze
II) Macchine idrauliche di prima classe
III) Macchine idrauliche di seconda classe
IV) Teoria degli ingranaggi, ruote cilindriche, ingranaggio di una ruota cremagliera.
3) Anno 1818 -- Libreria Quai Des Agustin - Bachelier;
FINBC, A XX D 48;
Me. J. - Borgnis -- Trattato completo della meccanica applicata alle arti -- (p. 287 + 26 tavole grfiche): contenant l’exposition Paris;
Borgnis, ingegnere e membro di diverse Accademie Francesi.
Il testo tratta maggiormente le tecniche di fabbricazioni delle macchine militari, armi, cannoni. I primi capitoli sono dedicati alle fabbricazioni di strutture edili, (forse sempre attinenti al settore militare).
INDICE ARGOMENTI:
V) Macchine di cui l’architettura civile fa uso
1) La forza della materia
2) Fabbricazione dei mattoni
3) Polverizzazione delle diverse sostanze usate nelle arti dipendenti dall'architettura civile
VI) Macchine dipendenti dall’architettura idraulica
1) Sondaggio
2) Pulitura
3) Estrazione dei corpi solidi sommersi
VII) Macchine militari
1) Macchine militari vecchie
2) Fabbricazione di armi bianche
3) Fabbricazione di armi a fuoco
4) Fabbricazioni di cannoni
5) Fabbricazioni per stendere cannoni
VIII) Macchine dipendenti dalle costruzioni navali
IX) Fabbricazioni funi
X) Fabbricazioni ancore
XI) Ancore rigide
4) Anno 1828 -- Libreria Quai De Agustin, Bachelier – Paris;
FINBEC, XXIV C 17;
C. A. Coulomb -- Teoria delle macchine semplici con considerazioni sull’attrito delle loro parti e sulla rigidezza delle corde -- (p. 368 + 18 tavole illustrate)
C. A. Coulomb, cavaliere di Savint- Luis, Capitano del Genio, dell’istituto di Francia, Membro della Legione d’onore.
Non è stato possibile reperire l’indice degli argomenti.
5) Anno 1842 -- Libreria, Polytechique De J. Baudry - Paris;
FINBC, A XXIII C 53;
Redtenbacher -- Principes de la construction des organes des machines -- (pag. 459);
F. Redtenbacher, professore all’Écolè Polytechique di Francia.
Dal timbro posto sul primo foglio del testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione a Napoli.
INDICE ARGOMENTI
I) Elasticità e resistenza dei materiali
II) Costruzioni delle parti di macchine
III) Calcolo delle resistenza passive
IV) Ingranaggi
V) Meccanismi del movimento
VI) Macchine azionate dalla forza dell’uomo
6) Anno 1839 -- Libreria Quai Des Agustin Bachelier - Paris;
FINBC A XXIII A 09;
F. - M. G. de Pambour -- Théorie De La Machine a Vapeur -- (p. 420);
F. – M. G. de Pambour, nel testo, viene citato come anziano dell’ècolé polytechnique di Paris.
Dal timbro posto sul primo foglio del testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione a Napoli.
Il libro si trova in lingua francese ed è destinato a provare l’inesattezza dei metodi impiegati per valutare gli effetti le proporzioni delle macchine a vapore; inoltre, è destinato a sostituire una serie di formule analitiche, atte a determinare la velocità di una macchina data, la sua vaporizzazione per effetti voluti, la sua forza in cavalli, il suo effetto utile per un consumo conosciuto d'acqua e di combustibile, il carico o il rilassamento che occorre dargli per fargli produrre il suo massimo effetto utile.
INDICE ARGOMENTI:
I) Prova dell’inesattezza dei metodi ordinari di calcolo
II) Le leggi che regolano l’azione meccanica del vapore
III) Teoria generale della macchina a vapore
IV) Macchine ad alta pressione
V) Macchine locomotive
VI) Macchine rotative a doppio effetto, di Watt
VII) Macchine di Cornuvalies a doppio effetto
VIII) Macchine di Woolf o di Edwards
IX) Macchine di Evans
X) Macchine di Watt a singolo effetto
XI) Macchine di Cornuvalies a singolo effetto
XII) Macchine atmosferiche
7) Anno 1852 -- Langlois & Leclerco / Victor Masson - Paris;
FINBC A XXIII A 35;
M. Ch. Delaunay -- Corso elementare di meccanica teorica applicata -- (p. 691);
M. Ch. Delaunay, professore di meccanica all’Écolè Polytechique e alla facolta di Analisi di Parigi.
Dal timbro posto sul primo foglio del testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione a Napoli.
Il libro è in lingua francese; tratta ampiamente secondo le conoscenze dell’epoca, i principi generali della meccanica relativa al moto ed all’equilibrio dei corpi solidi, liquidi e delle macchine cosiddette complesse, come i sistemi cinematici di collegamento con elementi elastici, ad ingranaggi, con catene, l’accoppiamento ruota rotaia, tratta inoltre le prime applicazioni di sistemi per il sollevamento dell’acqua “pompe”, vengono ampiamente trattate (nel limite della conoscenza dell’epoca) le turbine idrauliche, le macchine a vapore. Ad una completa trattazione degli argomenti vi è in aggiunta una completa illustrazione del meccanismo o delle macchina, mediante un cospicuo numero di disegni.
INDICE ARGOMENTI:
I) Nozioni generale sul movimento
II) Nozioni generali sulle forze
III) Composizioni delle forze
IV) Centro di gravità di un corpo
V) Studio di diverse macchine sotto il punto di vista dell’equilibrio delle forze che sono applicate su di loro
VI) Studio delle macchine allo stato di movimento uniforme
VII) Produzione e modificazione del movimento con le forze
VIII) Resistenze passive
IX) Studio delle macchine allo stato di movimento non uniforme
X) Applicazione dei principi precedenti allo studio di qualunque macchina
XI) Nozioni generali sul trasporto dei carichi
XII) Considerazioni generali sui motori
XIII) Principi relativi all’equilibrio dei fluidi
XIV) Principi relativi al movimento dei fluidi
XV) Macchine che servono ad alzare i liquidi
XVI) Uso dell’acqua come motore
XVII) Macchine che servono a far muovere la gas
XVIII) Uso del vento come motore
XIX) Uso del vapore come motore
XX) Uso dell’elettricità come motore
8) Anno 1854 -- Mantova editori-tipografi Fratelli Negretti – Mantova;
FINBC, A XXIII A 53);
A. Clementi -- Manuale di Meccanica Tecnico-Pratico ad uso degli artisti, professionisti, proprietari ecc. -- (p. 150 + 2 tavole sui “segni grafici adoperati nella meccanica”);
Antonio Clementi direttore dell’Imp. Regia Scuola Normale in Venezia e socio di varie Accademie Scientifico-Letterarie.
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca di Napoli della Facoltà di ingegneria.
E’ un manuale di meccanica, realizzato per coloro che non hanno una solida base di matematica; è costituito in due parti, la prima tratta le leggi del moto e dell’equilibrio dei corpi, la seconda delle macchine. Alla fine del libro si trova un appendice riportante tutte le gravità specifiche dei fluidi conosciuti all’epoca e due ampie tavole con l’illustrazione di tutti i simboli della meccanica adoperati in quel periodo.
PREFAZIONE
Lo studio della Meccanica è divenuto al giorno d’oggi di non poca importanza all’uomo raccolto nella civile società, tanto perché lo mette in grado di acquistarsi delle fondate cognizioni sopra molte leggi della natura, quanto perché gli reca immensi vantaggi in molti mestieri, e nell’uso delle macchine e degli strumenti più comuni: e non solo impedisce gli errori e la lentezza in molti lavori, ma fa strada bene spesso ad utili scoperte e miglioramenti tendenti ad impiegare nel mondo il più utile le diverse forze di cui sono dotato o tanti corpi nella natura, onde così soddisfare ai molti bisogni e comodi della società con risparmio di spesa, di facoltà e di tempo. Questo manuale ristretto è pertanto destinato a diffondere delle utili cognizioni della sfera della Meccanica fra coloro, i quali per mancanza di una fondata istruzione matematica non possano fare uso di opere rigorosamente scientifiche sopra questo oggetto. Credesi quindi di non avere sbagliato, se si ha procurato di trattare le verità più importanti di questa scienza in modo intelligibile alla classe maggiore dei lettori, senza però del tutto dispensarsi da dimostrazioni, dove queste furono riconosciute siccome indispensabili.
Nella compilazione di questo lavoro si ebbe riguardo per i limiti prefissi; in quanto all’ordine ed alla esposizione, si è cercato di servire possibilmente alla semplicità e chiarezza, come a condizioni essenziali alle quali soddisfar deve ogni libro elementare.
Due sono le parti in cui è deciso: la prima tratta delle leggi del moto e dell’equilibrio dei corpi; la seconda delle macchine. L’appendice poi comprende una breve descrizione della macchina a vapore nei suoi principi, alcuni sulla elettricità e sul modo di erigere i parafulmini; e per più conosciuti.
I paragrafi che contengono le principali definizioni e le regole più importanti della meccanica, sono segnati con caratteri più grandi e possono da per sé formare un tutto indipendente dal rimanente, che contiene regole accessorie, dimostrazioni, avvertenze ecc. e che sono indicate con caratteri minori.
INDICE ARGOMENTI:
Parte prima:
Leggi del moto e l’equilibrio dei corpi
I) Leggi generali del moto e dell’equilibrio dei corpi
1) Della Materia
2) Del moto stesso senza riguardo alle forze che lo producono
3) Delle forze atte a produrre un moto
II) Leggi dell’equilibrio e del moto dei fluidi liquidi
1) Dell’equilibrio dei fluidi liquidi
2) Del moto dei fluidi liquidi
III) Leggi dell’equilibrio e del moto dei fluidi espansibili
IV) Leggi degli ostacoli al moto
Parte seconda
Leggi del moto e dell’equilibrio delle macchine
I) Delle macchine semplici
II) Delle macchine composte
Appendice
A. Descrizione dispendiosa della macchine a vapore nei suoi principi
B. Breve storia delle macchine a vapore
C. Alcuni cenni sull’elettricità e sul modo di redigere parafulmini
D. Tabella delle gravità specifiche dei solidi e dei liquidi più conosciuti
9) Anno 1860 -- Tipografia Reale Militare - Napoli;
FINBC, A XXIII B 24;
Vincenzo A. Rossi -- Principi fondamentali meccanici, tecnici e pratici della teoria delle macchine con manuale pratico -- (p. 936 + 17 tavole);
Vincenzo A. Rossi, ingegnere civile e socio di diverse accademie.
INDICE ARGOMENTI:
I) Dalle forze e dal loro effetto in generale, dalla loro misura in natura, e donde trattarle, e dalle condizioni e vantaggi di una nota macchina
II) Manuale
1) Definizioni e principi sulla meccanica in generale, sulla macchina in generale, sull’attrito, sulla rigidezza dei canapi a catena, sulla resistenza dei mezzi.
2) Quesiti pratici e regole o risposte per risolversi
3) Tavole numeriche
III) Dalla trasformazione dei movimenti e dalla trasmissione delle forze
1) Necessità di trasformare i movimenti nelle macchine per ottenere la voluta forza. Come progettarli e studiarli.
(A seguire tutti i tipi di trasformazione dei moti, da rettilineo a circolare, ecc.)
IV) Manuale: per la trasformazione dei movimenti e per la trasmissione delle forze.
10) Anno 1861 -- Libreria Quai De Agustins - Parigi;
FINBC, A XXIII A 65;
J. N. Haton de la Coupilliere -- Trattato dei meccanismi -- (p. 484);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione di Napoli.
INDICE ARGOMENTI:
I) Teorie geometriche (generalità, studio delle trasmissioni uniformi)
II) Rulli della trasmissione variabile (ellisse, iperbole, parabole)
III) Diapositive (cilindriche, di rivoluzione, elicoidali, a doppio effetto)
IV) Scalmanature eccentriche (generalità, scanalature rettilinee, trasmissioni uniformi, trasmissioni sinusoidali)
V) Eccentrico a quadro
VI) Ingranaggi piani
VII) Superfici degli ingranaggi
VIII) Treni di ingranaggi
IX) Ingranaggi epicicloidali
X) Ingranaggi triangolari
XI) Rapporti di trasmissione, combinazione dei movimenti
XII) Parallelogramma e giunti
XIII) Funi
XIV) Regolazione delle destinazioni
XV) Regolazione dei meccanismi
XVI) Indicazioni dinamiche
XVII) Manometri
XVIII) Proprietà generali dell’attrito
XIX) Utilità dell’attrito
XX) Resistenza al movimento
11) Anno 1861 -- Libreria scientifica, industriale ed agricola di E. Lacroin -
FINBC, A XIX B 55;
Ch. Laboulaye -- Trattato di cinematica o teoria dei meccanismi -- (p. 830);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione di Napoli.
Ch. Laboulaye, nel testo viene citato come anziano dell’écolé politecnique.
INDICE ARGOMENTI:
I) Principi fondamentali, (sul moto dei corpi)
II) Le macchine semplici
III) Parti delle macchine
IV) Parti meccaniche
V) Organi di trasformazione del movimento
VI) Movimento circolare continuo in circolare continuo (in riferimento circolare continuo)
VII) Rapporto di velocità costante – assi paralleli
VIII) Rapporto di velocità variabile – assi paralleli
IX) Assi che si incontrano
X) Assi nello spazio
XI) Assi non paralleli
XII) Movimento circolare continuo in rettilineo continuo (sistema di riferimento con moto rettilineo continuo)
XIII) Movimento rettilineo continuo in rettilineo continuo
XIV) Movimenti continui e movimenti alternati:
XV) Movimento circolare continuo in circolare alternato
XVI) Movimenti circolari continui in rettilinei alternati
XVII) Movimento rettilineo continuo in circolare alternato
XVIII) Movimento rettilineo continuo in rettilineo alternato
XIX) Movimento circolare alternato in circolare alternato
XX) Movimento circolare alternato in rettilineo alternato
XXI) Movimento rettilineo in rettilineo alternato
XXII) Combinazione dei movimenti
XXIII) Movimento qualunque in movimento curvo
XXIV) Combinazione delle velocità
XXV) Organi di modificazione del movimento: organi di variazione delle velocità, organi di regolazione del movimento, organi d’arrêt
XXVI) Operatori : trasporto verticale dei corpi pesanti, trasporto orizzontale dei corpi pesanti
XXVII) Organi di disposizione:
XXVIII) Macchine utili
12) Anno 1861 -- Editore libreria Bassermann - Mannheim;
FINBC, A XXIII C 53;
F. Redtenbacher -- Attlante dei risultati scentifici e pratici destinati alla costruzione delle macchine -- (solo tavole grafiche);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione di Napoli.
F. Redtenbacher : Direttore della Scuola Politecnica di Carlruhe.
Il testo si compone di sole rappresentazione grafiche.
NON VI È INDICE
13) Anno 1862 -- Mallet-Bachellier, libreria Imperiale - Parigi
A XIX C 11;
H. Resal -- Trattato di cinematica pura -- (p. 412);
Dal timbro posto sul primo foglio del testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione di Napoli.
H. Resal, ingegnere de Mines, dottore e scienziato.
INDICE ARGOMENTI:
I) La velocità:
velocità nozioni preliminari, velocità, proiezione su di una direzione o piano, composizione di velocità simultanee, applicazioni della composizione geometrica delle velocità;
II) L’accelerazione e sue proprietà:
accelerazione, proiezione su di un asse, proiezione su di un piano, composizione delle accelerazioni, applicazione della composizione delle accelerazioni, teorema generale relativo al movimento di un punto;
III) Movimento geometrico di sistemi invariabili:
movimento di traslazione e di rotazione, movimento di un sistema invariabile parallelo ad un piano fisso, movimento generale di un sistema invariabile, composizione di traslazione e rotazione;
IV) Accelerazione nel movimento di un sistema invariabile:
accelerazione nel movimento piano su di un piano, accelerazione nel movimento di un sistema invariabile attorno ad un punto fisso, accelerazione nel movimento generale di un sistema invariabile;
V) Movimento relativo:
movimento relativo di un punto rispetto ad un sistema invariabile, superaccelerazione (scatto) del movimento di un punto, superaccelerazione (scatto) nel movimento di una figura piana, superaccelerazione (scatto) nel movimento di un sistema invariabile attorno ad un punto fisso, la superaccelerazione (scatto) nel movimento generale di un sistema invariabile.
14) Anno 1866 -- Libreria editore J. Baudry, Paris et Liège (Paris, via Saintes Pères 15 / Liège, place Saint Paul 6) - Paris et Liège;
FINBC, A XXIII B 10;
V. Dwelshauvers -- Manuale di meccanica applicata -- (p. 210 + 8 tavole);
Dal timbro posto sul primo foglio del testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione di Napoli.
Dottore, scienziato fisico e matematico; ripetitore alla scuola di Mines Liège
INDICE ARGOMENTI:
I) Studio Algoritmo- velocità : velocità costante, movimento uniforme; velocità variabile, movimento variabile; movimento uniforme variabile
II) Studio geometrico - direzione del movimento : movimento rettilineo, movimento circolare, movimento qualunque
III) Composizione e decomposizione delle velocità
IV) Movimenti relativi e comparativi
V) Movimenti di figure rigide
VI) Studio geometriche - composizioni e decomposizioni: assi concorrenti, assi paralleli, componenti della rotazione, assi non paralleli e non concorrenti, l’accelerazione, movimento resistente
VII) Teoria dei meccanismi
VIII) Trasmissione del movimento per contatto immediato
IX) Trasmissione del movimento per intermediario flessibile
X) Trasmissione del movimento per intermediario rigido
XI) Treni o equipaggi dei meccanismi elementari e dei meccanismi complessi
XII) Ricerche di leggi del movimento
15) Anno 1868 -- Editore libreria Bassermann, Heidelberg - Paris;
FINBC, A XXIII D 45;
F. Redtenbacher – Risultati scentifici e pratici destinati alla costruzione delle macchine -- (p. 472);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
INDICE ARGOMENTI:
Geometria
I) Disposizione delle diverse curve
II) Calcolo di superficie e di volume
III) Pulegge
IV) Ruote sbozzate al laminato
V) Ingranaggi
VI) Guide di pistone
Resistenza dei materiali
VII) Resistenza assoluta
VIII) Resistenza relativa
IX) Resistenza reattiva
X) Torsione
XI) Resistenza del fango
XII) Tensione delle lame
XIII) Flessione delle barre e delle lame
XIV) Solidi di uguale resistenza
XV) Raffronto delle diverse sezioni
XVI) Resistenze dei solidi contro forze vive
XVII) Coefficiente di resistenza e di elasticità
Costruzione degli organi di macchine
XVIII) Fune
XIX) Catene
XX) Viti di assemblaggio
XXI) Rivetti
XXII) Accoppiamenti di alberi
XXIII) Cuscinetti
XXIV) Pulegge
XXV) Rulli e pulegge di tensione
XXVI) Vite senza fine
XXVII) Sedie di cuscinetto
XXVIII) Leve gomiti
XXIX) Manovella
XXX) Assali a gomito
XXXI) Traverse
XXXII) Biella
XXXIII) Bilanciere
XXXIV) Besants pour differente applicazione
XXXV) Tuyaux
XXXVI) Coperchi, zoppicate ad imballaggio
XXXVII) Valvole, rubinetti, pistoni
XXXVIII) Risultati di calcolo applicati alla costruzione di Bàtimeuts
Attrito tra serie di corpi solidi rigidezza delle funi
XXXIX) Coefficiente di attrito
XL) Formule per il calcolo per la resistenza dell’attrito
Ruote idrauliche
XLI) Norme per la disposizione e la costruzione di una ruota idraulica
XLII) Tracciamento delle ruote
XLIII) Norme per la costruzione di ruote idrauliche
XLIV) Norme per il calcolo dell’effetto utile di vecchie ruote idrauliche
Turbine
XLV) Turbine
XLVI) Turbine
XLVII) Ruote radiali
XLVIII) Ruote tangenziali
Il calore e suo utilizzo
XLIX) Lavoro della pressione
L) Il vapore di acqua
Macchine a vapore
LI) Risultati teorici
LII) Risultati pratici
LIII) Volani di macchine a vapore
LIV) Risultati per la determinazione pratica delle dimensioni di macchine a vapore
LV) Macchine a vento
Trasporto per strade e terre
LVI) Locomotive
LVII) Ruote a vapore
16) Anno 1870 -- Imprimeur-Libreria, Gauthier-Villars della Scuola Imperiale Politecnico, (Quais De Agustin, 55) - Paris;
FINBEC, A XXIII B 52;
J. - V. Poncelet -- Introduzione alla meccanica industriale fisica o sperimentale -- (p. 520 + 2 tavole);
Dal timbro posto sul primo foglio del testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione di Napoli.
INDICE ARGOMENTI:
I) Nozioni generali sulla costituzione e proprietà fisiche dei corpi;
II) Nozioni preliminari sul movimento, forze e loro effetto;
III) Informazioni sul movimento per forze motrici costanti;
IV) Informazioni dirette del movimento per forze generali;
V) Le resistenze
VI) Strofinio dei solidi
VII) Resistenze dei fluidi
17) Anno 1872 – Libreria Dictionnaire di arte e manufatti, 40 Rue Madame, 40 – Parigi;
FINBC, A XXIII B 49;
A. Taffe -- Applications de la Mécanique aux machines -- (p. 539);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
A. Taffe, professore alla scuola di arte e materia, anziano officiare d’artigliere, anziano Chef .
INDICE ARGOMENTI:
I) Nozioni fondamentali sul moto, sulle forze e sul lavoro;
II) Nozioni riguardanti il lavoro dinamiche;
III) Applicazioni della meccanica;
IV) Nozioni di idraulica pratica;
V) Applicazioni della meccanica a ruote idrauliche;
VI) Macchine a vapore;
VII) Macchine operatrici
VIII) Misura sperimentale del lavoro trasmesso da un asse in rotazione;
18) Anno 1874 -- Libreria Imperiale Gahutier-Villars - Parigi;
FINBC, A XXIII B 52;
J. – V. Poncelet -- Corso di meccanica applicata alle macchine -- (p. 520);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Scuola di Applicazione di Napoli.
INDICE ARGOMENTI:
I) Considerazioni generali sulle macchine e movimento
II) Principio del mezzo che regola l’azione delle forze sulle macchine e la trasmissione delle velocità con rapporto determinato;
III) Calcolo delle resistenze passive dei pezzi in movimento uniforme, sotto delle azioni sensibilmente invariabili.
IV) Influenza delle variazioni delle velocità sulle resistenze;
19) Anno 1874 -- Libraio Editore Napoli in via Roma, ed a Milano - Napoli, Milano;
FINBC, A XXIII B 20;
F. Reuleaux -- Teoria generale delle Macchine -- (p. 539)
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
F. Reuleaux, autore del testo, direttore della scuola di Berlino;
Giuseppe Colombo, professore dell’Istituto Superiore di Milano.
Questo trattato di F. Reuleaux il fondatore della cinematica moderna rappresenta una pietra miliare della cinematica applicata. Già all’epoca della sua pubblicazione ne in lingua tedesca se ne ravvisò l’importanza, tanto che ne furono subito effettuate traduzioni i lingua italiana, in russo e, poco dopo, in lingua francese. Ancora oggi la cinematica utilizza concetti sviluppati in quest’opera, oltre che la terminologia. Data l’importanza assunta da questo autore nella Meccanica Applicata alle Macchine ci è sembrato opportuno riportare integralmente la lunga prefazione di questa opera, in quanto l’autore fa una disamina degli studi di cinematica fino ad allora esistenti indicandone gli aspetti critici.
INDICE ARGOMENTI:
I) Idee generali
1) Leggi generali del moto e dell’equilibrio dei corpi
2) Limiti del problema della meccanica
3) La scienze delle macchine
4) Soluzione generale del problema delle macchine
II) Teorema di feronomia
1) Considerazioni preliminari
2) Movimento relativo in un piano
3) Centro momentaneo di rotazione o polo, poligono polare
4) Traiettorie polari, rotolamento cilindriche
5) Tracciamento delle traiettorie polari
6) Rotazione intorno ad un punto
7) Rotolamento conico
8) Espressione generale del movimento relativo dei corpi solidi
9) Roteazione e rotolamento di superfici rigate
III) Coppie di elementi
1) Diversi generi di coppie di elementi
2) Determinazione delle coppie combacianti
3) Dei movimenti delle coppie combacianti
4) Appoggio necessario e sufficiente degli elementi
5) Appoggio contro il trasporto
6) Appoggio contro la rotazione
7) Appoggio contemporaneo contro la rotazione ed il trasporto
8) Coppie superiori di elementi
9) Il biangolo archilineo nel triangolo
10) Traiettorie dei punti del biangolo archilineo rispetto al triangolo equilatero
11) Traiettorie dei punti del triangolo rispetto al biangolo archilineo
12) Figure di larghezza costante
13) Il triangolo archilineo equilatero nel rombo
14) Traiettorie dei punti del triangolo archilineo rispetto al quadrato
15) Traiettorie dei punti del quadrato rispetto al triangolo archilineo
16) Altri dischi archilinei di larghezza cotante
17) Determinazione generale dei profili degli elementi, data la legge del movimento
18) Primo processo. Ricerca del profilo corrispondente ad un altro profilo scelto arbitrariamente
19) Secondo processo. Traiettorie polari ausiliarie
20) Terzo processo. Traiettorie polari secondarie considerate generatrici dei profili
21) Quarto processo. Le traiettorie dei punti degli elementi impiegati come profili
22) Quinto processo. Parallele ed equidistanti alle rullette impiegate come profili
23) Sesto processo. Tracciamento approssimato per mezzo di archi di circolo. Metodo di Willis
24) Settimo processo. Le traiettorie polari stesse impiegate come profili
25) Generalizzazione dei processi fin ora considerati.
IV) Coppie di elementi non indipendenti
1) Chiusure delle coppie mediante forze sensibili
2) Movimento assioidale a chiusura di forze
3) Elementi cinematici dattili
4) Le molle
5) Chiusure delle coppie di elementi mediante la catena cinematica
6) Chiusura cinematica completa degli elementi duttili
V) Catene cinematiche non indipendenti
1) Punti morti nei meccanismi. Modo di separarli mediante forze sensibili
2) Passaggio del punto morto mediante chiusura per coppie
3) Chiusura delle catene cinematiche per mezzo di coppie per elementi
VI) Uno sguardo alla storia dello sviluppo delle macchine
1) Origine e progresso delle macchine
2) Principio cinematico del perfezionamento delle macchine
3) Sviluppo della macchina moderna
4) Motivi impellenti allo sviluppo delle macchine
VII) Linguaggio simbolico cinematico
1) Necessità di un linguaggio simbolico cinematica
2) Tentativi di linguaggio fatti fino ad ora
3) Generi diversi di simboli da adottare
4) Simboli di specie
5) Simboli di forma
6) Simboli di relazione
7) Notazione di catene cinematiche e di meccanismi semplici
8) Scrittura abbreviata
9) Scrittura delle catene composite
10) Notazione delle catene con organi di pressione
11) Notazione concentrata di singoli meccanismi
VIII) Analisi cinemantica
1) Scopo della analisi cinematica
2) Le coppie dette macchine semplici
3) Il quadrilatero a manovella cilindrico
4) Le manovelle parallele
5) Le manovelle antiparallele
6) La catena della manovella di spinta cilindrica
7) La catena di manovella di spinta isoscele
8) Ampliamento dei perni nella catena della manovella di spinta
9) La catena del glifo a croce rettangolo
10) La catena della manovella di spinta deviata
11) Compendio riassuntivo dei meccanismi a manovella cilindrici
12) Il quadrilatero a manovella conico
13) Diminuzione del numero dei membri di una catena cinematica
14) Aumento dei numeri di una catena cinematica
IX) Analisi dei capsulismi a manovella
1) Concatenizzazione dei meccanismi a manovella con organi di pressione
2) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella di spinta rotativa
3) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella di spinta rotativa isoscele
4) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella a glifo oscillante
5) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella a glifo rotativo
6) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella di spinta oscillante
7) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella a glifo in croce rotativa
8) Capsulismo a manovella derivanti dal glifo a croce rotativa
9) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella rotativa a spinta archilinea
10) Capsulismo a manovella derivanti dalla manovella doppia rotativa
11) Capsulismo derivanti dai meccanismi conici
12) Capsulismo derivanti dalla manovella a giunto in croce rotativa
13) Capsulismo derivanti dal giunto oscillante
14) Capsulismo derivanti dal giunto a croce rotativo
15) Capsulismo derivanti dal giunto oscillante
16) Colpo d’occhio nei risultati precedentemente ottenuti
X) Analisi degli elementi costruttivi delle macchine
XI) Analisi degli elementi costruttivi delle macchine
1) Composizione delle macchine per mezzi di elementi costruttivi
2) Viti e collegamenti a viti
3) Biette e collegamenti a biette
4) Chiodi e chiodatura, collegamenti a caldo
5) Perni, assi, alberi
6) Giunti
7) Supporti, sedie, castelli
8) Corde, cinghie e catene
9) Ruote di frizioni, trasmissioni a cinghia e a corda
10) Ruote dentate, ruote a catene
11) Volanti
12) Leve, manovelle, bielle
13) Traverse, o teste crociate, e guide
14) Ruote di arresto e nottolini
15) Il movimento retrogrado negli arresti scorrenti
16) Arpioni
17) Freni
18) Innesti
19) Riepilogo dei metodi di messa in moto e di fermata
20) Tubi, cilindri a vapore e da pompa, stantuffi e scatole a stoppa
21) Valvole
22) Le molle considerate come elementi di macchina
23) Conseguenze dell’analisi precedente
XII) Analisi della macchina completa
1) Idee dominanti attuali
2) L’operatore
3) Significato cinematica dell’operatore
4) Il ricevitore
5) Significato cinematica della macchina completa
6) Macchine motrici e macchine operatrici
7) L’arti speciali della macchina completa. Analisi descrittiva
8) Esempi di analisi descrittive di macchine complete
9) Significato della macchina per le società
PREFAZIONE:
Le considerazione che seguono hanno lo scopo di discutere i diversi aspetti sotto i quali si presentano in generale le macchine onde determinare, fra i molti, il vero punto di vista da cui si deve studiare. Noi le intendiamo perciò: Principi fondamentali di una teoria generale delle macchine. La scienza della composizione delle macchine, o cinematica, si suddivide in due parti, la teoria e l’applicata. Ora è la parte teorica che forma l’oggetto della presente pubblicazione; essa si occupa unicamente di stabilire i principi che servono di base alle applicazioni della scienza; e differisce essenzialmente, in grand parte, delle teorie fino ad ora comunemente accettate. Trattandosi di ricerche puramente teoriche, non dovrei sembrare contare che sull’interesse delle persone di scienza. Tuttavia teoria e pratica non sono antitesi, come pur spesso tacitamente si suppone; la teoria, benché ciò possa qualche volta accadere, anzi qualora la vera pratica si aggiri in un campo dischiuso dalla scienza, essa non è necessariamente contraria alla pratica, né la pratica alla teoria, benché ciò possa qualche volta accadere, anzi qualora la vera pratica si aggiri in un campo dischiuso dalla scienza, essa non può che accordarsi con la teoria, se questa ultima è esatta. L’assioma, così popolare, dell’antagonismo fra l’empirismo e la teoria; esso rimarrà sempre; e quanto maggiore sarà il progresso della teoria, tanto più terreno perderanno i procedimenti empirici nella loro lotta con metodi teorici. A questi metodi il pratico istruttore e amante del progresso non può mai restare indifferente; tuttavia può avvenire che egli simantenga per qualche tempo sulla riserva. Ma le questioni teoriche di cui si tratta sono di tal natura che si impongono potentemente da sé; io nutro quindi la speranza che, oltre agli specialisti teorici, anche pratici vorranno interessarsi a questo nuovo indirizzo; e sento il dovere verso gli uni e verso gli altri di espor loro le ragioni per le quali ho abbandonato i modi di vedere fin ora in uso e ho creduto di doverti sostituire con altri. Tentando di fondere sopra nuove basi la scienza delle composizione delle macchine, io lo faccio nella convinzione che ciò ne valga la pena, se conduce a un vantaggio reale nello studio delle macchine. Ora io credo di poterlo con sicurezza promettere. Chi ha meglio compreso una macchina, chi è penetrato più profondamente nella sua intima essenza, è messo maggiormente in grado di trarne profitto.
Qui non si tratta solo di dare una forma nuova a principi già conosciuti e discussi, ne di surrogare nuove suddivisioni e nuove nomenclature alle antiche. Forse con tali modificazioni si potrà trattare la materia con maggiore facilità o eleganza; ma per l’uso pratico si può ancora per molto tempo servirsi dei metodi conosciuti. No: la nuova teoria, se vuol pretendere di destare un generale interesse, deve fornire la possibilità di produrre qualche cosa di nuovo: essa deve rendere solubili i problemi che finora con i metodi sistematici sono rimasti assoluti. Ora si può dire che questo appunto avverrà quando riesca di dare una forma veramente scientifica alta cinematica delle macchine, perfino nelle sue più semplici proposizioni. Veramente in un certo senso si è anche trattato fin ora questa materia in modo scientifico, limitatamente cioè a quelle sue parti che si presentavano all’analisi matematica. Solamente ciò avvenne come si disse, per alcune parti, ma non per complesso e molto meno per quanto riguarda l’intima esistenza del soggetto: la teoricità della trattazione è semplice questione di matematica o di meccanica, ma non di cinematica. Quest’ultima è rimasta, nella sua sostanza e nei suoi principi fondamentali, ancora inesplicata e solo per caso può essere schiarita in qualche punto speciale. Essa può paragonarsi ad un albero il quale, cresciuto entro una torre, ha spinto fin dove poteva i suoi rami; dove questi hanno potuto imbeversi d’aria e di luce, sono frondosi e fiorenti; ma il tronco non porta che ramoscelli e germi avvizziti. L’analisi matematica cerca, con tutto l’apparato dei mezzi scientifici, le proprietà di un dato meccanismo; e in questo senso essa ha accumulato un ricco materiale, che in seguito non solo rimarrà utile, ma aumenterà perfino di valore. Tuttavia ciò che non si è ancora studiato e l’altro lato, incontrastabile il lato più importante del problema, vale a dire la questione: Come si è giunti al meccanismo e ai suoi elementi? Qual è la legge che regge il processo con il quale il meccanismo si combina? è innanzi tutto avvii una legge per simili processi? Oppure si deve semplicemente accettare quello che il genio inventivo ci presenta e quindi non rimane alla scienza il compito di analizzare quanto esso ha trovato, nello stesso modo che si procede nella storia naturale. Finora si è esclusivamente seguito questo sistema di tentativi: di penetrare più in là, dietro alle scene, non vi sono che tracce. Si venne in conseguenza, nello studio delle macchine, a questo singolare risultato che si è lavorato con grandi mezzi attorno ai prodotti della facoltà inventiva dell’uomo, cioè del pensiero, senza conoscere il processo col quale il pensiero stesso li ha creati. Per questa strana conseguenza, che non si ammetterebbe facilmente in altri rami della scienza esatta, avviene che, se anche non lo sa dire apertamente, pure tacitamente si riconosce che la facoltà inventiva è una specie di divinazione, è il risultato di una ispirazione superiore. Si prova un certo rispetto per una persona, quando si dice che essa ha inventato la tale o la tale altra macchina . Quando noi dobbiamo studiare o insegnare la cosa senza altro al processo della sua creazione.
Allorché, per esempio, prendiamo a considerare, secondo i metodi usati finora, il noto parallelogrammo che Watt inventò per la sua macchina a vapore, oppure quelli di Evans, di Reichenbach, ecc. non troviamo altro da fare dopo d’averli classificati, che di cercare le leggi del movimento a cui questi meccanismi obbediscono, di determinare il miglior metodo per costruirli, e al più, di stabilire i loro mutui rapporti. Come poi lasciamo in discusso, nonostante l’interesse che eso può destare. Noi cerchiamo, è vero, di spiare il genio nell’intimo del suo pensiero, ma lo facciamo piuttosto per curiosità che per studio. Eppure sembrerebbe, da quanto si disse, che noi potremmo azzardare ancora un passo che sarebbe di essenziale importanza. Tentiamolo. Watt ci ha lasciato, in qualche sua lettera, alcuni indizi sopra il processo mentale che lo condusse a ideare il parallelogrammo. L’idea, scrive, egli nel novembre 1805 a suo figlio mi nacque nel seguente modo. Avendo trovato che la doppia catena, l’arco dentato e la dentiera erano mezzi impropri a trasmettere il movimento dell’asta dello stantuffo al bilanciere, mi posi a cercare se non fosse possibile di riuscirvi mediante movimenti attorno ad assi; e, dopo qualche tempo, mi cadde in mente che, se AB e CD cono due bracci eguali oscillanti ai centri B e C e riuniti con un’asta AD, essi devierebbero, nel loro movimento lungo archi di una certa lunghezza eguale e in senso contrario dalla linea retta, e che quindi il punto E descriverebbe una linea pressoché retta; come pure, se, per comodità, il braccio CD dovesse essere metà più corto ai AB, si otterrebbe lo stesso risultato portando il punto E più verso D.
Fig. 12
Di qui ebbe origine la costruzione che più tardi si denominò parallelogramma. Benché io non sia eccessivamente vano, pure vado più superbo del mio parallelogrammo, che di qualche altra invenzione meccanica che io abbia fatto.
Per quanto questa lettera sia interessante, pure esaminandola da vicino, essa ci mistifica, come deve aver mistificato colui a cui era diretta. Noi apprendiamo, è vero, il motivo e qualche risultato delle ricerche fatte, ma non riusciamo a scoprire il metodo seguito. Dove si inoltre considerare che questa narrazione è fatta 24 anni dopo l’invenzione, e che quindi, nella confusione naturale fra la riflessione e le rimembranze, essa non poteva riprodurre con precisione il concetto originario. Assai più naturalmente si esprime Watt, in una lettera originario. Assai più naturalmente si esprime Watt in una lettera Boulton nel 1874, nella quale egli comunica la sua prima idea; Io ho fatto una nuova trovata, egli scrive: Miè nata l’idea di un metodo, per mezzo del quale si può dirigere verticalmente l’asta di uno stantuffo nel suo movimento alternativo, solamente attaccandola a un pezzo di ferro sulò bilanciere, senza catene, senza guide verticali, senza settori od altri pezzi pesanti alla testa del bilanciere, senza attriti considerevoli. Con questa disposizione, quando essa risponda interamente alla mia aspettativa, si può risparmiare 5 piedi di altezza in una macchina di 8 piedi di corsa, risparmio per me importante; ed esso può benissimo servire tanto per macchine a singolo effetto che per macchine a singolo effetto. Me ne son fatto a titolo di prova un piccolo modello, che però non muò ancora servire per la costruzione.. non di meno non dire nulla finché io non abbia il brevetto. Se si esamina ora la descrizione annessa al brevetto, vi si trovano non meno di sei sistemi di guide del movimento rettilineo, comprensivi le guide verticali, i settori ecc. in quella lettera condannati; due di questi sistemi si riferiscono alle due diverse forme chei l meccanismo può assumere. E’ rammarichevole che uno dei sei sistemi, che conducono la vero parallelogrammo di Watt non ha saputo approfittarne; essa gli sfuggi in seguito del tutto, il che si comprende quando si pensa a quel rozzo insieme di travi di legno e di pezzi di ferro grossolanamente battuti che dovevano allora costituire elegante meccanismo. Si vede che perfino un pensatore come Watt non può spiegarci il vero concetto primitivo della sua invenzione. Osserviamo però tosto che, nella folla d’idee che devono presentare alla mente dell’inventore un concetto si svolge sempre dall’alto progressivamente. Il successo ci ispira tanto più stima in quanto che l’inventore procedeva in un campo affatto vergine. Ma non troviamo alcuna traccia di una divinazione, di un’ispirazione improvvisa; dopo qualche tempo mi cadde in mente sono le parole dell’inventore; ed esse dimostrano chiaramente che l’invenzione deve essere stata proceduta da ricerche ininterrotte, da una continua applicazione del pensiero. Newton a chi gli domandava come fosse giunto alla legge dalla gravitazione universale, rispose: Io ho continuato a pensarvi senza interruzione. Anche Gèthe ha saputo esprimere efficacemente questa idea colla frase: Cosa è l’invenzione è il risultato di ciò che si cerca.Certamente gli anelli che legano fra loro i successivi concetti dell’inventore cono per noi pressoché interamente nascosti: noi dobbiamo innanzi tutto ricostruirli. L’insieme ci appare come un quadro appena schizzato o già cancellato a metà; e il pittore stesso potrebbe a mala pena darne ragione meglio di quello che noi stessi potremmo fare. Il paragone è infatti appropriato in più di un punto. In ogni nuovo campo aperto alla facoltà creatrice dello spirito, l’inventore procede come l’artista. Con piede leggiero il genio sorvola agli aerei edifici che egli, sopra nuove basi, va mano architettando nella sua mente. Agli inventori e agli artisti non è qualche volta permesso di chiedere conto della vita che hanno percorso. Considerazioni analoghe alle precedenti si possono fare sulla storia delle invenzioni secolari, dove si vede il pensiero di intere generazioni occupato in qualche nuova ricerca. L’invenzione della macchina a vapore, per esempio, è durato un secolo, senza fare altri progressi fuorché quelli consentiti dallo sviluppo contemporaneo delle scienze fisiche. con la scuola di Gallico, quando le leggi della caduta dei gravi furono il raggio di luce che squarciò le nebbie scolastiche distese su tutte le scienze, comincia, al principio del XVII secolo, il metodo d’osservazione, col progresso del quale è strettamente collegata l’invenzione, col progresso del quale è strettamente collegata l’invenzione della macchina a vapore. Non è a caso che esso nacque cola dove l’arte aveva raggiunto un così eminente sviluppo; perché in un terreno fecondo arte e scienze prosperano insieme. Sembrerebbe quasi che i pisani abbiano edificato fuori squadro la loro torre di marmo per le esperienze di Galileo sulla caduta dei gravi. In Firenze nel 1643, Torricelli, allievo di Galileo, giovane di anni ma maturo di senno, scopre il peso dell’atmosfera: all’istante si eleva una battaglia, un clamore universale per salvare l’orrore del vuoto e con esso la scienza in parrucca minacciata dalle fondamenta. Il centro di gravità della controversia e delle nuove ricerche si trasporta nel 1646 dalla Toscana in Francia, dove Pascal esamina la questione e dopo poco tempo passa nel campo dei novatori. Egli eseguisce sul Puy-de-Dòme nel 1648 la prima e memorabile esperienza della misura delle altezze col barometro: essa fu decisiva e le campane di Munster e di Osnabruk celebrarono il trionfo della giovane scienza. In seguito la linea geografica percorsa dal centro di attività della scienza nuova si svolge verso nord-ovest, verso la Germania , nel paese dei principi elettori. I Tilly non avevano potuto annientare la vita dello spirito in Magdeburgo. Qui Otto di Guerieke introduce, nel 1630, un nuovo elemento nella questione del giorno, quello cioè della forza che corrisponde alla pressione atmosferica. Egli la dimostra con la macchina pneumatica e con altri apparecchi d’eperienza in modo scientifico e popolare. Da tutte le parti si cercano i mezzi di utilizzare, con la formazione del vuto, la pressione potente che esercita l’atmosfera. per lungo tempo non vi si riesce: alla fine, nel 1696, la soluzione è trovata da Papin a Marburg: la condensazione, cioè, del vapore d’acqua in un cilindro munito di stantuffo. La macchina a vapore, era inventata, Papin, un vero scienziato che, tendando in diversissimi modi il problema, fu l’autore della macchina a vapore. Ma la sua macchina era ancora imperfettissima e poco pratica: il fecondo principio che l’aveva creata aveva bisogno di passare dal campo teorico e dai trattati in latino nella vita reale. Papin, troppo malsicuro, non fu in grado di farlo; egli non riusci a sortire dai suoi primi tentativi, ed il suo gran cilindro a vapore resta ancora incompleto, come un monumento, nel cortile del museo di Cassel. Ma il suo concetto passo al di la della Macchina in Inghilterra ove entrò immediatamente nel campo pratico. Neurcomen e Cawley, due operai, fanno nel 1705 dell’apparecchio di Papin una macchina pratica, la trasformano in una pompa a vapore e l’applicano con successo al servizio delle miniere.
Lo spirito inventivo però si riposa dopo quell’epoca, esaurito com’era dopo lo sforzo degli anni precedenti. Il riposo era infatti inevitabile, perché si mancava di materiali scientifici per progredire. Troppo poco era conosciuto il calore, questo agente indispensabile; non lo si sapeva neppure misurare. Bisognava innanzi tutto che si perfezionasse il termometro, che la termodinamica facesse un essenziale progresso. Allora appare Watt, verso il 1763, col suo genio prepotente, il quale porta al più alto grado di perfezione la macchina a vapore, la circonda di una serie di invenzioni meccaniche e cinematiche e arricchisce in pari tempo notevolmente i rami di scienza che vi si riferiscono. Da allora in poi le applicazioni ed i perfezionamenti della macchina si estendono e si succedono senza posa, col concorso di mille intelligenze e di mille braccia, fino al giorno d’oggi in cui essa si può dire perfetta ed è diventa proprietà di tutti. In questi pochi cenni ho passato sotto silenzio tutto ciò che Hombold chiama la sorda lotta del diritto di proprietà. Si potrebbe quasi indurre da questa sommaria rivista che lo sviluppo delle idee si è fatto naturalmente da sé, ove gli improvvisi progressi compiti dopo lunghi intervalli non rilevassero l’azione di spiriti superiori e non ci convincessero sempre più dell’influenza che ha il genio nel perfezionamento della coltura umana. Nello stesso tempo però noi vediamo un’idea svilupparsi dall’altra, come la foglia dal germe, il frutto dal fiore, precisamente come elementi che l’hanno preparata. Io credo d’aver dimostrato in quanto precede che in ogni invenzione c’è sempre una progressione logica, più o meno apparente, di idee. Quanto meno essa è apparente, tanto più alto poniamo nella nostra ammirazione l’inventore; e questi infatti merita tanto maggiore apprezzamento quanto meno materiale, quanto minori aiuti ha trovato a su disposizione. Oggi giorno, in cui il tecnico ha sottomano una così grande massa di mezzi scientifici, si compiono frequentemente progressi che sono, in linea assoluta, della più grande importanza; pure non sono tanto apprezzati quanto lo furono nelle epoche precedenti. Tutto ciò è alla nostra portata nel mondo più semplice e naturale, e anche gli spiriti mediocri possono comprendere e creare. Ma le invenzioni importanti in linea relativa, non consentite che agli spiriti superiori, hanno anche una portata assai maggiore di prima, e ciò spiega lo sviluppo quasi febbrile a cui ora assistiamo nel campo tecnico. Esso è la conseguenza non di una più robusta facoltà creatrice della nostra generazione, ma del perfezionamento e della diffusione degli strumenti dell’intelligenza. Questi, al pari degli utensili delle officine meccaniche moderne, si sono in mille modi accresciuti: gli uomini, che con essi lavorano, sono rimasti gli stessi. Torniamo ora all’argomento propostoci ed esaminiamo storicamente più da vicino quanto si è fatto finora nella cinematica teorica. Non tema il lettore che io voglia qui sollevare la polvere dagli antichi fogli, onde costruire sopra aride date il fondamento di una nuova scienza. Noi cercheremo puramente di seguire i primi passi del pensiero nell’argomento che ci occupa; ma in questa ricerca non dovremo punto turbar la quiete degli antichi volumi. Una volta si considerava ogni macchina come un tutto, costituito dagli organi che le erano propri; quei gruppi di organi che noi chiamiamo meccanismi sfuggivano del tutto all’occhio dello scienziato, od erano appena intravveduti. Un mulino era un mulino, una pila, una pila e null’altro. Ecco perché nei libri più antichi si descrive ogni macchina dal principio alla fine. Così per esempio, Ramelli descrive nel 1588 diverse pompe mosse da ruote idrauliche, come se fossero sempre cose nuove, dal canale motore della ruota, o perfino dal fiume, fino al tubo d’efflusso della pompa. Il concetto, ruota idraulica, è certamente abbastanza apparente, simili ruote si trovano dappertutto; solamente l’idea della pompa e quindi anche la parola che la denota manca ancora del tutto. In realtà, per poter salire dai particolari di un oggetto a un concetto generale, deve precorrere un certo lavoro del pensiero: è appunto ciò che distingue il progresso scientifico del pensiero del processo comune. Per la prima volta nel 1724 troviamo il Leupold una distinzione fra singoli meccanismi e macchine, le quali vengono studiate per sé e solo accessoriamente in riguardo alle loro diverse applicazioni. Più in là il pensiero non si estende ancora. Ciò si spiega col fatto che in allora alle macchine non era per ancora consacrata una speciale suddivisione della scienza; essa cadevano ancora nel dominio della fisica, presa nel senso più lato. Non pena perà è fondata la prima scuola politecnica in Parigi, nel 1794 vediamo compirsi ordinatamente la divisione, già iniziata precedentemente, fra la teoria dei meccanismi e la teoria generale delle macchine. Questa divisione si rannoda ai nomi celebri di Monge e di Carnet. Il nuovo ramo di scienza appare come una suddivisione della Geometria Descrittiva, alla quale però a poco a poco sfugge di mano. Dietro le tracce fornite da Monge, Hachette, chiamato a questo insegnamento, progetta e poi nel 1806 comincia a svolgere un programma, che nel 1808 Lanz e Bétancourt completano nel loro Essai sur la composition des machines. Monge aveva designato come elementi di macchine i Mezzi di trasformare il movimento. Sotto questo nome di mezzi egli intendeva meccanismi, e da questo punto di vista egli fondava la classificazione dei meccanismi sulle combinazioni possibili di quattro modi elementari di movimento, cioè rettilineo continuo e alternativo, e circolare continuo e alternativo. Ne risulta, trascurando le ripetizioni, le seguenti dieci classi, contenenti i meccanismi per la trasformazione dei segmenti movimenti: Rettilineo continuo in rettilineo continuo, rettilineo alternativo, circolare continuo, circolare alternativo. Circolare continuo in rettilineo alternativo, circolare continuo, circolare alternativo. Rettilineo alternativo in rettilineo alternativo, circolare alternativo. Questo schema o sistema come si vuol chiamarlo, può essere esteso, e lo fu infatti nella 2° edizione del 1819 con l’introduzione di altri movimenti elementare, cioè del movimento curvilineo continuo e alternativo, il che dà luogo a 21 classi invece di venti. Ma il principio non è punto cambiato; ed esso ha continuato ad essere , con piccole modificazioni, generalmente applicato fino ad oggi ed ha avuto la sanzione dell’approvazione universale. Hàchette stesso, che aveva collaborato nell’opera di Lanz accettò egli pure incondizionatamente questo sistema nel suo Traité élèmentaire des machines comparso per la prima volta nel 1811. Borgnis nel suo Trite complet de mècanique 1818 se ne mostra meno soddisfatto, anzi iin un certo senso se ne scosta; egli tratta l’argomento in un modo più generale dei suoi predecessori e propone una divisione degli organi delle macchine in sei classi. Esse sono i ricevitori, i comunicatori, i modificatori, i supporti, i regolatori e gli operatori. Egli non si cura di considerare le trasformazioni come un principio fondamentale, ma se ne serve preferibilmente per le sottodivisioni. Del resto non si è mai considerato il suo sistema come un contrapposto a quello di Monge; la sua classificazione appare destinata piuttosto alla teoria generale delle macchine e più o meno appropriata per essa. Alcune distinzioni dello schema di Borgnis entrarono anzi nel dominio pubblico: esse sono quelle di ricevitore, trasmissione e operatore, le quali dagli splenditi lavori di Coriolis e di Poncelet furono erette a colonne fondamentali, quasi a articoli di fede della moderna teoria delle macchine. A questo punto io devo fin d’ora osservare, anche a pericolo di essere sospettato di eresia, che questi principi fondamentali della teoria delle macchine hanno bisogno di essere essenzialmente modificati. Che il venerando Nestore della meccanica applicata me lo perdoni: “Amicus Plate, sed magis amica veritas”. Noi ci procureremo in seguito i mezzi per esaminare questi principi fondamentali Ma è gia evidente che simili principi non possono cadere fuori del campo della teoria dei meccanismi, poiche essi hanno una parte così importante nello studio dei movimenti degli originali delle macchine. L’opera di Borgnis è fuori d’uso; le sue classificazioni delle macchine e dei loro organi hanno portato pochi frutti: essi offre al lettore poco di più di un lavoro scientifico passabilmente ordinato. Eppure noi vedremo più avanti che sotto a qualcuno dei principi contenenti in essa v’ha più di quanto si è mai creduto di trovarvi. Il 1830 segna un notevole cambiamento di indirizzo nella teoria dei meccanismi, i cui principi fondamentali subirono per la prima volta un esame critico, in uno senso più filosofico, per opera del celebre fisico Ampèrè pone la scienza creata da Monge e Carnet nel rango delle scienze di terzo ordine nel suo sistema di classificazione scientifica e ne stabilisce i confini. Egli prende il suo punto di partenza dall’Essai di Lanz e osserva: essa (questa scienza) non deve definire, come si è pur sempre fatto , una macchina come uno strumento per mezzo del quale si può cambiare la direzione e l’intensità di una data forza; ma bensì come uno strumento, col quale si può mutare la direzione e la velocità di un dato movimento. Egli vorrebbe bandire il nome di forza in tutte le considerazioni che vi si riferiscono, e prosegue: A questa scienza, nella quale i movimenti sono considerati per sé stessi, nello stesso modo con cui noi li esaminiamo sui corpi che ci circondano e soprattutto in quegli apparecchi che chiamiamo macchine, ho dato il nome di Cinematica dal greco Kivηuα (movimento). Egli fa voti perché questa scienza sia l’oggetto di trattati speciali, dai quali si ripromette i più utili risultati: ma egli stesso non è andato più in là. L’appello di Ampère non è stato sterile,poiché in Francia la cinematica fu introdotta in moltissimi istituti come un corso a parte, e la bibliografia di questa materia divenne in breve assai ricca. Il nome proposto da Ampère trovò in Francia l’accoglienza più favorevole ed anche al di fuori è diventato più o meno famigliare. Tuttavia la luce non era ancora fatta, né sulla delimitazione scientifica dell’argomento, né sul suo vero indirizzo. L’opera più grande e più originale pubblicata in seguito fu il trattato di Willis, Principi dei Meccanismi,, eccellente libro uscito dopo il 1840, ricco di esempi tolti dalla cinematica applicata e di nuove idee sulle loro intime relazioni. Willis si scosta dal sistema di Monge; egli osserva che lo schema dell’Essai di Lanz, adonta della sua apparenza scientifica, è tuttavia una classificazione popolare. In Lanz e Betancourt egli trova una contraddizione colla definizione di Ampère, in quanto che essi hanno compreso nella categoria di Ampère, in quanto che essi hanno compreso nella categoria dei meccanismi le ruote idrauliche, i mulini a vento, ecc. mentre egli vorrebbe considerare come puri meccanismi soltanto quelli che sono formati di corpi solidi. Egli fa risaltare la propria essenziale che hanno questi meccanismi di modificare sia in grandezza che in direzione il rapporto dei movimenti che hanno luogo nelle macchine di determinare effettivamente, pure in grandezza e direzione, tali movimenti , secondo il concetto di Monge. Secondo che queste proprietà sono ambedue costanti, o ambedue variabili, i meccanismi cadono nella classe corrispondente delle tre, in cui Willis li suddivide e che alla loro volta comprendono alcune sottodivisioni secondo la natura dei mezzi impiegati per la trasmissione del movimento. Nelle considerazioni di Willis, che in ogni modo portano l’impronta di uno spirito acuto e investigatore, c’è molto di vero; ma vi sono anche molto più cose è un fatto rimarchevole che la classificazione di Willis non ha gettato nella sua stessa patria, che anzi a poco a poco tornò a cadere nel sentiero tracciato da Lanz, conservandovisi fino al presente. Anche in Italia la semente gettata da Ampère ha portato eccellenti frutti. Giulio0 ha legato alla sua patria un’eredità preziosa nella sua Cinematica applicata alle arti, manuale destinato alle scuole tecniche e pubblicato per la prima volta nel 1847 sotto un titolo differente. L’autore riannoda con molto talento la cinematica alla meccanica; segue del resto quasi fedelmente il Willis, non senza tentare di riammettere le macchine idrauliche da lui escluse: tentativo, il quale non ha che un successo incompleto. Si sente aleggiare in tutto il libro uno spirito fino, tanto più degno di osservazioni in quanto che il libro suppone nei lettori solamente una coltura matematica elementare espressione di quella che molti libri rilevano, nei quali si sentono lavorare rumorosamente i congegni della macchina matematica. Nel 1949 anche Laboulaye risponde all’appello di Ampère, e intraprende nella sua Cinematique di porre sopra solide basi la teoria dei meccanismi. Egli ripudia decisamente il principio di Willis di limitarsi solo ai meccanismi formati di corpi solidi, e mostra come Ampère domandasse quando voleva escludere categoricamente le forze dalla cinematica. Oltre a ciò, egli parte da nuove e più generali basi, dividendo gli elementi delle macchine in tre classi che egli denomina: sistema leva, sistema tornio, sistema piano secondo che uno , duo oppure tre o più punti di un corpo in movimento sono mantenuti immobili. Questi sistemi non rispondono in fatto al quesito, e noi lo proveremo a tempo opportuno; il loro stesso autore non ha potuto fare alcuna applicazione veramente decisiva, sentendo senza dubbio che erano troppo insufficienti: anzi torna ancora nella cinematica applicata, allo schema di Lanz con opportune sottodivisioni. Egli va si lunghi, che mira a ricostruire a priori la classificazione di Monge e a dimostrare che essa è la base vera ed essenziale di tutto. Con queste ricerche filosofiche, Laboulaye non ha reso alcun servizio alla cinematica teorica: anzi la forma in apparenza convincente dei soci ragionamenti ha distolto gli altri da ulteriori ricerche in questo senso. Tale ricostruzione a priori si può bensì applicare al movimento di un punto ma non al movimento di un corpo o sistema di punti. Il libro di Laboulaye è del resto assai pratico, e contributi senza dubbio alla diffusione di molte utili cognizioni, nella parte pratica esso s’attiene però in gran parte al lavoro diligentissimo di Willis, di cui riproduce persino gli errori. Anche Morin ha riunito in un volumetto (1851), destinato all’insegnamento elementare, i principi fondamentali della cinematica: nelle edizioni posteriori quest’operetta fu pubblicata sotto e moderne apparenze, è redatta in modo assai razionale e contiene parecchie idee fondamentali eccellenti; nel complesso però si attiene allo schema da Monge. Nel periodo di tempo, di cui abbiamo discorso fin ora si può dire nulla si fece in Germania per il progresso della cinematica teorica. Weisbach, nel suo articolo: nell’enciclopedia di Hulsse 1841 segui la classificazione di Lanz, la sua estesa attività scientifica aveva preso, come è noto una direzione affatto diversa. Si poteva aspettarsi qualche cosa di nuovo da Redtenbacher, che pure si poteva aspettarsi qualche cosa di nuovo da Redtenbacher, che pure s’era occupato a lungo dei meccanismi. Colla sua intelligenza eminente filosofica egli s’accorse infatti dei difetti del sistema di Monge; ma distratto dapprima degli studi sulla costruzione delle macchine, per quale creò un ramo speciale di scienza, più tardi dai suoi lavori sulla fisica meccanica, egli respinse beansi quel sistema, ma senza sostituirvi nulla di nuovo. Egli emesse l’opinione che una classificazione razionale dei meccanismi non fosse possibile e che si dovessero piuttosto ordinare a seconda delle loro applicazione pratiche, seguendo in tutto il resto, come è naturale, procedimenti matematici. Si scorgono le tracce di questa opinione nel pregevole lavoro del Redtenbacher (1857) nel quale esso descrive la raccolta dei modelli di cinematica della scuola di Caslsruhe,e ne fa la teoria. Quest’opera quantunque non sistematica, pure è molto diffusa in Germania; il che dimostra il vivo interesse che tecnici di questo paese annettono alle ricerche teoriche su tale argomento. Frattanto s’era prodotto in Francia nel campo della geometria un movimento importante per l’influenza che esso ebbe sullo sviluppo della cinematica. Chasles, e soprattutto Poinsot, ripresero e svilupparono ulteriormente il metodo, già adottato da Eulero nel secolo scorso, di studiare il movimento dei solidi dal punto di vista geometrico. La Teoria della rotazione dei corpi di Poinsot e la sua Thèorie des comès circulaires roulants diedero un vivo impulso all’introduzione dei metodi geometrici nello studio dei meccanismi. I teoremi di Eulero, che fin allora erano stati considerati come interessanti solo dal punto di vista teorico, divennero, per opera degli autori francesi teoremi fondamentali di grande importanza. Essi infusero una nuova vita a questa, scienza, diventata quasi stazionaria. In tale ordine di idee s’aggirano gli Elements de géométrie appliquèe à la transformation du mouvement di Girault (1858), la Cinèmatique di Bélanger (1864) e il Traitè des mècanismes di Haton (1864); nei primi due è specialmente svolta la parte geometrica teorica, nell’ultimo si tenta di applicare la teoria allo studio dei meccanismi. Questi libri, quantunque siano tutti pregevoli ed importanti, quando discendono nel campo delle applicazioni non sanno vincere la vecchia difficoltà della classificazione . Tutti e tre si scostano da quella di Monge, poiché la insufficienza del vecchio sistema appariva troppo evidente, considerando alla luce delle nuove idee; tutti però vi attingono on parte con esito più o meno felice. Essi presentano notevoli divergenze l’uno dall’altro e oscillano fra Mongue e Willis, sempre però con qualche variante. Girault e Bélanger pongono a base delle loro classificazioni la natura della trasformazione di movimento, che considerano ciascuno sotto aspetti differenti; i diversi mezzi di trasmissione formano poi l’oggetto di altrettante suddivisioni; Bélanger si fonda, come Willis, sui raPPORTI DI VELOCITà. Haton riconosce i difetti del vecchio sistema e mostra per esempio come in esso, per classificare razionalmente le ruote dentate, si dovrebbero distribuire in ciascuna delle 21 classi di meccanismi; egli piglia il rovescio della medaglia, e prende come base della sua classificazione la natura dei mezzi di trasmissione. Riesce così a formare nove classi, di cui le sei prime sono: i rulli, le guide, gli eccentrici, le ruote dentate, le bielle e le cinghie; le tre ultime sono riunite sotto la fatale denominazione di appareils accessories. Cos’ì una terza parte di tutto il soggetto forma come una nota aggiunta a piè di pagina. Questa nuova tendenza, che diede origine ad altri lavori che passeremo sotto silenzio, non ha dunque condotto ad unificare la cinematica sotto un solo concetto. La incertezza che regnava in questo argomento ebbe in Francia una cattiva influenza. Gli autori inclinati verso la teoria si persuasero che nel campo delle applicazioni non c’era nulla da fare. Essi divisero il nichilismo di Redtenbacher su questo argomento; e così ne nacque la divisione della cinematica pura dalla cinematica applicata. A tale tendenza si deve il libro di Resal, Cinematique pure, che mostra come, seguendo questa via, si viene necessariamente a trasformare i problemi di cinematica in problemi di meccanica pura. Un altro frutto di codesta incertezza fu un nuovo ramo speciale di scienza che cercò di farsi strada e che merita di essere menzionato; è questa la così detta automatica, cioè la teoria del modo di realizzare mediante meccanismi dei rapporti di movimento espressi per mezzo di formule matematiche. Questo tentativo di costituire una nuova diramazione della scienza è dovuto all’ingegnere E. Stamm; egli mantiene la divisione di cinematica pura e applicata, e aggiunge una nuova suddivisione: l’automatica (Essai sur l’automatique pure, 1863). Stamm si è acquistato un merito reale per i suoi studi su una questione speciale di cinematica, la cinematica cioè del filatoio automatico (Self-avting); merito che gli specialisti di filatura sanno a ora apprezzare. Il suo tentativo di fare dell’automatica una scienza a parte non si può però considerare come pratico, perché questa in realtà non può sussistere da sola; essa non è che una parte dei processi sintetici che si fondano sui teoremi della cinematica, e perciò è inseparabile da codesta scienza. Siamo arrivati alla fine della nostra rivista letteraria. Da una parte non abbiamo trovato che una confusione poco soddisfacente di tentativi sempre aggiratisi nel medesimo circolo di idee; quanti sono gli autori, ma la contrario si prova e si riprova; ed alla fine, dopo aver accumulato tanto materiale scientifico, si riesce alla conclusione di scindere la scienza, i cui limiti furono tracciati da Ampère, in due, perfino in quattro diverse scienze; quasi fosse uno di quegli infusori che si propagano per scissione. D’altra parte però dobbiamo fare questa consolante osservazione, che le idee prevalenti vanno a poco a poco acquistando col tempo in acutezza e precisione, come pure che i metodi di ricerca, al pari dei meccanismi studiati, sono successivamente cresciuti di numero. I due lati della questione, il teorico ed il pratico, hanno continuato ad essere considerati a parte, senza che mai si potesse fondere la teoria colla pratica. La causa di tutto ciò si deve cercare soltanto nei sistemi, poiché le applicazioni, i meccanismi stessi si sono perfezionati ed accresciuti nella pratica mediante nuove invenzioni, senza soffrire per la mancanza di una teoria sicura ed attendibile. Le teorie fin ora esistenti non hanno contribuito a questo sviluppo, se non per quanto riguarda le forme di alcuni organi, per esempio dei denti degli ingranaggi, ecc; nessun nuovo meccanismo deve la sua origine ad una teoria qualunque. Questa circostanza è degna di considerazione; essa dà la ragione della tenacità colla quale i pratici, quando pure tengono conto dei risultati teorici, ricadono sempre, nonostante l’opportunità presentata da tante nuove teorie, nella vecchia teoria di Monge che sembra loro la più naturale di tutte. Questo fatto è provato bastevolmente dai periodici tecnici d’ogni paese. Credo con ciò d’aver provato la necessità di una riforma. Si tratta ora di sapere in che consista propriamente il punto debole delle idee teoriche prevalenti fino ad ora. In primo luogo la classificazione di Monge, per quanto sembri naturale, non è appropriata all’essenza del soggetto. Se essa lo fosse, come lo sono le classificazioni di Linneo e di Cuvier dei regni organici della natura, non avrebbe mancato di prender radice, come fecero queste. In fondo, la tenacità con la quale i pratici vi si attengono, proviene appunto dall’idea confusa che essa sia fondata sulla natura delle cose. Ma in fatto non è così. Supposto anche che tutto si debba ridurre alla distribuzione dei meccanismi in varie classi, la divisione basata sulla natura delle trasformazioni di movimento, deve essere ad ogni modo respinta, perché trae infinite ripetizioni. Quasi tutti i meccanismi appartengono almeno a due, i più da quattro a sei e perfino a dieci e quindici classi; perché infatti essi possono essere impiegati, e lo sono realmente in pratica, per un così fatto numero di trasformazioni in movimento. Il Willis, molto severo verso se stesso, si mostra bensì persuaso dalla necessità di una distribuzione razionale, ma d’altra parte dà a divedere così poca fiducia nella solidità del principio da lui preso per base della sua classificazione, che questa riesce assai poco per base della sua classificazione, che questa riesce assai poco persuasiva. Siccome egli vuol attenersi strettamente al principio dei rapporti di velocità, è obbligato a disporre l’uno accanto all’altro meccanismi di natura diversissima. E poiché d’altra parte molti meccanismi possono servire ad ottenere diversi rapporti di velocità, è pure obbligato ad introdurre moltissime ripetizioni. Altre obbiezioni si possono sollevare contro le classificazioni di Laboulaye, Girault, Bélanger, Haton, ecc., tanto in generale come nei particolari, poiché una vera scienza non si lascia foggiare ad arbitrio in sei o otto maniere. Il motivo dunque della insufficienza dei vari sistemi è da ricercarsi non già nelle classificazioni in sé stesse ma in qualcosa di più profondo. Essa dipende, come già indicai, dalla circostanza che nessuno seppe risalire abbastanza indietro ai principi, alle idee primitive; si cominciò a classificare senza avere analizzato abbastanza intimamente gli oggetti stessi della classificazione. Nel formare una scienza non è permesso di entrare direttamente nel cuore dell’argomento, ma bisogne, seguendo l’esempio della matematica, risalire ai principi più semplici, basati su assiomi. Ciò si vedrà chiaramente, esaminando come si proceda in un caso particolare coi metodi ordinari. Si cominciò, per esempio, finora dal considerare la trasformazione di un movimento rettilineo in un altro pure rettilineo, senza domandarsi però quale era l’origine di questo primo movimento rettilineo, in che modo esso avesse avuto luogo e come fosse prodotto. Per citare un caso particolare, Hachette e Lanz trattano per primo argomento la così detta Puleggia fissa. Il movimento rettilineo del tratto di fune discendente viene, dicono essi, trasformato in un altro movimento pure rettilineo del tratto di fune discendente viene, dicono essi trasformato in un altro movimento pure rettilineo del tratto che sale. Ma ciò che non apprendiamo è il perché il primo movimento sia rettilineo. E neppure è vero che detto movimento debba esserlo necessariamente, poiché si può benissimo stirare in ogni dissenso il tratto di fune discendente, senza per nulla modificare la natura del meccanismo, purché la corda resti sempre tesa. D’altra parte il movimento della fune discendente si trasforma da prima nel movimento circolare dei punti della puleggia e del piccolo tratto che la abbraccia, e soltanto in seguito nel movimento del tratto che sale. A dunque perfino il primo problema esce dai limiti tracciati nello schema. Il movimento del tratto di fune che sale è altrettante indeterminato quanto quello del tratto discendente; si vede quindi quante inesattezze si accumulano già nel primo esempio. Osserviamo di passaggio che lo studio di questo meccanismo richiede considerazioni teoriche molto complicate, come mostreremo più tardi nel testo. Accade molte volte che un meccanismo semplicissimo non possa essere studiato a dovere, se non per mezzo di considerazioni complicate; tal volta succede anche il contrario. Ma, comunque sia, per intendere e studiare scientificamente un apparecchio anche il più semplice, non si deve tralasciare di percorrere tutta la serie delle idee più generali da cui derivano, in modo da arrivare a stabilire dei teoremi veramente generali. Per quanto ciò sembri difficile ed anche poco utile a primo aspetto, è nondimeno indispensabile; l’aver trascurato di farlo è la causa per cui nessuna delle teorie proposte fin ora dai vari autori è riuscita a prendere piede. Tutti si sono fin ora limitati a far ciò che io ho già mostrato essere erroneo, ad occuparsi cioè dei meccanismi semplici od apparentemente tali, quali uscirono dalle mani dell’inventore, sia che si tratti di un inventore conosciuto, oppure di una tradizione perdentesi nel buio della storia. L’esame di queste oscure tradizioni offre allo studioso della cinematica argomento di singolari considerazioni. Io devo trattenermi per ora dallo sviluppare più ampiamente questo attraente soggetto, che svolgerò più distesamente più tardi; non voglio però omettere una osservazione. Nelle epoche storiche, nelle quali possiamo risalire fino alla prima origine della invenzione delle macchine, troviamo applicati in differenti luoghi meccanismi di diversa natura, che comprendono sia macchine abbastanza complicate, sia disposizioni più semplici che meritano appena il nome di macchina. Non è qui il luogo di discutere qual sia il criterio conveniente per giudicare delle difficoltà che i loro inventori dovettero vincere; ci basta indicare che esse compaiono in diversi luoghi indipendente l’una dall’altra. Fra queste macchine primitive si devono annoverare per esempio i rulli, mediante i quali i costruttori egiziani trascrivevano i loro monoliti; gli Egiziani, i Babilonesi e gli Indiani possedevano carri di legno e di metallo, da trasporto e da guerra, fino da tempi immemorabili; le ruote idrauliche erano in uso nell’antica Mesopotania ed in Egitto, come pure in China, nell’India e nell’Asia centrale; le ruote dentate erano note ai Greci; così pure la vite, la taglia ed alcuni meccanismi a leva, ecc. Talune di codeste invenzioni sono state trasmesse a questi popoli dalla tradizione, altre ebbero origine nel terreno stesso dove noi le ricostruiamo e dove erano già state precedute dalle necessarie cognizioni preliminari. Tutte furono il prodotto della facoltà inventiva dell’uomo, e talvolta erano così ingegnose, che si consideravano come un dono degli Dei. Ma sono però sempre il risultato di studi laboriosi, sono dovute ad un procedimento del pensiero che arriva allo scopo solo gradatamente. Ne segue che anche oggi di tali meccanismi dovrebbero esser trovati di nuovo per mezzo dello stesso procedimento. Tale è il compito che la cinematica teorica dove proporsi innanzi tutto. Fino a che essa non arriverà ad analizzare in tal modo gli elementi ed i meccanismi delle macchine, anche senza l’aiuto della storia delle invenzioni, non potrà pretendere al nome che un volgare empirismo, che si pavoneggia negli abiti tolti a prestito delle altre scienze. Solo allorché, dopo una scelta conveniente della via da seguire, saprà fornire i mezzi di realizzare movimenti di natura determinata, comincerà a meritare il nome di scienza. La classificazione seguirà poi da sé senza difficoltà. Essa saprà porsi la questione della trasformazione di un movimento in un altro e giudicare da sé stessa, se e quel valore ha per essa un simile principio di classificazione. Essa, siccome ogni vera scienza, saprà trovare le sue leggi in sé medesima, e non avrà bisogno di un legislatore che glie le imponga. Arriviamo così ad un’altra importante e notevolissima conclusione. Se procedimenti del pensiero che ci conducono alla formazione dei meccanismi conosciuti sono esatti, debbono essere anche ulteriormente applicabili in casi simili; devono anche racchiudere in sé stessi i mezzi mediante i quali si può giungere alla scoperta di nuovi meccanismi, devono in certe guisa sostituire la facoltà inventiva nel senso che le si dà oggi giorno. Spero che non mi si sospetterà di cadere in una volgarità, quasi che io dicessi che, con questa mia ricetta nelle mani, ogni mente, per quanto mediocre, potrà d’ora in avanti elevarsi al rango di un genio inventore. AL contrario io mi limito ad asserire che nello studio del problema delle macchine si possano introdurre quelle stesse operazioni dell’intelligenza che si applicano in altre ricerche scientifiche. Più sopra ho tentato di dimostrare che l’inventore non è che il risultato della riflessione, per cui, se riusciremo a dare al pensiero l’indirizzo più appropriato alla nostra materia, spianeremo anche la via all’invenzione. Goethe, il quale, si è sempre occupato con interesse di scoprire i processi con cui l’uomo arriva ad allargare il campo delle proprie idee, si esprime a questo proposito colla seguente frase nel senso più elevato della parola, non è che il risultato di un sentimento della verità rimasto nascosto per lungo tempo in noi, e che colla rapidità del lampo ci conduce inaspettatamente alla conquista di un utile cognizione. Ecco come Schopenauer, sviluppando, come gli accade molte volte una idea di Goethe, si esprime sopra un argomento molto affine. Le nostre idee migliori, più profonde e più feconde, di egli ci compaiono tal volta tutto ad un tratto d’avanti alla mente come un’ispirazione e spesso sotto forma di assioma. Evidentemente però esse non sono che il risultato di lunghe ed innovative meditazioni, di considerazioni spesso assai remote od in parte dimenticate. E’ ben raro che tutto il procedimento dal nostro intelletto sia nettamente descrivibile, consista cioè in concatenazioni di giudizi chiaramente concepiti; è questo bensì lo scopo che abbiamo di mira per poter rendere conto a noi stessi e agli altri; ordinariamente però le impressioni ricevute dal di fuori sono elaborate nel nostro interno, sinchè i pensieri che ne provengono si presentino chiari alla nostra mente; e noi siamo altrettanto inconsci di questo processo quanto del lavoro che assimila gli alimenti agli onori ed alla sostanza del nostro corpo. Ne viene che talvolta noi stessi non sappiamo spiegare l’origine dei nostri più profondi pensieri; essi sono il prodotto misterioso delle più interne latebre dell’animo nostro, da cui scaturiscono inaspettatamente giudizi, idee, risoluzioni, di cui restiamo meravigliati noi stessi. Le condizioni che devono procedere l’invenzione di un meccanismo si possono però, a quanto si disse più sopra, ridurre ad una ordinata concatenazione di idee che mena diritto allo scopo, così come nelle matematiche una serie di giudizi chiari e ben concatenati conducono al risultato finale. Per chi ha famigliari le teorie matematiche, l’inventare un meccanismo si riduce ad una questione sintetica, che egli può sciogliere mediante metodi determinati, per quanto difficile ad applicare. Naturalmente chi ha maggiori doti d’indegno, con così potenti strumenti alla mano, supererà gli altri, così come il matematico dotato di facoltà creativa si lascerà dietro l’inesperto calcolatore, il quale non sa far altro che applicare le regole apprese. Del resto, più che creare nuovi meccanismi, importa di conoscere a fondo i già esistenti. E’ veramente strano quanto poco profondamente si addentrino le vecchie teorie nella natura dei meccanismi e quanto manchevolmente siano conosciuti anche i meccanismi più comuni. Al valente cultore della macchina che si interessa per l’oggetto dei suoi studi, recherà sommo giovamento una cinematica fondata su principi veramente scientifici. Essa gli risparmierà la facoltà di ricerche lunghe e spesso importune, e lo condurrà direttamente alla soluzione dei vari problemi , mostrandogli chiaramente la via da seguire, Così pure il tecnico, che fino ora non ha quasi mai fatto uso della cinematica, scoprirà in essa un potente aiuto per comprendere le macchine esistenti e giudicare le nuove. E’ questa una sicura garanzia che la nuova scienza così trasformata contribuirà ad un grande scopo, quello cioè dell’ulteriore progresso della teoria delle macchine e delle sue applicazioni. Se riassumiamo per sommi capi l’analisi da noi fatta dei procedimenti fino ora adottati nello studio della cinematica, e dell’ideale che dobbiamo proporre, giungiamo alla conclusione che alle teorie ordinarie manca soprattutto l’unità; e se comunemente si asserisce il contrario, ciò avviene solo perché in queste teorie si fa uso dei metodi scientifici di ricerca. Ma, come si disse, quel più importa, è di porre bene in chiaro l’idea fondamentale, intimamente connessa alla natura dell’argomento. Nello stesso tempo si deve indubbiamente ammettere che gli studi, di cui ci occupiamo, appartengono al dominio delle scienze esatte. Cioè posto bisogna concludere che i metodi in uso sono insufficienti e che non possono resistere all’azione del tempo, perché permettono di derivarne soltanto un numero assai limitato di conseguenze; d’altra parte non bastano neppure a dare le spiegazioni di tutti i meccanismi esistenti. Per operare quella trasformazione, di cui dimostriamo la necessità, occorre attenersi strettamente a principi semplici e logici. Ciò che si deduce dalla critica da me istituita dei sistemi antecedenti, ciò che scaturisce dagli esempi esposti e dalle considerazioni che li accompagnano, ciò in fine che sotto diverse forme e condensato nelle sentenze filosofiche che abbiamo citate, si può, per quanto riguarda più specialmente il nostro argomento, riassumere in questa unica proposizione: Si tratta di applicare alla teoria delle macchine il metodo deduttivo.L’edificio scientifico che dobbiamo costruire deve elevarsi sopra il fondamento di pochi principi essenziali, e tutte le sue membrature devono potervisi riferire e da loro dedursi. Ed è questo un altro dei punti che a prima vista appaiono deboli nel modo fin ora prevalente di studiare l’argomento. E ciò non diciamo perché esso, scostandosi dall’ideale della scienza da noi tracciato, faccia del metodo induttivo piuttosto che del deduttivo. Se tutto si limitasse all’impiego del metodo induttivo, quantunque questo non presenti alcun vantaggio, pure non mancherebbero ragioni per sostenerlo. No: esso mancava affatto di metodo; poiché fin ora non si è mai basato lo studio della cinematica su principi fondamentali sicuri, o piuttosto non si riuscì mai a stabilire tali principi, nonostante ricerche accurate e nonostante le asserzioni in contrario di molti autori che hanno fatto risuonare ripetutamente i loro eureka. Ogni scienza esatta deve subire un simile periodo di trasformazione con la probabilità di acquistare chiarezza e precisione solo allorquando la sua materia sarà cresciuta di tanto in estensione da rendere possibile lo studio da un punto di vista affatto generale. Ora questo periodo di sviluppo e già, senza dubbio, raggiunto per quanto riguarda la cinematica. Il numero di meccanismi e delle loro applicazioni è cresciuto a dismisura, talché con i criteri ordinari è impossibile perfino di non smarrire il filo che ci dovrebbe guidare attraverso l’intricato labirinto. Non taceremo però che gravi sono le difficoltà della trasformazione, che ci proponiamo. Noi stessi bene spesso non scorgiamo i legami che ci trattengono entro i confini di quelle idee che l’educazione e gli studi ci hanno istillato. C’è in noi una forza interna abituati, per adottarne delle nuove. Il regolamentarismo dei sistemi di insegnamento tradizionale, l’influenza potente ed estesa della letteratura tecnica, le abitudini con fatica acquistate e perciò diventate più tenaci, finalmente la difficoltà di dover afferrare nel suo complesso un nuovo sistema di idee, invece di applicarsi con agio ad uno studio di dettagli, costituito altrettanti gravissimi ostacoli. Perciò la via che io dovrò battere non sarà breve, quantunque metta capo a verità assai semplici. La cura con cui dovrò combattere i pregiudizi, la lenta ricerca del retto sentiero fra i molti che mi si presenteranno, mi impediranno d’arrivare diritto alla meta. I capitoli che seguono non arricchiranno di cognizioni positive quelli che si occupano dello studio delle macchine, né tale può essere il loro scopo; bensì cercheremo di contribuire a far meglio comprendere ciò che è già noto; poiché, per schiudere con una frase di Goethe,non si possiede se non quello che si comprende.
20) Anno 1875 -- Il testo è stato pubblicato a Firenze, (informazione presa da una scritta eseguita a mano con matite);
FINBC, A XXIII C 54;
Dino Padelletti -- Regolatori a forza centrifuga;
Il testo è stato pubblicato a Firenze, (informazione riportata sulla prima pagina scritta con lapis nero)
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
Il testo ha lo scopo di dare una descrizione ordinata ed uniforme sui regolatori a forze centrifughe, in un’epoca dove già si è scritto molto su questo argomento; infatti, l’autore nella prefazione cita testuali parole: non vi è forse argomento di meccanica pratica dove negli ultimi quindici o venti anni sia stato tanto scritto come quello dei regolatori a forza centrifuga. L’autore Dino Padelletti, propone tale trattazione perché riteneva che gli scritti sull’argomento pur numerosi, fossero contenute su giornali e riviste tecniche principalmente straniere, e quindi fosse difficile e faticoso per uno studioso farsi una idea completa dell’argomento senza perdere molto tempo.
INDICE ARGOMENTI:
I) Definizioni e considerazioni generali
II) Equazione dell’equilibrio
21) Anno 1879 -- Libreria Imperiale Gahutier-Villars - Parigi;
FINBC, A XIX B 25;
M. E. - J. Habich -- Studi cinematica -- (p. 58);
M. E. - J. Habich: figura anziana di rilievo alla Scuola Politecnico di Parigi. Direttore della Scuola di costruzioni civile.
Vice Direttore del corpo degli ingegneri del governo.
INDICE ARGOMENTI:
I) Per i principi sulla ventilazione: generalità sul movimento di un punto, movimento di un punto rapportato alle coordinate polari, buste dei lati destri che accompagnano un punto nei relativi movimenti, traiettoria polare, traiettoria qualunque
II) Per i riferimenti della posizione: introduzione, coordinate tangenziali polari, Trasformazione di linee nel sistema tangenziale polare, stato di successione
III) Accelerazioni di movimento di una figura piana nel suo piano
22) Anno 1882 -- Litografia della Trinacria - Napoli;
BIBL. FINBC;
Ernesto Ferraro -- Sunto delle lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine e disegno relativo dettate dall’ingegnere Ernesto Ferraro (prima edizione, che, si dividerà qualche anno dopo in tre volumi) -- (p. 450);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
L’autore Ernesto Ferraro, insegnante nella Reale Scuola di Applicazione Per Ingegneri a Napoli.
Il testo viene scritto in un epoca in cui l’insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine è inserito ufficialmente nel programma di studi; esso si compone di tre volumi.
PREFAZIONE
Per ufficio in data 20 dicembre 1882 incaricato dall’Illustre sig. Direttore di questa Scuola dell’insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine e con approvazione del Ministero della Pubblica Istruzione ho dato principio al corso delle lezioni il 15 gennaio.
L’essere io nuovo all’insegnamento, il breve tempo per programmarci, le molteplici altre occupazioni professionali e l’aver voluto dare un indirizzo al quanto nuovo, tale cioè che alle sole necessarie teorie siano di complemento degli organi di macchine, prendendo a base la divisione del Reuleaux accolta dal Colombo, e quella piccola esperienza che si acquista a proprie spese passando dal banco della scuola a quello dell’officina, sono tutte queste le alternanze alle imperfezioni del presente lavoro, a riparare le quali il lettore potrà far capo ai libri di testo che lo hanno infarinato, cioè:
Padula: Corso di Meccanica Applicata alle Macchine dettato alla scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Napoli 1872-73;
Zucchetti: di Torino 1881-82 (non è stato possibile rilevare ulteriori informazioni su questo testo);
Padelletti: Corso di Meccanica Razionale all’Università di Napoli 1881-1882;
Reuleaux: Teoria generale delle Macchine o cinematica teorica, tradotto dal prof Colombo.
Le Constructeur;
Sonnet: Dictionnaire des Mathematiques appliquées;
Spon’s :Dictionnary of Bngineering, civil, maccanical, etc., etc.;
Sacheri: L’ingegneria civile e le arti industriali ecc.
Qualche altra monografia speciale di cui è parola voluta per voluta nel testo.
Nel finire una sentita parola di grazie all’alunno di questa scuola sig. Attilio Gallucci che con il morismo buon volere intelligenza ha impresso ad autografare queste lezioni per il vantaggio dei suoi compagni; a questo fatto si deve l’origine di questo scritto non destinato ad altro che servire di ricaldo agli alunni per il corso delle lezioni orali e di disegno di macchine.
Il Ferraro dice esplicitamente, in questa breve introduzione, che egli si è ispirato, tra le altre opere, alla “Teoria generale delle Macchine” dal Releaux tradotto da Giuseppe Colombo.In questo testo troviamo significativamente alcuni schizzi, i cui disegni originali sono riportati nel libro del Releaux; ad esempio quello della fig. 5 riportata nella successiva pag 193. E’ interessante osservare che viene citato il testo di Padula: Corso di Meccanica applicata alle Macchine dettato alla scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Napoli 1872-1873. Questo testo purtroppo non esiste nel catalogo dei libri della Facoltà di Ingegneria di Napoli Federico II nemmeno nel catalogo nazionale consultato via internet.
Da questa citazione sembrerebbe che già nel 1872-1873 esisteva un corso di insegnamento di Meccanica Applicata alle Macchine.
INDICE ARGOMENTI:
I) Introduzione: soluzione generale del problema della meccanica;
II) Cenni sui metalli più importanti nella costruzione delle macchine;
III) Leghe metalliche;
IV) Cenno sulla fusione dei metalli
V) Unione di lamiere (proporzione delle chiodature semplici, con coprigiunti, con ferri angolo);
VI) Richiamo di definizioni (equazione delle macchine in moto);
VII) Principali trasformazioni di movimento;
VIII) Le varie resistenze di attrito;
IX) Elementi cinematica duttili;
X) Trasmissioni teledinamiche;
XI) Troclee e taglie
XII) Esempi di applicazione;
XIII) Verricelli ad organo;
XIV) Trasporto orizzontale dei carichi;
XV) Tubi e loro collegamenti, chiavi e rubinetti, cilindri a vapore e da pompa;
XVI) Torchio, gru, elevatore ed accumulatori idraulici;
XVII) Molle;
XVIII) Elementi rigidi;
XIX) Macchine semplici;
XX) Perni ad assi;
XXI) Alberi, giunti ed innesti;
XXII) Supporti, sedie e castelli, cuscinetti per alberi, orizzontali e verticali;
XXIII) Ruote dentate;
XXIV) Volanti;
XXV) Apparecchi per misurare la velocità, lo sforzo ed il lavoro di una macchina;
23) Anno 1884 -- Litografia della Trinacria - Napoli;
BIBL. FINBC;;
Ernesto Ferraro -- Sunto delle lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine e disegno relativo dettate dall’ingegnere Ernesto Ferraro, (il testo si compone in tre volumi) -- (p. 160);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
L’autore Ernesto Ferraro, insegnante nella Reale Scuola di Applicazione Per Ingegneri a Napoli.
I tre volumi derivano da una revisione ed ampliamento dell’edizione precedente costituita da un unico volume di oltre 450 pagine.
INDICE ARGOMENTI:
vol. I (p. 204)
I) Introduzione
II) Cenni sui materiali impiegati sulla costruzione delle macchine
1) Metalli
2) Ferro
3) Acciaio
4) Rame
5) Zingo
6) Stagno
7) Leghe Metalliche
8) Ottone Bronzo
III) Notizie sulla produzione grezza di un oggetto in metallo
1) Fusione – modelli a getto
2) Fucinatura dei metalli
IV) Richiamo di definizione – Coppie di elementi – Catene cinematiche – Meccanismi – Lavoro Motore, utile, resistente – Equazione generale delle macchine in moto – Scopo ed utilità delle macchine
1) Macchine in moto (L’indice è così)
V) Apparecchi per misurare la velocità, gli sforzi, il lavoro nelle macchine
1) Loch – Contatori
2) Dinamometri ed ergometri diversi
VI) Resistenza di attrito
1) Attrito radente ed attrito evolvente – esperienze coefficienti e legge empiriche degli attriti
VII) Principali trasformazioni di movimento ed organi relativi
1) Trasformazione del movimento rettilineo continuo in movimento rettilineo continuo
2) Trasformazione del moto rettilineo continuo in circolare continuo e viceversa
3) Trasformazione del movimento circolare continuo in movimento circolare continuo
4) Trasformazione del moto circolare continuo in rettilineo alternativo
5) Trasformazione del moto circolare continuo in circolare alternativo
6) Trasformazione del movimento circolare alternativo in rettilineo alternativo
vol. II (p. 203)
INDICE ARGOMENTI
I) Cenni sui materiali impiegati sulla costruzione delle macchine
1) Ferri speciali
2) Proporzioni delle inchiodature semplici
3) Proporzioni delle inchiodature cantonali, con coprigiunti, collegamenti speciali nelle caldaie
4) Tavola dei pesi delle lamiere metalliche
5) Tavola dei pesi delle barre di ferro
6) Collegamenti forzati, imbiettamenti
II) Macchine semplici
1) Leva
2) Piano inclinato
3) Cuneo
4) Vite e madrevite
III) Perni, assi ed alberi, giunti
IV) Supporti, cuscinetti, sedie e castelli
V) Manovellismi
vol. III (p. 212)
INDICE ARGOMENTI:
Esame degli elementi duttili
I) Trasmissione per cinghie, corda e catena
II) Trasmissione teledinamica
III) Apparecchi per il sollevamento dei carichi
IV) Trasporto orizzontale dei carichi
V) Tubi e loro collegamenti, cilindri a vapore e da pompe, serbatoi, stantuffi, guarniture diverse, valvole
VI) Torchio, grue, elevatori ed accumulatori idraulici
VII) Cenno sulle principali specie di molle, loro calcolo e proprietà.
24) Anno 1887 -- Editore Ermanno Loecher - Torino;
FINBC, A XXIII B 03;
E. Blaha, rivisto da Giuseppe De Paoli -- Le distribuzioni delle macchine a vapore -- (p. 228);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
Giuseppe De Paoli, ha rivisto il testo originalmente scritto da E. Blaha.
L’originale di questo testo è stato pubblicato nel 1878, e vinse il concorso per gli allievi del Reale Istituto Politecnico di Praga, che fruttò poco più tardi la cattedra, all’autore Blaha, per l’insegnamento delle distribuzioni delle macchine a vapore.
INDICE ARGOMENTI:
I) Distribuzione a cassetto semplice
II) Distribuzione ad inversione di moto ad un solo eccentrico
III) Sospensione del glifo e della biella del cassetto
IV) Sospensione del glifo e della biella
Tratta i meccanismi di distribuzione nelle macchine a vapore, partendo dal moto dello stantuffo, alla distribuzione a valvola delle macchine a manovella, alla distribuzione delle macchine elettriche.
25) Anno 1889 -- Editore Libraio della Real Casa Ulrico Hoepli - Milano;
FINBC, A XXIII B 17;
Egidio Garuffa -- Il costruttore di macchine -- (p. 623 + 1100 figure);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
Egidio Garuffa, ingegnere e professore di Meccanica Industriale presso la Scuola di Incoraggiamento d’Arti e dei Mestieri in Milano.
Il testo vuole essere un trattato completo sulla costruzione ed il disegno degli organi elementari delle macchine; descrive tali organi in modo quanto più possibile chiaro aiutandosi con le molte rappresentazioni grafiche riportate, “1100 figure”.
INDICE ARGOMENTI:
I) Organi di collegamento: chiodi e chiodatura, collegamenti forzati, collegamenti con bietti o chiavette, collegamento a vite od avvitamento
Organi costruttivi rigidi di accoppiamento combaciante
I) Prima coppia di elementi combacianti, moto elicoidale
II) Seconda coppia di elementi costruttivi combacianti, moto di rotazione: perni, (elemento rigido della coppia). Perni portanti, perni di base
III) Seconda coppia di elementi costruttivi, moto di rotazione: cuscinetti e supporti (elemento cavo della coppia). Supporti per perni portanti, supporti per perni di base
IV) Formazione di membri con il riunire elementi della coppia rotante. Alberi soggetti a flessione, alberi soggetti a torsione, alberi soggetti a flessione e torsione contemporanea
V) Formazione dei membri con il riunire elementi delle coppie di rotazione: giunzione degli alberi. Giunti fissi, giunti mobili, giunti di innesto
VI) Elementi costruttivi rigidi formati riunendo perni paralleli: leve templi, manovelle, eccentrici, albero a gomito, contro manovelle
VII) Formazione di membri costruttivi con il riunire perni paralleli: leve composte, bilancieri
VIII) Formazione di membri costruttivi rigidi unendo due o più elementi cavi delle coppie di rotazione: accoppiatori e bielle
IX) Organi di rotazione non accoppiati: volani
X) Terza coppia di elementi costruttivi combacianti realizzante il movimento rettilineo
XI) Organi accoppiati del moto rettilineo o di rotazione complicato con la necessità di chiusura contro fluidi di pressione.
XII) Membri fissi dei meccanismi. Sede fondazioni. Colonne metalliche
Organi costruttivi rigidi di accoppiamento non combacianti, superiori
XIII) Superfici primitive a contatto: ruote di frizione e di antifrizione
XIV) Superficie primitive dentate
XV) Ruote dentate: calcolo delle dimensione dei denti, costruzione delle ruote dentate
XVI) Ruote dentate (seguito): Trasmissioni per ingranaggi e rapporti di velocità variabili
XVII) Organi meccanici formati con figura di larghezza costante
XVIII) Organi costruttivi formati con coppia di spinta costruttiva
XIX) Arresti
XX) Organi di trasmissione in genere (trasmissione per corde)
XXI) Funi tonde composte con fili metallici, loro accoppiamento con pulegge e tamburi, Trasmissione teledinamiche
XXII) Trasmissione per cinde di cuoio, cotone e cuciù
XXIII) Organi di trazione a maglia e ad articolazioni, loro accoppiamenti con corpi rigidi, trasmissioni per catene
XXIV) Organi di trazione a maglie e ad articolazioni. Catene e loro accoppiamenti con corpi rigidi. Trasmissione per catene.
Organi di pressione nelle macchine e loro accoppiamento con corpi rigidi
XXV) Recipienti duri e loro giunzioni: valvole ed otturatori, trasmissioni con organi di pressione
26) Anno 1890 -- Editore Ermanno Loycher - Torino;
FINBC, A XXIII A 35;
Domenico Tessari -- La cinematica Applicata alle Macchine ad uso delle scuole di applicazione per ingegneri e costruttori di macchine -- (p. 867 + 6 tavole illustrative);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
Domenico Tessari, professore al Reale Museo Industriale di Torino.
Il libro è ad uso delle Scuole per Ingegneri, e costruttori di macchine; vengono esposte le teorie degli organi meccanici impiegati in tale epoca dalle macchine industriali. Nel testo in realtà vengono considerati anche tutti quei meccanismi non utilizzati perché troppo complessi. L’autore vuole dare una conoscenza teorica di tutti i meccanismi esistenti, ritenendo che un bravo costruttore deve conoscerli tutti; le teorie descrittive si astengono il più possibile da una analisi matematica cercando di dare descrizioni geometriche dei meccanismi, ritenute dall’autore di maggiore comprensione.
PREFAZIONE:
Nel presente lavoro espongono la teoria degli organi meccanici impiegati nelle svariatissime macchine dell’industria moderna; ed esaminiamo anche qualche nuovo meccanismo non ancora applicato, sia perché ritenuto fino ad ora di difficile esecuzione, sia per consuetudine, o per altri motivi.
Non mi sono curato molto di sapere su un meccanismo è, o non è, pratico, se è frequentemente impiegato o poco; io mi occupai principalmente con la teoria scientifica degli organi meccanici, direi quasi, indipendentemente da ogni idea della loro applicabilità. Misembra che se fino ad oggi taluni meccanismi non hanno avuta applicazione, potranno trovarla in avvenire; ed in proposito ricordo leauree parole di Gergonne: “ une nation qui ne cultiverait les sciences que sons l’unique point de vue de leurs applications pratiques et immédiates, et de leurs résultats matériels, ne saurait se flatter de les voir longtemps fleurir au milieu d’elle.
L’essenziale è che il costruttore di una macchina abbia una conoscenza possibilmente completa dei svariatissimi meccanismi.
Nelle dimostrazioni, dove ho potuto, ho sempre preferito il metodo puramente geometrico, anziché ricorrere all’analisi. Così i ragionamenti riescono più chiari ed evidenti: le idee si percepiscono molto meglio, si scoprono più intimamente le mutue loro relazioni. In tal modo posso sperare di riuscire accessibile anche a coloro che avessero poca famigliarità coll’analisi, e di servire di guida pratica ai costruttori di macchine.
Ho dato un tanto a tutte quelle regole empiriche le quali non hanno un fondamento scientifico, e che sono ancora troppo frequentemente usato negli opifici.
Oggi più che mai la scienza delle macchine deve fondersi sulla più rigorosa teoria, stante la raffinatezza e precisione che si esige nella loro costruzione.
Ho consultato le opere di GIULIO, CAVALLI, WILLIS, GOODEVE, KENNEDY, LABOULAYE, BELANGER, HATON DE LA GOUPILLIÈRE , BOUR, MANNHEIM, REDTENBACHER, REULEAUX, GRASHOF, SCHOENTLIES, ed in particolar modo quella in corso di stampa di BORMESTER.
Mi sembra superfluo parlare qui della somma importanza della materia che mi sono proposto di trattare.
Basta riflettere che quando un ingegnere ha da comporre una macchina, deve anzitutto studiare il meccanismo e la più acconcia disposizione di esso; assicurarsi della perfetta regolarità del moto dei singoli pezzi della medesima. Solamente dopo questo studio cinematica preliminare della macchina , potrà passare efficacemente alla considerazione delle altre questioni attinenti ad essa, cioè sulla forza motrice capace di mantenerla in moto: l’esame delle resistenze passive: il calcolo del rendimento e delle dimensioni da darsi ai singoli pezzi per la dovuta stabilità.
Oggi, per la grande diffusione delle macchine, per i perfezionamenti a cui andarono soggette, solo chi ha fatto uno studio cinematico di esso può trovarsi in grado di introdurre importanti innovazioni, le quali poi ridondano a beneficio della società, e costituiscono nuovi trionfi della scienza.
Possa questo mio modesto lavoro invogliare altri a tal genere di studi, tanto negletti da noi, e tanto in fiore presso altre colte nazioni, ove si citano con plauso i nomi di Hooke, Watt, Stephenson, Peaucellier, Liptkin, Corliss, Hart, Kempe, Oldham, Hankine, RoHerts, Sylvester, Holditsch, Tchebicheff, Allan, Blaha, Eades, Evans, Ferguson, Gooch, Hensinger von Waldegg, Zenner, Reuleaux, Bellermann, Burmester, e tanti altri.
Mettiamoci ancora noi con ardore in questo fecondo campo di studi, ove resta ancora tanto da raccogliere.
Raccomando caldamente allo studioso di eseguire accuratamente in scala grande tutte le costruzioni indicate nel testo, perché solamente in tal modo esso potrà penetrare bene addentro nello spirito della Cinematica.
Sento il dovere di ringraziare pubblicamente dal mio più profondo del cuore l’illustre Senatore Comm. Gaspare Gorresio impareggiabile Prefetto di codesta R. Biblioteca Nazionale, per tutti gli aiuti che con somma gentilezza mi offre nelle indagini bibliografiche.
INDICE ARGOMENTI:
Prima parte: Cinematica
I) Introduzione
II) Cinematica grafica dei meccanismi piani
III) Moti Relativi della retta e dell’angolo
IV) Coppie e catene cinematiche
V) Ruote di frizione
VI) Ruote dentate
VII) Rotismi
VIII) Catene di cunei, eccentrici e boccioli
IX) Catene di viti
X) Catene di Pulegge con organi di tensioni
XI) Catene del quadrilatero articolato
XII) Forme degeneri del quadrilatero articolato
XIII) Sistemi articolati complessi
XIV) Catene con organi di pressione
XV) Catene con coppie di frizioni per innesti
XVI) Catene di arpionismi
Parte seconda: Dinamica
I) Equazioni generali del moto
II) Attrito e sue leggi
III) Rigidezza degli organi duttili
IV) Attrito mediato e lubrificazione
V) Equilibrio dinamico e rendimento dei meccanismi capaci di regime assoluto
VI) Freni
VII) Trasmissione e distribuzione dell’energia meccanica
VIII) Misure meccaniche
IX) Regolazione delle macchine – irregolarità intrinseche - volani
X) Regolazioni delle motrici – irregolarità estrinseche – regolatori
XI) Macchine d’urto
27) Anno 1895 -- Tipografia Francesco Giannini e Figli - Napoli.
BIBL. FINBC;
Lorenzo Allievi -- Cinematica della biella piana -- (tutte tavole grafiche)
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
Lorenzo Allievi, ingegnere.
Il testo riporta lo studio differenziale di cinematica nel piano.
Il testo affronta studio oggetto con soli metodi grafici, riportando scritti solo nella prima pagina del testo (il frontespizio).
NON VI È INDICE
28) Anno 1897 -- Editore Ditta Nicola Zanichelli - Bologna;
BIBL. FINBC;
Francesco Masi -- La teoria dei meccanismi -- (p. 377 + 24 tavole);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
Francesco Masi, ingegnere, professore alla Scuola di Applicazione per Ingegneri di Bologna.
La prefazione del testo inizia con la proposta di Ampéré, contenuta nella pubblicazione del suo essere filosofico sulla scienza, pubblicata nel 1834, in cui proponeva di studiare il moto con vedute più generali, ovvero
anteporre allo studio delle cause, spazio e velocità, considerazioni di solo carattere geometrico, in altri termini: studiare per primo lo spazio e la velocità chiamando tale metodo cinematica, dal greco Kivηuα, “moto ”.
Ricorda, l’ing, F. Masi nel suo testo, che, nell’800 tale proposta fu ampiamente accolta sia nel campo della Meccanica pratica, che in quello della meccanica teorica; a seguito di questo evento la cinematica ebbe un notevole sviluppo a cui contribuirono notevoli scienziati come, Poncelet, Redtenbacher, Reuleaux, Tessari, Laboulaye, Resal, Belanger, Haton, De la Goupilliére , Bour, Colliguon, Maunhlim, Villé, Giulio, Cavalli, Willis, Goodeve, Kennedy, Grashof, Schoenflies e Burmeslvr.
Alcuni degli scienziati di sopra sono autori dei seguenti testi:
· Laboulaye: Traité de Cinématique, Paris 1861;
· Resal: Traité de Cinématique, Paris 1862;
· Belanger: Traité de Cinématique, Paris 1864;
· Haton : Traité de Mécanismes, Paris 1863;
· Bour: Cours de mécanique et des Machines, Paris 1800 ;
· Colliguon: Cinématique, Paris 1879;
Si ricordi che gli scienziati citati sopra si ritrovano in più parti di questo documento.
PREFAZIONE:
AMPÈRE, nel suo Essai sur la philosophie des Sciences, pubblicato nel 1834, proponeva che, avanti di studiare i nostri saperi nel senso più generale, tenendo conto degli spazi, delle forze e delle masse, si considerasse solo l’aspetto geometrico, cioè prendendo in esame soltanto gli spazi e le velocità, indipendentemente dalle forze e a questa parte della Meccanica poneva il nome di Cinematica.
La proposta di Ampère venne accolta con molto fervore, tanto nel campo della Meccanica teorica, come in quello della Meccanica pratica; e ben presto la cinematica ebbe un considerevole sviluppo per opera di molti scienziati, fra i quali, oltre Poncelet, che per primo nel 1838 ne inaugurò l’insegnamento alla Sorbonné, sono principalmente da annoverarsi: Redtenbacher, Reuleaux, Tessari, Labouloye, Resal, Belanger, Haton, De la Goupilliére , Bour, Colliguon, Maunhlim, Villé, Giulio, Cavalli, Willis, Goodeve, Kennedy, Grashof, Schoenflies e Burmester.
INDICE ARGOMENTI:
I) Teoremi fondamentali:
varie forme di moto di un corpo rigido, moto relativo, relazione fra le velocità di due punti di una retta rigida - punto morto, applicazione al quadrilatero articolato piano, moto relativo di due corpi in contatto con un punto, relazioni fra le velocità dei punti di contatto di due corpi che si muovono mantenendosi costantemente tangenti
II) Polari del moto relativo:
moto relativo di due figure compiane, determinazione geometrica delle polari del moto relativo, inviluppo di una curva piana mobile nel suo piano.
III) Centri di curvatura, curve cicliche
formula di Eulero, costruzione di savary, circolo e polo delle inflessioni - circolo dei centri, determinazione del polo delle inflessioni, curve cicliche, duplice generazioni delle cicliche, centro di curvatura di una linea inviluppo.
IV) Applicazioni nel piano
V) Assoidi del moto relativo di due corpi mobili intorno a due assi piani
assoidi del moto relativo di due corpi mobili intorno a due assi paralleli, applicazioni, curve di frizione, applicazioni, problemi delle curve di frizione e relative risoluzioni grafiche, curve dedotte, assoidi del moto relativo di due corpi mobili intorno ad assi concorrenti, assoidi del moto relativo di due corpi mobili intorno ad assi posti in piani diversi
VI) Teoria generale delle ruote dentate
determinazioni dei profili dei denti nelle ruote dentate cilindriche, linea di imbocco, strisciamento tra i profili dei denti, norme generali per il tracciato dei denti per ruote cilindriche - dentatura epicicloida, imbocco continuo, dentatura a punti, dentatura mista, dentatura a fianchi rettilinei, dentatura a fusi, ruote epicicloidali di assortimento, dentature ad evolvente, tracciato dei denti ad archi di circolo, odontografo di Willis, osservazione sulla duplice generazione dei profili dei denti, ruote a scaglione o di Hooke, ruote elicoidali cilindriche con assi paralleli o di Willis, ruote ellittiche, ruote dentate coniche, ruote dentate coniche elicoidali, ruote a fusi e caviglie, ruote dentate iperboliche, costruzione approssimata delle ruote dentate iperboliche, ruota a vita perpetua, la vita perpetua non è invertibile, ruote elicoidali cilindriche per assi posti in piani diversi, ruote dentate tagliate a macchina.
VII) Principi sulla composizione cinematica dei meccanismi
elementi cinematica, coppie di elementi, classificazioni delle coppie, catena cinematica, definizione di meccanismo e di macchina, investimento dei meccanismi, numero di elementi nella formazione dei meccanismi, formule simboliche dei meccanismi, analisi o sintesi dei meccanismi, classificazione dei meccanismi
VIII) Sistemi articolati
generalità sui sistemi articolati semplici, quadrilatero articolato piano, meccanismi a manovella, velocità e spazi nei meccanismi a manovella di spinta deviata e rotativa, diagramma di Zennar, forme diverse di manovella, eccentrico a collare, manovella a gruccia archilinea e rettilinea, manovella a croce, giunto di Oldham, tornio ellittico di Leonardo da Vinci, giunto universale o di Hooke, giunto doppio, sospensione cardanica, generalità sui sistemi articolati composti, quadrilateri e meccanismi accoppiati, Galde di Scott-Russel o di Evac, triangoli di Ruberi, parallelogramma di Watt,
IX) Meccanismi a vite
generalità sui meccanismi a vite, tipo fondamentale dei meccanismi a vite semplice, vite differenziale di Prony, trapano persiano, meccanismo per sollevare paratoie, apparecchio per incurvare le rotaie, morsa parallela, morsa del falegname, torchio per carta, bilanciere, meccanismi a vite con un elemento fluido
X) Cunei ed eccentrici
generalità sui cunei ed eccentrici, velocità e spazi nei cunei, applicazioni, velocità e spazi negli eccentrici, eccentrici a cuore e a più lobi, eccentrico circolare a stanghetta, bocciuoli cilindrici, e conici
XI) Boccioli piani (boccioli circolari, evolventi, ecc.)
generalità sui bocciuli piani, velocità e spazi nei bocciuoli a moto rettilineo, bocciuolo ad evolvente, circolare, triangolare, tracciato della curva di un bocciuolo, investimento di un bocciuolo circolare, altra forma del tornio ellittico, bocciuoli a moto rotativo
XII) Meccanismi a frizione
generalità sui meccanismi a frizione, rulli ruote e rotelle, cono e rotella, rotismi a frizione compiani e di ruote a rocchetti, innesti e arresti a frizione, magli a frizione.
XIII) Rotismi dentati
generalità sui rotismi dentati, ruote a due fusi, di Rosmer, di Huyghens, ellittiche aspirali e a più lobi, ruota eccentrica, a moto alternativo, intermittente, d’arresto, a palmole, ruote dentate con un elemento fluido, rotismi a capsula, problemi sui rotismi dentati, applicazione alla orologeria, applicazione al tornio parallelo, rotismi epicicloidali, innesti a denti
XIV) Arpionismi (trasformazioni del moto mediante arpionismi)
generalità sugli arpionismi, trasformazione del moto mediante nottolini ed arpioni, arpionismi di Lugharousse e di Habillé, scappamenti, arpionismi con un elemento fluido
XV) Meccanismi ad elementi duttili (meccanismi a pulegge e cinghie)
generalità sui meccanismi ad elementi duttili, trasmissione di moto mediante puleggia e cinghia tra due assi paralleli con rapporto costante delle velocità angolari, forme delle superficie delle pulegge, proprietà dei due tratti della cinghia, trasmissione di moto mediante puleggia e cinghia tra due assi posti in piani diversi, trasmissione per mezzo di contralberi, pulegge a moto vario, pulegge a gradini, pulegge coniche, innesti a cinghia, trasmissione mediante funi, trasmissione di moto mediante catene, meccanismi nei quali l’elemento duttile è un fluido.
29) Anno 1908 -- Tipografia Angelo Trani - Napoli;
BIBL. FINBC;
Ernesto Cavalli -- Elementi di Meccanica Applicata alle Macchine -- (p. 236 + 7 tavole);
Dal timbro posto sul primo foglio testo, è visibile l’originaria collocazione: Biblioteca della Reale Scuola di Applicazione di Napoli.
Ernesto Cavalli, insegnante del Reale Politecnico di Napoli.
Nella prefazione, sotto riportata, si legge “Sul cominciar del libro mi sono giovato della vecchia scuola di Morin, di Poncelet, di Redtenbacher ...ormai divenuta classica. Da quella di Hirn, di Petroff... ho preso la teoria dell’attrito cinetico, teoria della quale, dopo averla ridotta in forma elementare, dietro l’esempio di Releaux, ho applicati i risultati al traino e alla frenatura dei veicoli, come pure ai diversi congegni di trasmissione.
Il libro si compone di 236 pagine più 88 figure, raccolte in sette tavole.
Poco più di 1/5 del libro tratta delle macchine a vapore (alternative e turbine) e, molto sommariamente, di quelle a combustione interna (ciclo Otto), argomenti tipici dell’insegnamento di Macchine.
Gli argomenti sono generalmente svolti con impostazione teorica, facendo comunque riferimento a risultati sperimentali aggiornati.
All’incirca la prima metà del libro è dedicata alla valutazione delle forze resistenti dovute alle cause dissipative presenti negli accoppiamenti semplici o nelle trasmissioni con cingoli, oppure al mezzo ambiente, con particolare riferimento alla resistenza al moto di veicoli.
Gli atri argomenti tipici della Meccanica applicata alle Macchine sono esposti nei capitoli sui freni, sui congegni di trasmissione (che tratta soprattutto la trasmissione con cinghie o cavi). Nel capitolo sul bilanciamento delle macchine c’è un cenno al bilanciamento delle macchine alternative e viene trattato il proporzionamento del volano. Sono poi studiati i regolatori centrifughi e le macchine ad urto(maglio, battipalo). Il capitolo Ergometria riguarda gli indicatori di pressione ed i freni dinamometrici.
PREFAZIONE
Col tener dietro al progresso della Meccanica Applicata alle macchine, da anni ho avuti il desiderio di fare questo libro, nel quale trovasi ora raccolto il meglio che ne è stato pensato. Io confido che esso risponda agli attuali bisogni della istruzione politecnica, tanto più che ha pure la mira di contribuire sebbene in proporzione modesta, allo svolgimento di cose nuove.
Nella meccanica la verità è la sola fonte a cui si attinge utile e penetra meglio nella nostra mente, rimanendovi tenacemente impressa, se il metodo, che conduce a scoprirla, è svolto con semplicità.
Sul cominciare del libro, mi sono giovato della vecchia scuola di MORIN, di PONCELET, di REDTENBACHER............ ho preso la teoria dell’attrito cinetico, teoria della quale, dopo averla ridotta in forma elementare, dietro l’esempio di REULEAUX, ho applicato i risultati al traino e alla frenatura dei veicoli, come pure ai diversi congegni di trasmissione.
Per farmi strada alla scuola di CLAUSIUS, di RANKINE,............ ho esposta la descrizione organica degli strumenti adoperati in ergometria; specialmente dell’indicatore di pressione e del freno dinamometrico, che sono i più familiari. Introdotta poi l’importante nozione dell’entropia, imitando Gibbs e Sankey, ho posto in rilievo la correlazione fra i due diagrammi indicatore ed entropico, i quali diagrammi si usano insieme nello studio delle macchine termiche.
Tutte le questioni inerenti alla efficienza della macchina a vapore si trovano svolte in base alla teoria sullo scambio di calore tra vapore e metallo del cilindro, teoria che, con la sorta di dati sperimentali, scaturisce dalla legge di Fourier E., con prove dedotte dall’esperienza, fu anche possibile trattare il caso speciale della turbina.
Sifatto metodo teorico-sperimentale è stato esteso alle macchine a scoppio, nell’intendo di valutare il rendimento; e sulla traccia additata da Wrzz, vennero coordinate le poche regole da applicare.
Il problema di bilanciare una macchina, e l’altro di regolarne il movimento, sono stati risoluti ed esposti con procedimento semplice ed uniforme. Finalmente, ritenendo nella vecchia scuola, ho consacrato l’ultimo capitolo alle macchine ad urto.
INDICE ARGOMENTI:
I) Energia e lavoro
II) Attrito e sue leggi
III) Attrito e rigidezza dei cingoli
IV) Macchine mosse a mano d’uomo
V) Attrito cinetico ed oli lubricanti
VI) Resistenza dei mezzi
VII) Resistenza al traino
VIII) Freni e loro teoria
IX) Congegni di trasmissione
X) Ergometria
XI) Entropia
XII) Efficienza della macchina a vapore
XIII) Efficienza della macchina a scoppio
XIV) Bilanciamento delle macchine
XV) Regolatori a forza centrifuga
XVI) Macchine ad urto
30) Anno 1914 -- Non è stato possibile reperire informazioni sull’editoria;
BIBL. DIME;
L. De Biase -- Meccanica applicata alle macchine -- (p. 836);
Tra i testi di Meccanica Applicata alle Macchine, questo è il primo nel quale un’ampia parte è dedicata alla dinamica.
INDICE ARGOMENTI:
Prima parte: Cinematica Applicata alle Macchine
I) Cinematica grafica dei meccanismi piani
II) Moti relativi della retta e dell'angolo (problema di Cardano)
III) Coppie e catene cinematiche
IV) Ruote di frizione: Caso generale della trasmissione tra assi sghembi e casi particolari
V) Ruote dentate: generalità; ruote circolari; profili cic1oidali;profili ad evolvente; dentatura a fusi e a punti, ruote hooke; a freccia; coniche; iperboloidiche; elicoidali; vite perpetua e ruota elicoidale.
VI) Rotismi: ordinari; epicic1oidali
VII) Catene di cunei, eccentrici e bocciuoli
VIII) Catene di viti
IX) Catene di pulegge con organi di tensione
X) Catena del quadrilatero articolato
XI) Forme degeneri del quadrilatero articolato
XII) Sistemi articolati complessi
XIII) Catene con organi di pressione
XIV) Catene con coppie di frizione per innesti
XV) Catene di arpionismi
Seconda parte: Dinamica Applicata alle Macchine
I) Equazioni generali del moto delle macchine
II) Attrito e sue leggi
III) Rigidezza e attrito degli organi duttili: funi vegetali, metalliche; catene ordinarie,articolate; cinghie
IV) Studio delle resistenze passive
V) Attrito mediato e lubrificazione
VI) Equilibrio dinamico e rendimento dei meccanismi capaci di regime assoluto
VII) Freni: a ceppi, a nastro; frenatura dei veicoli
VIII) Trasmissione e distribuzione dell'energia meccanica
IX) Misure meccaniche: Sistema assoluto e sistema convenzionale; metodi ed errori delle misure; misure di lunghezze; misure di particolari superfici; misure di distanze; misure di tempi; misure di velocità; misure delle variazioni di velocità nelle macchine; misure di accelerazioni; misure di forze; misure di potenze e di lavori e rendimenti.
X) Regolazione delle macchine motrici; irregolarità intrinseche: volani
XI) Regolazione delle macchine motrici; irregolarità estrinseche: regolatori
XII) Macchine ad urto
31) Anno 1916 -- Editrice R. Pironti - Napoli;
BIBL. DIME;
P. E. Brunelli -- Cinematica della Meccanica a Stantuffo -- (p. 189);
Brunelli fu professore (o assistente)* prima a Napoli, poi a Torino;
Pietro Enrico Brunelli: Nato il 1° maggio del 1876 a Chieti. Laureato in Ingegneria Civile alla Scuola di Ingegneria di Roma nel 1898 e in Ingegneria Navale Meccanica alla Scuola di Ingegneria di Genova nel 1900, dal 1905 Brunelli è stato professore ordinario di Macchine Termiche presso la Scuola di Ingegneria di Napoli. Nel corso della prima guerra mondiale fino al 1919 il professore fu ufficiale della Marina in S.P.E. con il grado di Capitano: nella riserva Navale raggiunse poi il grado di Colonnello. Dal 1914 egli partecipò alla costruzione di navi di diverso genere (nel 1912 aveva diretto i lavori di recupero della nave San Giorgio affondata). Nel 1932 Brunelli viene trasferito dalla Scuola di Ingegneria di Napoli all'Istituto superiore di Ingegneria di Torino presso la Cattedra di Macchine a vapore e Fisica tecnica. Membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Brunelli fu commissario del Politecnico di Torino dal 29 aprile 1945 al 19 novembre 1945 e in seguito direttore dal 20 novembre 1945 al 29 marzo 1947. Brunelli morì a Torino il 29 marzo 1947.
INDICE ARGOMENTI TRATTATI:
I) Il manovellismo di spinta rotativa - Leggi del moto dello stantuffo
II) II manovellismo di spinta deviata
III) Moto della biella - Tracciamento delle traiettorie- Procedimenti generali per la determinazione dei valori della velocità e dell'accelerazione
IV) Bilancieri e leve oscillanti
V) Macchine a cilindro mobile
*Non è stato possibile reperire informazioni certe sul ruolo di Brunelli a Napoli;
32) Anno 1920 -- Libreria Editrice Politecnico, Milano;
BIBL. DIME;
I. Saraceni -- Meccanica Applicata alle Macchine (lezioni tenute nel Regio Politecnico di Milano, prima e terza parte);
Igino Saraceni: Prof. di Meccanica. Applicata alle Macchine nel Politecnico di Milano.
INDICE ARGOMENTI:
Parte Prima: Cinematica Applicata
I) Richiami di alcuni elementi di cinematica piana
II) Coppie cinematiche
III) Catene cinematiche
IV) Trasmissione del moto rotatorio per mezzo di ruote e rotismi
V) Trasmissione del moto rotatorio per mezzo di cingoli (sistemi a cinghia, fune, cavo metallico, catene)
VI) Sistemi articolati semplici
VII) Sistemi articolati complessi
VIII) Meccanismi delle distribuzioni delle macchine a vapore per ottenere l'inversione del moto
IX) Ruote dentate speciali
Parte terza: Termodinamica Tecnica
I) Grandezze fisiche considerate nella termodinamica tecnica
II) Principi fondamentali della termodinamica
III) Trasformazioni
IV) Cicli termici e loro rendimenti
V) Cambiamenti di stato fisico
VI) Teoria dei gas perfetti: leggi fondamentali; equazione fondamentale della termodinamica dei gas perfetti; trasformazioni termiche dei gas perfetti
VII) Trasformazioni politropiche; cicli costituiti di quattro politropiche
VIII) Teoria dei vapori saturi: relazioni generali; equazione fondamentale della termodinamica dei vapori saturi; trasformazioni termiche dei vapori saturi; miscele di vapori saturi
IX) Vapori surriscaldati e gas reali: relazioni generali; trasformazioni termiche dei vapori surriscaldati e gas reali.
X) Il moto permanente dei fluidi
XI) Trasformazioni termiche irreversibili; efflusso dei gas e dei vapori: efflusso dei fluidi in generale
33) Anno 1922 -- Editrice F.Lubrano, Napoli;
BIBL. DIME;
G.D.Mayer -- Meccanica applicata alle Macchine -- Parte I: Cinematica applicata;
Il libro si compone di circa 300 pagine, di cui metà riservate alla cinematica e metà alla dinamica. Sia per la cinematica che per la dinamica, gli argomenti trattati dal testo sono rappresentativi degli argomenti trattati alla fine degli anni novanta dalla Meccanica applicata alle Macchine presso la Facoltà di ingegneria Federico II.
Mancano del tutto, i riferimenti allo studio delle trasformazioni energetiche nei motori.
INDICE ARGOMENTI:
I) Generalità sulla cinematica dei sistemi piani
II) Le coppie cinematiche
III) Le ruote di frizione
IV) Le ruote dentate
V) Eccentrici, Cunei, Bocciuoli
VI) Pulegge e cingoli
VII) I manovellismi
34) Anno 1922 -- Editore Albin Michel;
BIBL. DIME;
J. Boulvin -- Corso di meccanica applicata alle macchine (tenuto a L'Ecole Speciale du Genie Civil de Gand);
J. Boulvin: Ingegnere onorario des Ponts e Chausseés, e direttore delle costruzioni marittime dello Stato Belga.
Vol. I – Teoria generale dei meccanismi;
INDICE ARGOMENTI:
Prima parte: Cinematica
I) Richiamo di alcuni principi di cinematica teorica
II) Meccanismi con biella
III) Meccanismi articolati per guide a moto rettilineo
IV) Arpionismi
V) Giunti per collegamento di due alberi rotanti
VI) Meccanismi a coulisse (con coppia prismatica)
VII) Camme ed eccentrici
VIII) Ruote di frizione ed ingranaggi: trasmissione tra assi paralleli;trasmissione tra assi concorrenti e tra assi sghembi;dentature elicoidali;ingranaggi derivati dalla vite; treni di ingranaggi; ruote di frizione ed ingranaggi a rapporto variabile di velocità.
IX) Trasmissione con corde e cinghie
X) Meccanismi comprendenti un fluido
XI) Cambiamento di velocità per mezzo di cinghie
XII) Cambiamento di velocità per mezzo di ingranaggi
XIII) Trasformatori idraulici
Seconda parte: Statica e Dinamica
XIV) Equazione generale delle macchine
XV) Attrito tra solidi
XVI) Attrito di liquidi su solidi
XVII) Resistenza al rotolamento
XVIII) La rigidezza delle corde
XIX) Lavoro assorbito negli urti
XX) Equilibrio dei meccanismi soggetti a resistenze passive:
XXI) Sistemi nei quali non si deve considerare che l'attrito
XXII) Sistemi nei quali si produce resistenza al rotolamento
XXIII) Sistemi comportanti dei legami flessibili
XXIV) Trasmissione con cinghie e con corde
XXV) Sistemi con urti
XXVI) Teoria del volano
XXVII) Regolatori
XXVIII) Regolatori a molla
XXIX) Teoria dinamica dei regolatori
XXX) Misura del lavoro delle forze e della potenza delle macchine
XXXI) Lavoro prodotto da una forza isolata
XXXII) Lavoro prodotto dalla pressione di un fluido
XXXIII) Lavoro motore disponibile su un albero
XXXIV) Dinamometri di trasmissione
XXXV) Dinamometri a bilancia
35) Anno 1928 -- Litografia del Genio Civile, Roma;
BIBL. DIME;
A. Anastasi -- Lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine, Parte 1- Cinematica e dinamica delle macchine, VoI. 2° (Anno acc. 1928-29);
A. Anastasi Rettore della Scuola d'Ingegneria di Roma- Istituto di Macchine.
INDICE ARGOMENTI:
I) Cingoli
II) Trasmissioni di potenza fra alberi per mezzo di cingoli
III) Macchine a funi od a catene - Funivie
IV) Manovellismi piani e sferici: quadrilatero articolato piano; studio cinematico del meccanismo di biella manovella e stantuffo; studio dinamico del meccanismo di biella manovella e stantuffo; giunto di Cardano
V) Regolazione del moto periodico: irregolarità del moto periodico- volano; calcolo dell'eccesso di lavoro; effetto di volano delle masse in moto alterno di alcune macchine poli cilindriche
VI) Regolazione della velocità di regime: generalità sulla regolazione; regolatori automatici della velocità a forza centrifuga; curve caratteristiche dei regolatori
36) Anno 1930 -- Librairie J.B. Bailliére et Fils, Paris;
BIBL. DIME;
M. L. Lecornu -- Propriété Générale des Machines (p. 230);
M. I. Lecornu: Prof alla scuola Politecnica e alla scuola superiore Nazionale di Mines.
INDICE ARGOMENTI:
I) Statica delle macchine: Condizioni di equilibrio; contatto di due corpi solidi; resistenze passive; applicazioni
II) Lavoro delle macchine
III) Volani: teoria generale; volano elastico; caso di un motore che azione un’elica; rottura dei volani
IV) Regolazione: statica dei regolatori a forza centrifuga; regolatori sprovvisti di molle; regolatori a forza centrifuga con molle
V) Freni
VI) Sforzi interni in una macchina
VII) Equilibrio di una macchina
VIII) Vibrazioni
IX) Macchine simili
E’ il primo testo in cui compare specificamente l’argomento: vibrazioni.
37) Anno 1936 -- Litografia del Genio Civile, Roma.
BIBL. DIME;
A. Anastasi -- Lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine, Volume I: Teoria dei meccanismi - Cinematica e Dinamica applicate (Anno acc. 1936-37);
A. Anastasi: Rettore Università degli Studi di Roma, Facoltà di Ingegneria di Roma.
INDICE ARGOMENTI:
Prima parte: Teoria dei Meccanismi
I) Coppie di elementi cinematici
II) Catene cinematiche e meccanismi
III) Guide articolate del moto rettilineo e meccanismi amplificatori; catene cinematiche con un numero qualunque di membri; sostituzione di coppie superiori alle coppie di rotoidi
Seconda parte: Cinematica e Dinamica Applicata
I) Resistenze passive
II) Velocità ed accelerazioni dei punti delle macchine; forze d'inerzia; forze vive; trasmissione del lavoro; rendimento
III) Studio dinamico delle coppie inferiori
IV) Meccanismi di eccentrico
V) Meccanismi di tre membri dove i due mobili sono ruote; assoidi, leve rotolanti; ruote di frizione
VI) Ruote dentate cilindriche
VII) Ruote dentate ad assi non paralleli; calcolo delle ruote dentate; rendimento
VIII) Rotismi ordinari ed epicicloidali; cuscinetti a sfere ed a rulli
38) Anno 1942 -- Libreria Tecnica Editrice V. Giorgio - Torino;
BIBL. DIME;
J. Candeo - Cicogna -- Esercizi di Meccanica applicata alle macchine;
Libreria Tecnica Editrice V.Giorgio, Torino.
A. Anastasi - R. Università degli Studi di Roma, Facoltà di Ingegneria di Roma.
INDICE ARGOMENTI TRATTATI:
Principi fondamentali della meccanica
I) Principi fondamentali della statica
II) Sistemi di forze complanari concorrenti
III) L'attrito tra superfici a contatto asciutte
IV) Forze complanari parallele
V) Forze complanari comunque disposte
VI) Il principio degli spostamenti virtuali
VII) Cinematica di un punto
VIII) I principi fondamentali della dinamica
IX) I fondamenti della cinematica analitico - grafica
X) Vibrazioni
Le principali applicazioni della meccanica
I) Trasmissioni ad ingranaggi: rotismi ordinari
II) Trasmissioni ad ingranaggi: rotismi epicicloidali
III) Funi, macchine funicolari
IV) Trasmissioni a mezzo di cinghie
V) Freni
VI) Molle
VII) Cuscinetti a rotolamento
VIII) Studio di alcune parti di automobile
39) Anno 1943 -- non è stato possibile reperire informazioni sull’editoria;
BIBL. DIME;
V. Foschi -- Esercizi di Meccanica applicata; Edizioni Italiane -- (p. 385);
INDICE ARGOMENTI:
Meccanica teorica
I) Cinematica del punto
II) Moto di una figura piana nel suo piano
III) Movimento di una figura rigida nello spazio
IV) Composizione e decomposizione di forze
V) Equilibrio di corpi e sistemi vincolati senza attrito
VI) Principio dei lavori virtuali
VII) Moto rettilineo e moto curvilineo di un punto
VIII) Momenti di inerzia, forza viva, quantità di moto
IX) Principio di d'Alembert, Teoremi sul moto dei sistemi
X) Moto relativo; impulsioni
Meccanica applicata
I) Composizione dei meccanismi
II) Equilibrio di sistemi di corpi vincolati (senza resistenze passive)
III) Resistenze passive
IV) Equilibrio di sistemi di corpi vincolati (con resistenze passive)
V) Dimensioni delle principali unità meccaniche. Sistemi di misura
VI) Proprietà generali delle velocità e delle accelerazioni dei punti di una figura piana
VII) Trasmissione del lavoro; forza d'inerzia; forza viva; masse ridotte; quantità di moto
VIII) Equilibrio dinamico dei sistemi
IX) Rendimento delle macchine
X) Meccanismi di tre elementi
XI) Ruote dentate
XII) Rotismi ordinari ed epicic1oidali;cuscinetti a sfere
XIII) Trasmissioni con elementi flessibili
XIV) Meccanismi di quattro elementi
XV) Regolazione del moto periodico; volani
XVI) Regolazione della velocità di regime; regolatori
XVII) Misura della potenza
XVIII) Molle
XIX) Vibrazioni
XX) Fenomeni di risonanza; velocità critiche; azioni giroscopiche
XXI) Bilanciamento delle forze d'inerzia
E’ il primo testo in cui compaiono gli argomenti: velocità critiche e le azioni giroscopiche.
40) Anno 1948 -- Levrotto & Bella Editrice - Torino.
BIBL. DIME;
M. Panetti -- Meccanica Applicata alle Macchine, ( vol. I, vol. II, vol. III);
M. Panetti, Prof di Meccanica Applicata alle Macchine al Politecnico di Torino, dal 1910.
vol. I (quarta ed., p. 506)
INDICE ARGOMENTI:
I) Fondamenti della cinematica delle Macchine:
1) composizione delle macchine
2) velocità e centro istantaneo
3) polari e primitive
4) rollette
5) accelerazioni nel moto piano
6) centro delle accelerazioni e curvature delle traiettorie
7) profili coniugati
1) l'attrito nelle macchine
2) attrito di strisciamento rotolamento
3) attrito tra superfici lubrificate
4) attrito di rotolamento
II) La resistenza del mezzo
1) resistenza di pressione
2) fenomeni di scia e attrito di parete
3) resistenza del mezzo a velocità balistiche
4) notizie tecniche sulla resistenza del mezzo
III) Fondamenti della dinamica delle macchine
1) equazione della energia cinetica
2) rendimento; teorema di d'Alembert
3) reazioni del telaio e bilanciamento
4) misura dinamometria della potenza
5) moto vario nelle macchine
IV) Meccanismi costituiti da coppie elementari
1) coppia prismatica
2) coppia rotoidale
3) teoria elementare
4) coppie rotoidali asciutte
5) teoria del logoramento
6) treni ad attrito
7) coppie rotoidali lubrificate
V) Cuscinetti di rotolamento: disposizioni generali e problemi cinematici
1) resistenza allo schiacciamento degli elementi rotolanti;
2) ripartizione del carico sui rulli e sulle sfere di un cuscinetto radiale
3) resistenza alla fatica
4) attrito dei cuscinetti di rotolamento;
5) perni con rotelle
VI) Coppia elicoidale
1) teoria elementare della vite
2) meccanismi derivati dalla coppia elicoidale
3) forzamento della coppia elicoidale
VII) Moti vibratori nelle macchine
1) moti oscillatori di un punto
2) vibrazioni flettenti negli alberi
3) oscillazioni dei corpi rigidi trattenuti da un asse fisso (oscillazioni torsionali)
4) oscillazioni piane dei telai molleggiati
vol. II (quarta ed., ristampa, p. 317)
INDICE ARGOMENTI:
I) Primitive delle ruote
II) Profili dentati cilindrici
1) Dentature cicloidali
2) Dentature speciali
3) Dentature ad evolvente
4) Ruote con denti elicoidali
III) Il lavoro di attrito nelle ruote con assi paralleli
IV) Ruote per trasmissione fra assi concorrenti primitive e coppie di frizione coniche
1) Dentature coniche
2) Ruote coniche spirali
V) Ruote elicoidali per trasmissioni fra assi sghembi
VI) Coppie di avvitamento senza fine
VII) Roteggi ordinari
VIII) Roteggi epicicloidali
1) Problema dinamico dei roteggi epicicloidali
vol. III (quarta ed., ristampa, p. 208)
INDICE ARGOMENTI:
I) Funi
II) Catene
III) Macchine funicolari
IV) Trasporti funicolari
V) Trasmissioni con cingoli
VI) Problemi tecnici sulle trasmissioni
41) Anno 1949 -- Libreria Editrice Politecnica C. Tamburini - Milano;
BIBL. DIME;
G. Scotto Lavina -- Applicazioni di Meccanica delle Macchine, Parte terza -- (p. 372);
INDICE ARGOMENTI:
I) Il Volano
II) Il calcolo del rendimento
III) Le velocità critiche flessionali
42) Anno 1952 -- Editrice Liguori - Napoli;
BIBL. DIME;
P. Ferretti -- Meccanica delle macchine; vol. I, Napoli (edizione identica a quella successiva del 1966) -- (p. 368);
Pericle Ferretti, Professore di Meccanica applicata Alle Macchine a Napoli.
INDICE ARGOMENTI TRATTATI:
I) Cinematica
1) Coppie e catene cinematiche
2) Il moto di una figura piana nel proprio piano
3) I profili coniugati
II) Dinamica
1) Il lavoro delle forze d'inerzia
2) Il rendimento organico
3) Resistenze passive
III) I fenomeni dinamici nel moto rotatorio
1) Velocità angolare costante intorno ad un asse centrale d'inerzia (cioè:fenomeni giroscopici)
2) Velocità angolare costante intorno ad un asse baricentrico (non centrale d'inerzia)
3) Velocità angolare costante intorno ad un asse non baricentrico (cioè: velocità critica flessionale)
4) Velocità angolare variabile (cioè: oscillazioni torsionali)
IV) Trasmissioni con ruote di frizioni
V) Trasmissioni con ruote dentate
VI) Trasmissioni con cingoli
VII) Il manovellismo di spinta rotativa
1) Cinematica
2) Le forze d'inerzia
3) Il bilanciamento delle forze d'inerzia
4) Il momento motore
5) Il manovellismo eccentrico
VIII) La regolazione delle macchine
1) Il problema della regolazione
2) I volani
3) I regolatori
4) I freni
IX) La lubrificazione
1) Il fenomeno dell'attrito
2) Superfici imperfettamente lubrificate
3) Superfici perfettamente lubrificate
4) Risultati sperimentali
X) Le forme costruttive dei cuscinetti
1) Cuscinetti a ralle fisse
2) Cuscinetti a ralle mobili
43) Anno 1954 -- Editrice Liguori - Napoli;
BIBL. DIME;
P. Ferretti, M. Taddei -- Meccanica delle macchine; vol. II -- (p. 485);
Pericle Ferretti, Professore di Meccanica applicata Alle Macchine a Napoli;
M. Taddei: Professore ordinario di Meccanica Applicata alle Macchine dal 1951 al 1981.
INDICE ARGOMENTI:
I) Generalità sulle misure
1) La misura delle grandezze
2) Errori nelle misure
3) Unità di misura e sistemi di unità
4) Leggi di similitudini
II) Metodi elettrici nelle misure meccaniche
1) Gli elementi sensibili
2) I circuiti elettrici
3) Strumenti elettrici di misura
III) Misura delle grandezze fisiche
1) Misura delle grandezze fondamentali
2) Misura delle grandezze geometriche
3) Misura delle grandezze cinematiche
4) Misura delle grandezze dinamiche
44) Anno 1956 -- Editrice Riccardo Patron - Bologna;
BIBL. DIME;
A. Prosciutto -- Elementi di Meccanica Applicata alle Macchine - (Quinta ed. riveduta ed ampliata a cura di F. Caboni e G. Moranti;
A. Prosciutto, Prof ordinario nella Facoltà di Ingegneria dell'Università di Bologna;
INDICE ARGOMENTI:
1) Principi fondamentali della meccanica
2) Moto di un punto materiale
3) Sistemi di forze
4) Sistemi di masse
5) Cinematica e dinamica di un corpo rigido
6) Sistemi meccanici composti
7) Oscillazioni
8) Principi di dinamica delle macchine
9) Resistenze passive e rendimenti
10) Coppie elementari
11) Sistemi articolati
12) Manovellismo di spinta rotativo
13) Manovellismi a glifo ed a croce
14) Quadrilatero articolato sferico
15) Ruote di frizione
16) Ingranaggi e rotismi semplici e composti
17) Meccanismi ad organi flessibili
18) Eccentrici
19) Arpionismi
20) Uniformità del moto e calcolo dei volani
21) Regolarità del moto ed equilibramento dinamico
22) La regolazione delle macchine motrici
23) Velocità critiche ed oscillazioni torsionali degli alberi
24) Misura del lavoro meccanico
45) Anno 1964 -- Editrice Tecnico Scientifica - Pisa;
BIBL. DIME;
E. Pistolesi -- Meccanica Applicata alle Macchine - XI edizione riveduta dal Prof M. Marini -- (p.702);
INDICE ARGOMENTI:
I) Fondamenti cinematica della teoria delle macchine
1) Coppie cinematiche
2) Coppie cinematiche sferiche
3) Coppie cinematiche generali
4) Catene cinematiche e meccanismi
5) Profili coniugati e loro tracciamento
6) Polari
II) Forze agenti nelle macchine
1) Azioni di contatto tra corpi solidi
2) Azioni di contatto tra solidi e fluidi
3) Principi di fluidodinamica
4) Azioni di una corrente fluida sui corpi immersi
5) Fluidi viscosi
6) Nozioni elementari sull'urto
III) L’attrito e la lubrificazione
1) Attrito di strisciamento
2) Logoramento ipotesi del Reye
3) L'attrito di rotolamento
4) Slittamento elastico nel rotolamento
5) Concetti generali sulla lubrificazione
6) Coppia prismatica e coppia rotoidale
7) Impostazione generale del problema della lubrificazione.
8) Caso delle coppie piane superiori
9) Lubrificanti
IV) Fondamenti della dinamica delle macchine
1) Lavori e rendimenti
2) Equilibrio delle macchine. Forze d'inerzia
3) Forze e masse ridotte
4) Masse di sostituzione- equivalenza dinamica
5) Moti oscillatori
6) Oscillazioni forzate
7) Oscillazioni accoppiate
8) Vibrazioni
9) Unità e sistemi di misura
V) Studio delle coppie elementari
1) Coppia prismatica, rotoidale, elicoidale
2) Rendimento del piano inclinato
3) Perni di spinta
4) Cuscinetti a rotolamento
VI) Sistemi articolati e loro applicazioni
1) Quadrilatero articolato
2) Manovellismi
3) Applicazioni dei sistemi articolati
4) Giunti articolati
5) Capsulismi derivati dal manovellismo
VII) Coppie superiori
1) Ruote di frizione
2) Eccentrici e loro classificazione
3) Arresti e arpionismi
VIII) Ruote dentate
1) Cinematica delle ruote dentate
2) Dentature cic1oidali
3) Dentature ad evolvente
4) Interferenza delle ruote ad evolvente
5) Ruote cilindriche a dentatura elicoidale
6) Rendimento delle ruote cilindriche
7) Ruote di tipo speciale
8) Ruote coniche
9) Ruote per trasmissione tra assi sghembi
10) Vite senza fine ruota elicoidale
11) Vite perpetua con filetto globoidale
12) Ingranaggi a capsula
IX) Rotismi
1) Rotismi ordinari
2) Rotismi epicic1oidali
X) Gli organi flessibili e le loro applicazioni
1) Rigidezza degli organi flessibili
2) Applicazioni statiche
3) Applicazioni dinamiche
4) Le tensioni nei due rami della cinghia
5) A11ungamenti,scorrimenti e calcolo delle cinghie
6) Rendimento
XI) Freni
1) Freni a ceppi
2) Freni ad attrito
3) Freni a fluido e giunti idraulici
4) Freni elettromagnetici
5) Servo-freni
XII) Dinamica delle macchine
1) Bilanciamento degli alberi rotanti
2) Macchine equilibratrici
3) Velocità critica degli alberi rotanti
XIII) Dinamica delle macchine a stantuffo
1) Velocità ed accelerazione del piede di biella
2) Forze d'inerzia e calcolo della biella
3) Asse ridotte delle masse alterne e della biella
4) Pressioni indicate, pressioni d'inerzia, pressioni efficaci
5) Forze applicate al telaio
6) Bilanciamento
XIV) Teoria della regolazione
1) Irregolarità periodica di una macchina
2) Metodo di tredgold per il calcolo dell'irregolarità e del volano
3) Metodo di Wittembauer
4) Elasticità dei motori, regolazione
5) Insensibilità ed oscillazioni pendolari dei regolatori
6) Vari tipi di regolatori
7) Cenno sul problema analitico dei regolatori
XV) Misura sperimentale del lavoro meccanico
1) Grandezze da misurare e metodi di misura
2) Bilance dinamometriche
3) Misura della coppia di reazione
4) Bilance dinamometriche di trasmissione
5) Freni dinamometrici
6) Dinamometri di deformazione
7) Torsiometri
46) Anno 1969 -- Libreria Di Stefano - Genova.
BIBL. DIME;
A. Capoca -- Meccanica Applicata alle Macchine - vol. I Genova -- (p. 301)
A.A. Capocaca: prof all' Università di Genova.
INDICE ARGOMENTI:
I) Nozioni generali
1) La macchina: sua evoluzione e suo valore umano ! I
2) Coppie cinematiche
II) Attrito radente e sue forme
1) L'attrito fra le superfici asciutte
2) L'attrito fluido o viscoso
3) La teoria idrodinamica
III) La lubrificazione delle coppie cinematiche elementari
1) La coppia prismatica lubrificata I La coppia rotoidale portante lubrificata .
2) La coppia rotoidale spingente lubrificata
3) La coppia elicoidale lubrificata
IV) La lubrificazione delle coppie cinematiche superiori
1) Principi generali
2) Lubrificazione degli eccentrici
3) Lubrificazione degli ingranaggi
4) Problemi sulle Coppie cinematiche lubrificate in regime fluido
5) Problema diretto ed inverso
6) .Sistemi a reimpiego
7) Sistemi di lubrificazione a grasso
V) Teoria dimensionale della lubrificazione a fluido
VI) Esperienze sui lubrificanti e sulla lubrificazione
1) Misure di attrito
2) Rilievo della distribuzione delle pressioni
3) Esperienze dell'autore
I) Problemi sull’attrito evolvente
1) Trasporto di un carico mediante carri o mediante rulli
II) Cuscinetti a rotolamento
1) Caratteristiche dei cuscinetti a rotolamento
2) Vari tipi di cuscinetti
3) Lubrificazione dei cuscinetti a rotolamento
III) Resistenza del mezzo
47) Anno 1986 -- Torino
Ghigliazza, Galletti -- Meccanica applicata alle macchine UTET;
Ghigliazza Rinaldo: Prof di Meccanica .Applicata alle Macchine, Genova.
Galletti Carlo Ugo: Prof di Meccanica Applicata alle Macchine, Genova.
INDICE ARGOMENTI:
Cinematica applicata
I) Struttura dei meccanismi
1) Vincoli
2) Catene cinematiche e meccanismi
II) Analisi cinematica dei meccanismi piani
1) Movimento relativo tra i membri
2) Analisi dei meccanismi con sole coppie inferiori
3) Analisi dei meccanismi con coppie superiori
III) Analisi cinematica dei meccanismi spaziali
1) Movimento rigido generale
2) Analisi dei meccanismi con sole coppie inferiori
IV) Sintesi dei meccanismi
1) Sintesi di numero
2) Sintesi dimensionale
V) Dinamica applicata
VI) Sistemi e modelli meccanici
1) Sistemi fisici e sistemi astratti
2) Modelli matematici
VII) Meccanica delle superfici
1) Richiami sulle caratteristiche dei solidi
2) Fenomeni superficiali
3) Forze agenti negli accoppiamenti
4) Usura
VIII) Analisi dinamica delle macchine e dei meccanismi
1) Sistemi ad un grado di libertà
2) Meccanismi piani a membri rigidi
3) Meccanismi spaziali membri rigidi
4) Linearizzazione dei modelli
IX) Sistemi lineari
1) Proprietà fondamentali
2) Analisi modale
3) Funzioni di trasferimento
4) Applicazioni meccaniche
X) Componenti meccanici (meccanismi)
XI) Coppie elementari
1) Classificazione
2) Coppie elementari asciutte o con lubrificazione limite
3) Coppie elementari con lubrificazione fluida
4) Coppie elementari a rotolamento
5) Confronto tra le prestazioni dei vari tipi di coppie elementari
XII) Trasmissione di potenza
1) Classificazione
2) Ruote lisce ( o ruote per attrito o di frizione)
3) Ruote dentate (ingranaggi)
4) Ruote e flessibili
5) Confronto tra i meccanismi con rapporto costante
6) Variatori di velocità
7) Giunti
8) Innesti
9) Freni
XIII) Meccanismi per moto vario
1) Sistemi articolati
2) Meccanismi con camme
3) Meccanismi con moto intermittente
4) Meccanismi unidirezionali
5) Confronto tra i vari tipi di meccanismi per moto vario
48) Anno 1988 -- Editrice Patron - Bologna;
BIBL. DIME;
Funaioli - Maggiore - Menghetti -- Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, (Volume I - Volume II);
Maggiore Alberto, Prof di Meccanica Applicata alle Macchine, Bologna
Meneghetti Umberto, Prof di Meccanica Applicata alle Macchine, Bologna
INDICE ARGOMENTI:
I) Richiami di dinamica
II) Dinamica dei manovellismi di spinta e del quadrilatero articolato
III) Il problema dinamico inverso
IV) Dinamica degli impianti funzionanti a regime periodico
V) Vibrazioni di sistemi ad un grado di libertà
VI) Vibrazioni di sistemi a due e a molti gradi di libertà
VII) Dinamica dei rotori
VIII) Introduzione allo studio sperimentale delle vibrazioni
IX) Regolazione della velocità angolare
X) Funaioli
49) Anno 1991 -- Editore Liquori - Napoli;
BIBL. FINBEC;
Angelo Raffaele Guido - Lelio Della Pietra -- Lezioni di Meccanica applicata alle macchine, (Volume I - Volume II);
Lelio Della Pietra , Prof di Meccanica Applicata alle Macchine all’Università di Ingegneria Federico II, di Napoli.
Angelo Raffaele Guido, Prof di Meccanica Applicata alle Macchine, all’Università di Ingegneria Federico II, di Napoli.
Il testo è diviso in due volumi, è stato il testo usato per l’insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine nella Facoltà di Ingegneria, Federico II, fino all’anno 2013-2014
vol. I (p. 457)
INDICE ARGOMENTI:
I) Definizione di macchine e principi fondamentali
1) Macchine e meccanismi
2) Coppie cinematiche
3) Gradi di libertà di un meccanismo e di una macchina
4) Le equazioni cardinali della meccanica
5) Il teorema del moto del baricentro
6) Classificazione delle forze
7) Esempi di applicazioni del principio di d’Alembert
8) Lavoro di una forza
9) Energia cinetica di un sistema meccanico
10) Il teorema dell’energia cinetica
11) Sistemi equivalenti e sistemi ridotti
12) Sistemi equivalenti – caso generale, (Esercizio ) – Moto piano, Esempi
13) Sistemi ridotti, 5 Esempi
14) Sistema ridotto di una macchina
15) Potenza di una macchina
16) Le resistenze passive
17) Le resistenze d’attrito, Esempi
18) Il rendimento Meccanico
19) Meccanismi in serie ed in parallelo
20) Meccanismi irreversibili
21) Il rendimento dei meccanismi irreversibili
II) Il funzionamento di un gruppo di macchine
1) Introduzione
2) Condizione di regime, Esempi
3) Grado di irregolarità nel periodo
4) Determinazione del momento d’inerzia di massa di un volano
5) Dimensionamento di un volano, 3 Esempi
6) Caratteristica meccanica di una macchina, Esempi
7) Stabilità delle condizioni di regime
8) Grado di staticità e campo di regolazione
9) I regolatori centrifughi
10) Il funzionamento del sistema di regolazione
11) L’equazione caratteristica di un regolatore centrifugo, Esercizio
12) La curva di Tolle: stabilità di un regolatore centrifugo
13) Grado di staticità di un regolatore, Esempi
14) Un esempio di applicazione: il regolatore di Watt isoscele
15) La curva caratteristica di un regolatore, Esempi
16) Sensibilità di un regolatore centrifugo, Esempi
17) La regolazione indiretta
III) Dinamica dei rotori rigidi
1) Introduzione
2) Richiami di dinamica
3) Le equazioni cardinali dei corpi rigidi
4) La matrice di rotazione
5) Sbilanciamento statico e dinamico di un rotore
6) Forze e coppie d’inerzia dovute allo sbilanciamento, 2 Esempi
7) Effetti delle coppie d’inerzia: velocità critiche
8) Coppie di inerzia giroscopiche
9) Rotori a struttura giroscopica, 4 Esempi
10) Rotori a struttura non giroscopica, Esempi
IV) Giroscopi
1) Cenni storici
2) Fenomeni giroscopici elementari
3) Lo studio del comportamento dinamica di un giroscopio
4) Gli angoli di Eulero
5) Il vettore {w} in funzione degli angoli di Eulero
6) Le equazioni del moto di un giroscopio
7) L’integrazione delle equazioni del moto: Il moto libero come precessione regolare – Il moto libero come oscillazioni di piccola ampiezza:stabilità del giroscopio – Risposta del sistema ad una coppia a gradino crescente: precessione
8) pseudo regolare
9) Teoria elementare del giroscopio: Risposta ad una coppia di momento Mx e ad una precessione ψ – Risposta ad una coppia di momento Mξ e ad una precessione Ǿ
10) Aspetti costruttivi di un giroscopio, Esercizio
11) Applicazioni tecniche dei giroscopi
12) Il pendolo giroscopico: Descrizione – Le equazioni del moto – L’integrazione delle equazioni del moto
13) La bussola giroscopica: Descrizione – Le equazioni del moto – L’integrazioe delle equazioni del moto
V) Vibrazioni meccaniche
1) Introduzione
2) Moto periodico
3) Moto armonico
4) Rappresentazione vettoriale di un moto armonico
5) Composizione di due moti armonici diretti secondo lo stesso asse: Battimenti
6) Composizione di due moti armonici diretti secondo assi ortogonali
7) Analisi armonica
8) Fenomeni vibratori fondamentali
9) Modelli matematici di sistemi discreti
10) Gradi di libertà di un sistemi
11) Sistemi ad un grado di libertà
12) Sistemi conservativi: Vibrazioni libere
13) Vibrazioni forzate armoniche
14) Vibrazioni forzate periodiche
15) Esempi di applicazione: 5 Esempi
16) Coefficienti di rigidità degli elementi elastici, 9 Esempi
17) Sistemi dissipativi: vibrazioni libere
18) Vibrazioni forzate armoniche
19) Metodo vettoriale
20) Vibrazioni eccitata da un moto armonico
21) Esempi di applicazione, 2 Esempi
22) Sistemi a due gradi di libertà
23) Oscillazioni libere in assenza di smorzamento: Integrazione delle equazioni del moto – La determinazione delle costanti di integrazione – I modi di vibrare del sistema
24) Oscillazioni forzate in assenza di smorzamento: Integrazione delle equazioni del moto – La determinazione delle costanti di integrazione – I modi diu vibrare del sistema
25) Oscillazioni forzate in assenza di smorzamento
26) Esempi di applicazione: smorzatore dinamico
27) Sistemi ad n gradi di libertà
VI) Bilanciamento degli organi rotanti rigidi
1) Premessa
2) Sbilanciamento statico e sbilanciamento dinamico
3) Bilanciamento: masse bilanciatrici e piani di correzione
4) Macchine bilanciatrici
5) Bilanciamento con macchine a supporti elastici
6) Bilanciamento con macchine a supporti rigidi
7) Gradi di precisione del bilanciamento: sbilanciamento residuo
vol. II (p. 461)
INDICE ARGOMENTI TRATTATI:
I) Velocità critiche flessionali
1) Introduzione
2) Il modello matematico da Rankine a Cree
3) Le velocità critiche come risonanze flessionali: Il modello matematico di jeffcott
4) Sistema con supporti non rigidi
5) Moto di precessione inversa o riverse whirling
6) Sistemi no simmetrici: L’effetto disco
7) Velocità critiche per un sistema a due masse concentrate
8) Formula approssimata di Dunkerley
9) Velocità critiche secondarie: 6 Esempi
II) Velocità critiche torsionali
1) Introduzione
2) I sistemi discreti
3) I modi di vibrare di un sistema a due dischi
4) Il moto forzato del sistema a due dischi
5) Velocità critiche torsionali: 7 Esempi
III) Trasmissioni con ruote di frizione
1) La trasmissione del moto rotatorio
2) Trasmissione tra assi sghembi: la forma delle ruote di frizioni
3) Ruote di frizione per trasmissione tra assi paralleli
4) Ruote di frizione per trasmissione tra assi incidenti
5) Comportamento dinamico delle ruote di frizione
IV) Trasmissione con ruote dentate
1) Generalità
2) Nozioni generali
3) Ingranaggi cilindrici
4) Studio cinematica delle ruote cilindriche: I profili coniugati; Linea d’azione, linea d’arco; Profilo attivo
5) Il profilo cicloidale
6) Il profilo ad evolvente: definizione e pèrorpietà dell’evolvente; I profili coniugati; Caratteristiche delle ruote dentate ad evolvente; La coppia rocchetto-dentiera base; Linea ed arco di condotta; Il numero minimo dei denti; Le ruote a dentatura interna;
7) Le ruote a denti elicoidali: Ruote a gradini e ruote a denti elicoidali; Il contatto tra i denti; La dentiera base; La reazione mutua e la spinta assiale; Esercizi
8) Il taglio delle dentature ad evolvente con utensile a cremagliera
9) Le ruote coniche: le superfici primitive; I profili coniugati : l’approssimazione di Tredgold; Il numero minimo di denti; Grandezze caratteristiche delle ruote coniche a denti diritti; Le reazione mutua e le spinte assiali e radiali;
10) Il rendimento di un ingranaggio: Il rendimento istantaneo; il rendimento medio
11) rotismi
12) Rotismi ordinari
13) Rotismi epicicloidali
14) Classificazione dei rotismi epicicloidali
15) La formula di Willis
16) Rotismi epicicloidali compensatori
17) Rotismi epicicloidali riduttori Le coppie agenti sugli assi del rotismo
18) Esempi di applicazione
V) Trasmissione con organi flessibili
1) Introduzione
2) Descrizione della trasmissione a cinghia piana
3) Principi di funzionamento delle trasmissione
4) La tensione di montaggio T0
5) I parametri che influenzano i valori di T1: L’angolo di avvolgimento α1; Il coefficiente f; La massa m; La velocità periferica v;
6) Il rendimento della trasmissione
VI) La lubrificazione idrodinamica
1) La lubrificazione a fluido
2) La viscosità di un fluido: la legge di Newton
3) La lubrificazione idrodinamica nelle macchine
4) La lubrificazione idrodinamica nei cuscinetti a strisciamento
5) L’equazione di Reynolds: Le equazioni del moto del fluido nel meato; Le velocità u e w; La condizione di continuità
6) Modelli matematici semplificati
7) Il cuscinetto portante “corto”: L’altezza del meato; I diagrammi u(y) e w(y); L’integrazione dell’equazione (16.6-4); Il carico W e l’altezza minima dek meato; il coefficiente d’attrito; Il numero di Sommerfled; Esempio di applicazione;
8) I cuscinetti di spinta a pattini piani: L’altezza del meato; I diagrammi di velocità nel meato; L’integrazione dell’equazione (12.8-1); Il carico W e l’altezza minima h dek meato; Il coefficiente d’attrito
9) I cuscinetti di spinta rotativa a pattini fissi: Esempi di applicazione
10) I cuscinetti di Michel: Esempi di applicazione
11) Appendice capitolo 12
VII) Macchine alternative: Motori a C: I:
1) Introduzione
2) Il manovellismo di spinta rotativa
3) Studio cinematica
4) Il moto del bottone di manovella
5) Il moto del piede di biella
a. Lo spostamento del punto C
b. La velocità del puto C
c. L’accelerazione del punto C
6) Il moto della biella
a. La traiettoria di un punto dell’asse della biella
b. La velocità del punto D
c. L’accelerazione del punto D
7) Procedimenti grafici
a. Poligono della velocità
b. Poligono delle accelerazioni
c. 2 Esempi
8) Studio dinamico: le forze di inerzia
a. Le forze di inerzia dovute al moto della manovella
b. Le forze d’inerzia dovute al moto del pistone
c. Le forze d’inerzia dovute al moto della biella, Esempio
d. Le forze di inerzia risultanti
e. Il bilanciamento delle forze d’inerzia
9) Le forze dovute alla pressione del fluido
10) Le forze che sollecitano gli organi del manovellismo
11) Il momento motore
12) Il diagramma del momento motore
a. Procedimento grafico
b. Procedimento analitico, Esempio
13) Potenza indicata ed effettiva, 2 Esempi
14) Macchine alternative a più cilindri
15) L’uniformità del momento motore nei motori pluricilindrici
16) Disposizione delle manovelle: ordine di accensione
17) Bilanciamento delle forze d’inerzia
18) Esempi di applicazione
CAPITOLO SECONDO
II. 1 NOTIZIE STORICHE SULLA NASCITA DELLA MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Un compito arduo è sicuramente stabilire in che periodo e corso affiorano le lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine. Intuitivamente ci viene da pensare in qualche corso di Meccanica, quindi grossolanamente nel periodo in cui vengono introdotti corsi riguardanti la Meccanica delle Macchine; per qualcosa di più esaustivo bisogna immergersi in archivi storici, sfogliare affascinanti libri che risalgono alla seconda metà del ‘700, come il testo di Frisi Paolo, “istituzioni di meccanica, d’idrostatica d’idrometria e dell’architettura statica, e idraulica ad uso della regia scuola eretta in Milano per gli architetti, e per gli ingegneri”, favolosi testi scritti a mano.
Da tali documenti si risale alla assoluta confusione degli studi poco organizzati di quel tempo e quindi dell’indagine storica che, inizia ad assumere un assetto stabile verso gli inizi dell’800, infatti, dalle prima istituzione fine alla preparazione di figure professionali mirate alle mansioni svolte dall’Ingegnere, si ritrovano citati, corsi di Meccanica rivolti alle “Macchine”.
Prima delll’800, non esisteva una vera e propria istituzione dedicata all’arte dell’Ingegnere, ma una sorta di corsi in cui viene citata la Meccanica elementare e la Matematica , che uniti al tramandarsi dell’arte, formavano le uniche non chiare strade da intraprendere per divenire Ingegnere.
Agli inizi dell’800, con l’avvento dei Francesi, si hanno a disposizione documenti che permettono di stabilire le prime discipline impartite nelle Scuole per Ingegneri; in questi si trova una sorta di corso della Meccanica il cui scopo era di preparare allievi alla studio di attrezzi adoperati nei diversi mestieri, fabbri, contadini, artigiani, sarti ecc., in modo da poterli migliorare per aumentare la loro produttività, riducendo il lavoro dell’uomo. Più che Meccanica era una sorta di studio delle Macchine e delle tecnologie di lavorazioni esistenti in quel tempo; più avanti questa branca degli studi formerà il gruppo delle discipline di Macchine e delle Tecnologie, da dove prenderà poi, ufficialmente vita la Meccanica Applicata alle Macchine.
II. 2 PRIME NOTIZIE SUGLI ARGOMENTI DELLA MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Per dare nel migliore dei modi, soluzione al nostro problema, vale a dire, cercare di capire, quali fossero gli argomenti studiati che, almeno in parte, hanno riguardato la Meccanica Applicata alle Macchine, prima del suo inserimento ufficiale, abbiamo ritenuto opportuno affrontare il problema con un approccio storico. Non avendo documenti specifici, che potessero portare, in modo diretto alla soluzione del problema, abbiamo raggirato l’ostacolo cercando, di seguire, secondo una progressione temporale e logica, gli eventi che hanno segnato la storia della Meccanica Applicata alle Macchine”.
Pur trovando inserita nel 1882, sotto la direzione e l’insegnamento di Padula, la Meccanica Applicata alle Macchine, nel piano di studi ufficiale, si ritrovano tracce, di relative lezioni già nel 1872, appartenenti al gruppo di insegnamenti di macchine e tecnologie dei materiali.
Nella prima metà dell’800, come mostrato nel capitolo precedente, in molti testi ad uso degli allievi della Reale Scuola per Ingegneri, vengono trattati argomenti che ancora oggi formano il programma ufficiale di Meccanica Applicata alle Macchine.
Nella seconda metà dell’ottocento, la situazione subisce una notevole svolta; i meccanismi diventano oggetto principale nello studio delle macchine, tanto che insieme alla teoria con cui si studiano, la cinematica ormai affermata, danno una svolta significativa allo studio della Meccanica Applicata alle Macchine, ovvero delle macchine stesse.
Verso inizio seconda metà dell’ottocento la cinematica viene vista come un nuovo metodo per lo studio delle macchine in grado di conciliare teoria con pratica evento che spesso non accadeva; in questa epoca l’evoluzione della macchina era in costante crescita la teoria era spesso scavalcata dalla pratica, il che dà una idea della confusione che vi potesse essere
Nella prima metà dell’800 gli studiosi delle macchine, nonché autori dei testi di meccanica, sentono la forte influenza delle affermazioni di Ampéré, che furono pubblicate nel 1834, in cui proponeva di studiare il moto con vedute più generali, ovvero anteporre allo studio delle cause, spazio e velocità, considerazioni di solo carattere geometrico ovvero studiare per primo lo spazio e la velocità chiamando tale metodocinematica, termine che deriva dal greco Kivηuα, ovvero “moto ”; tale proposta fu ampiamente accolta sia nel campo della Meccanica pratica, che in quello della meccanica Teorica; a seguito di questo ed altri significativi eventi, visionabili nelle prefazioni di alcuni testi riportate nel capitolo precedente, la cinematica ebbe una notevole sviluppo a cui contribuirono notevoli scienziati come, Poncelet, Redtenbacher, Reuleaux, Tessari, Labouloye, Resal, Belanger, Haton, De la Goupilliére , Bour, Colliguon, Maunhlim, Villé, Giulio, Cavalli, Willis, Goodeve, Kennedy, Grashof, Schoenflies e Burmester.
Nell’anno 1777 si trova un testo di Frisi Paolo, che racchiude un’insieme di discipline, come la meccanica, l’idrostatica, l’idrometria, l’architettura statica ed idraulica; il testo riporta, almeno per la parte riguardante la meccanica, già chiaramente citati i problemi che indurrannola Meccanica Applicata alle Macchine nel successivo secolo, infatti tratta: il maneggio delle macchine semplici e composte.
Fin dal 1818, si ritrovano testi come, Traitè complet de mécanique appliquée aux arts di Borgnis, che descrive le ruote dentate, riportando, inoltre, in appendice tavole con rappresentazioni di meccanismi per trasferire e trasformare il moto.
Dal testo di Reuleaux, è stato possibile tracciare un profilo su quelli che potessero essere gli argomenti che hanno dato vita allo studio delle macchine e che successivamente diventano parte della disciplina. L’autore, Reuleaux, riporta una completa introduzione in cui descrive tra le altre cose, la situazione dell’800 sullo studio delle Macchine, evidenziando come prendeva piede un nuovo modo di vederle e cioè non come un unico corpo ma di entrarci dentro, con la teoria; in sostanza richiama diversi studiosi, in diversi momenti storici per mostrare che l’evoluzione della Macchina implicava una trasformazione del modo di studiarle. Ricorda come alcuni studiosi, citati prima, sostenevano la suddivisione delle macchine nelle relative parti interne, da cui derivano i Meccanismi e da cui deriva la cinematica ovvero lo studio di questi ultimi. Reuleaux mostra, da gran docente, l’importanza di non entrare nella macchina solo nelle officine con un punto di vista pratico, ma di far conciliare l’aspetto teorico della macchina con quello pratico, cerca di esporre in modo chiaro l’inesattezza dei metodi di approccio usati in quanto sempre discordi con la pratica. Dalle nostre ricerche, non risultano meritevole invenzioni legate a Relueaux, che lo distinguessero per genio,almeno secondo la sua descrizione di genio, (V, pag 152.); certi si può essere della grande influenza che ha avuto su i suoi colleghi, infatti molti lo hanno seguito riconoscendogli i meriti di grande studioso della materia, altri pur non citandolo tra i loro testi, lo hanno senza dubbio imitato, ad esempio, in alcune importanti rappresentazioni grafiche come quella riportata nel capitolo precedente (V, pag 152). Reuleaux è stato un grande promotore e studioso della cinematica applicata alle macchine; cerca di estendere questo nuovo approccio a tutti gli studiosi, mostrando come in altri posti, dove questa disciplina si era affermata, fossero più avanti nello studio delle macchine, come in Francia.
Proseguendo l’analisi storica degli eventi che hanno segnato le macchine e con esse i relativi metodi di studio, almeno fino a quelli che ci è stato possibile rilevare, si ritrova Watt, che nel 1763, con il suo genio prepotente, così definito da Reuleaux, raggiunge il massimo grado di perfezionamento della macchina a vapore. Si può ritenere, con sufficiente sicurezza, che l’evento di maggiore rilievo, per lo sviluppo di una disciplina che studiasse le macchine, e quindi lo sviluppo di un insieme di argomenti tra loro legati il cui fine fosse legato alle macchine, è stato il perfezionamento della macchina a vapore, poiché innesca un processo di evoluzione nella trazione, come gli spostamenti su lunghe distanze, nel settore industriale, con la sostituzione parziale delle macchine all’uomo, le pompe a motore, per le miniere, e quanto altro si può immaginare nel passare da una epoca in cui il lavoro era svolto principalmente dall’uomo, ad una, in cui ci fosse una macchina in grado di sostituire il lavoro dell’uomo con opportuni meccanismi di collegamento.
Dato che Watt, è stato solo un perfezionatore della macchina a vapore, esistono, sicuramente altri eventi importanti riguardanti la nascita dello studio delle macchine, essendo questo legato all’invenzione della macchina a vapore; per esporre meglio tali eventi riteniamo sia il caso di invertire l’ordine temporale dell’analisi partendo dall’inizio del 600 fin all’anno in cui Watt, rende pubblico il suo genio prepotente.
L’invenzione della macchina a vapore e legata ad una serie di eventi; l’inizio di questi eventi è segnato da Torricelli, giovane allievo di Galileo, che nel 1643 scopre il peso dell’atmosfera, creando non poco scompiglio, ovvero l’orrore del vuoto. A questo problema portò chiarezza Pascal nel 1648 a Parigi sul fiume Puy-de-Dòme, eseguendo la prima e memorabile esperienza il cui fine era la misura delle altezze col barometro; alla riuscita di tal esperienza suonarono le campane di Munster e di Osnabruck per celebrare il trionfo della giovane scienza e, soprattutto la chiarezza ai non pochi dubbi inflitti dalla nuovo conoscenza.
Nel 1650, a Magdeburgo, Otto di Guerieke, con una macchina pneumatica ed altri apparecchi di esperienza dimostra in modo scientifico e popolare la forza corrispondente alla pressione atmosferica introducendo un nuovo elemento nelle questioni scientifiche del giorno. Da qui si cerca di utilizzare questo nuovo elemento, ovvero la potente pressione derivante dal vuoto in ogni posto; i tentativi non danno buon esito fino a quando, nel 1696, Papin a Marburg trova la soluzione. Ovvero crea un apparecchio, un cilindro munito di stantuffo, in cui avviene il fenomeno della condensazione del vapore di acqua; tale fenomeno darà poi vita alla macchina a vapore. Papin, non riesce a perfezionare la sua macchina ovvero a farla funzionare nel campo pratico, quindi da vita al principio della macchina a vapore, però resta inutilizzata per quasi cinquanta anni, dopo i quali si ebbe la prima applicazione pratica, vale a dire la prima macchina a vapore; infatti, nel 1705 due operai, Newcomen e Cawley, in Inghilterra, realizzano la prima applicazione dell’apparecchio di Papin unendolo ad una pompa, ed impiegata per le miniere. Siamo quindi arrivati alla fine del nostro quadro, infatti, il successivo evento significativo che stravolgerà la storia delle macchine negl’anni a seguire è il perfezionamento massimo a cui Watt porta la macchina a vapore. Una ultima osservazione riguarda il modo con cui Reuleaux definisce il genio inventivo di Watt, ovvero genio prepotente: uno dei motivi risiede proprio nell’invenzione della macchina a vapore i cui meriti non sono attribuibile a Watt ma a Papin, tanto meno i meriti di rendere tale invenzione operativa, visto che tale lavoro e stato svolto da due operai oltre cinquanta anni dopo l’invenzione.
Descritto quindi un quadro generale di quelli che, sono stati gli argomenti che hanno formato lo studio delle macchine, almeno fin dove possibile, è stato interessante notare che dopo le clamorose invenzioni di Papin, tranne l’applicazione della pompa a vapore, non vi sono susseguite altre clamorose invenzioni, almeno fino a quando Watt non rende pubblica la sua opera di perfezionamento. A questo, Reuleaux da, in poche righe, una esauriente risposta, infatti egli scrive nell’introduzione del suo testo: “troppo poco era conosciuto il calore, quest’agente indispensabile, non lo si sapeva nemmeno misurare. Bisognava innanzi tutto che si perfezionasse il termometro, che la termodinamica facesse un essenziale progresso”.
In altre parole non poteva che essere così, vista la mancanza di materiale tecnico per proseguire, in particolare il problema era il calore, agente principale dei fenomeni discussi, le cui conoscenze si limitavano ad un rudimentale strumento per misurare la temperatura, che pure richiedeva un perfezionamento. Lecito quindi, che la termodinamica facesse i suoi progressi prima di proseguire; almeno fino a quando non apparve Watt a stravolgere la situazione.
In un certo senso ripartiamo dall’inizio del settecento e proseguiamo per stadi successivi; questo, che può sembrare solo una ripetizione dell’analisi, vuole ritornare, in modo definitivo sul problema dello studio delle macchine, la distinzione tra unico corpo rispetto all’utilizzo e i meccanismi con cui è formata che a loro volta introducono la cinematica applicata alle macchine.
Le macchine avevano bisogno di una suddivisione, cosa che non accade in modo decoroso fino al 1724, quando Leupold fece una distinzione tra singoli meccanismi e macchine, le quali vengono studiate per se e solo accessoriatamene rispetto alle loro diverse applicazioni. Tale metodo non si estese, in quanto una definitiva destinazione non era ancora stata fatta, cadevano sempre nel dominio della fisica, presa nel senso più generale rispetto alle stesse applicazioni di una macchina.
Non appena viene fondata la prima scuola Politecnica in Parigi, nel 1794, inizia la ordinata divisione, fra la teoria dei meccanismi e le macchine.
Quindi come visto, nella prima parte di questo paragrafo, verso la fine della prima metà dell’ottocento la maggior parte degli studiosi trova un nuovo punto di accordo, la cinematica applicata alle macchine, ovvero lo studio dei meccanismi e come sarà meglio esposto in seguito negli anni successivi la Meccanica Applicata alle Macchine prende una decisiva svolta verso l’evoluzione; dopo l’870 abbiamo certezza che sono scritti i primi testi ad essa mirati, trattando buona parte degl’argomenti che ancora oggi fanno parte integrante delle lezioni tenute dagl’attuali docenti Ordinari di questa disciplina presso la Facoltà di Ingegneria in Napoli.
II. 3 LA MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE UFFICIALE
La disciplina oggetto, dalle prime informazioni in nostro possesso (cit. bibliografia), si ritrova introdotta ufficialmente nel periodo in cui il prof. Mendia, nominato Direttore della Scuola d’Applicazione presentò un nuovo riordinamento del Regolamento interno e, su sua proposta, il Consiglio della Scuola, in poco tempo e previa matura discussione, compilò, in data 25 maggio 1882 il nuovo Regolamento, che la Direzione della Scuola, sottopose all’approvazione del Ministro nello stesso periodo; la quale fu impartita con nota ministeriale del 12 settembre 1882 n. 18590.
Secondo tale Regolamento, tra gli insegnamenti previsti vi era anche quello della Meccanica Applicata alle Macchine; di seguito sono esposti tutti gli insegnamenti stabiliti da tale provvedimento:
Primo anno: Meccanica razionale; Geodesia (che veniva impartita presso l’Università); Applicazione della Geometria descrittiva e disegni corrispondenti; Statica grafica con il disegno relativo; Chimica docimastica; Mineralogia e Geologia applicata alle costruzioni; Disegno di Architettura.
Secondo anno: Idraulica teorica e pratica; Meccanica applicata alle Macchine; Meccanica applicata alle Costruzioni; Geometria pratica e Celerimensura; Fisica Tecnica; Agraria ed Estimo rurale; Disegno di Architettura.
Terzo anno: Architettura e disegni corrispondenti; Costruzioni civili e stradali e relativi disegni; Costruzioni idrauliche con relativo disegno; Ferrovie e materiale fisso e mobile con disegni corrispondenti; Macchine termiche e idrauliche ed agricole; Materie giudiziarie.
A tale riguardo c’è da dire che già dopo l’estensione del regolamento Torinese con decreto reale del 30 luglio 1863 in via provvisoria, poi definitivo, vi è inserito tra gli esami, la Meccanica Applicata ; esiste motivo di credere che in questo periodo già fossero impartite lezioni di Meccanica Applicata alle macchine, infatti, nella prefazione del testo di Ernesto Ferraro (1882), viene citato un manoscritto contenente lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine dettate dal prof Padula nel 1873 presso la Scuola per Ingegneri di Napoli. Inoltre, il Regolamento Generale approvato con decreto reale l’8 ottobre 1876, prevede, tra gli esami obbligatori, la Meccanica Applicata alle Macchine.
In questi anni, 1876 - 1884 quindi sembrerebbe che, viene definitivamente introdotta la cattedra di meccanica applicata alle macchine; non è stato possibile trovare documenti specifici in merito.
Siamo certi che il Gruppo d’insegnamenti relativo alle Macchine ed alla Tecnologia, fin dal 1884, risulta suddiviso in due cattedre una per le Macchine termiche, idrauliche ed agricole, affidata al professore straordinario ing. Francesco Milone e l’altra, per la Meccanica applicata alle macchine, affidata al prof. incaricato ing. Ernesto Ferraro.
Il prof. Milone, che fin dal 1883 aveva impiantato una sala di macchine in movimento, continuò a curare attivamente negli anni successivi questo settore della sua attività didattica, con la collaborazione attiva del prof. Ernesto Cavalli, che intorno al 1891 diventò professore ordinario diMeccanica applicata alle macchine della stessa Scuola. Alla sua morte, il 7 maggio 1911, l’insegnamento della materia venne assunto per incarico dall’ing. Giovanni Domenico Mayer, dal 1907 aiuto alla Cattedra.
Dal 1884, si hanno informazioni certe sulla posizione della Meccanica Applicata alle Macchine; resterà saldamente inserita al secondo anno nell’ordinamento fino al 1938.
Anche quando nel 1938, gli studi di ingegneria vennero riordinati e suddivisi in diverse sezioni e sottosezioni, dando vita a diversi corsi di laurea, la disciplina della Meccanica Applicata resta obbligatoria e comune in tutti i corsi di laurea, tra gli esami comuni del triennio di applicazione; le rispettive lezioni venivano impartite nel terzo anno degli studi, situazione invariata fino al 1960.
Con l’applicazione della legge 31 gennaio 1960 n. 53, per il riordinamento degli studi della Facoltà di ingegneria, la Meccanica Applicata alle Macchine per alcuni corsi resta invariata, per altri diventa l’insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine e Macchine impartito non più al terzo anno ma al quarto.
Per i corsi di laurea di meccanica, elettrotecnica, aeronautica, navale e meccanica le cose restano invariate, mentre per i corsi di laurea in ingegneria civile, elettrica, chimica viene eliminata la Meccanica Applicata alle Macchine dal terzo anno, e viene introdotto l’insegnamento della Meccanica Applicata alle Macchine e Macchine nel quarto anno.
A partire dal nuovo ordinamento del 1989, la Meccanica Applicata alle Macchine resta tra gli esami fondamentali del terzo anno, per i soli corsi di laurea in Ingegneria meccanica, gestionale, navale, aeronautica ed elettrica.
II. 4 ARGOMENTI DELLA MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Oltre le informazioni certe su quelli che erano gli argomenti trattati dalla Meccanica Applicata alle Macchine nel 1898, non abbiamo rilevato, ulteriore documentazione dalla quale risulti in modo esplicito quali fossero gli argomenti trattati, nel corso dei diversi anni, dalla Meccanica Applicata alle Macchine, almeno fino alla riforma Gentile; tuttavia abbiamo ritenuto plausibile considerare l’evoluzione dell’insegnamento seguendo lo sviluppo dei testi che trattavano tale disciplina.
I testi oggetto, risalgono agl’inizi dell’800 periodo in cui vanno ad istituirsi le prime Scuole per Ingegneri, inoltre almeno fino alla prima metà di questo secolo non si trova un testo specifico di Meccanica Applicata alle Macchine ma testi che trattano i primi argomenti che andranno a formare il programma della disciplina alcuni decenni dopo.
Prima del 1876 è stato possibile apprendere delle informazioni su quelli che potessero essere gli argomenti tratti dalla Meccanica Applicata alle Macchine, ovvero le lezioni riguardavano la teoria delle macchine, tipo i motori in cui non si fa uso di un fluido elastico, la misura e la condotta delle acque. Le esercitazioni svolte nel secondo semestre dovevano invece consistere in lavori idrometrici, dinamometrici ed in osservazioni di macchine e di condotte d’acqua; in tale semestre si doveva fare il progetto della macchina o il disegno della condotta di acqua da presentarsi all’esame orale.
Dopo il 1876 si possono avere informazioni precise su quelli che potessero essere gli argomenti trattati nelle lezioni, infatti sappiamo dell’esistenza di un manoscritto che raccoglie, tali lezioni, dettate da Padula.
Un primo profilo completo sugli argomenti che costituiscono il programma della Meccanica Applicata alle Macchine nel penultimo decennio dell’800, è stato possibile ricavarlo dal testo del Prof, non che docente di quest’insegnamento presso la Scuola di Napoli, “Sunto delle lezioni di Meccanica Applicata alle Macchine e disegno relativo dettate dall’ingegner Ernesto Ferraro”; da questo testo è possibile osservare due capitoli dedicati ai materiali ed alle tecniche di fonderia per ottenere un getto in metallo, ovvero una conferma del fatto che la Meccanica Applicata alle Macchine deriva dal gruppo d’insegnamenti di tecnologie e di Macchine.
Il testo citato sopra mostra chiaramente nella prefazione, l’esigenza di introdurre un insegnamento evoluto, cambiato e mirato alle macchine; infatti, lo stesso autore mostra come il problema delle macchine sia stato affrontato da molti studiosi evitandone la definizione, perché nessuna di quelle esistenti fosse generalmente adeguata a definire l’oggetto di studio, di una scienza in costante evoluzione e spinta dal crescente impiego delle macchina stessa nella società.
In una completa introduzione l’autore, Prof Ernesto Ferraro, richiama l’attenzione sulle tipologie di macchine, definendone due principali categorie, le Macchine spostatrici o trasportatrici e le Macchine Trasformatrici o modificatrici, oggi definite come macchine Operatrici e macchine Motrici.
Oltre quanto detto sull’introduzione del primo testo della Meccanica Applicata alle Macchine, trovato a Napoli, bisogna necessariamente osservare che l’esatto modo di vedere la macchina, intesa soprattutto come motore, era già stato intuito da molti studiosi, inclusi il prof Ernesto Ferraro, ovvero un insieme di meccanismi semplici e composti, quello che però ancora non aveva preso il sopravvento era una teoria in grado di prevedere il funzionamento di questo insieme prima della sua creazione.
Sul metodo di studiare un’invenzione come la macchina, si può avere una chiara esposizione dall’introduzione del testo di Reuleaux, “teoria generale delle macchine” (citata più volte per la sua importanza), tradotto dal prof Giuseppe Colombo presso l’Istituto Superiore di Milano, che propone di abbandonare l’approccio scientifico solitamente usato la cui base e di vedere la macchina come un unico corpo relativamente all’applicazione, e riprendere l’approccio della cinematica con cui si studiano i Meccanismi che costituiscono una macchina, ricordando le considerazioni di Ampéré di inizio secolo.
Solo con la cinematica si riuscirà a studiare una macchina prima della sua creazione; questo è sostenuto da molti studiosi dell’epoca, e già intuito dal grande Reuleaux, come abbondantemente descritto nel paragrafo precedente.
Agli inizi dell’900, esistono testi con trattazioni complete degli argomenti, che ancora oggi sono studiati, come lo studio del meccanismo di spinta rotativa; da questi è anche possibile vedere un programma di studio della Meccanica Applicata alle Macchine che almeno in via generale, si avvicina a quello di fine millennio. Una rappresentazione di quello che potesse essere il programma di studio della Meccanica Applicata alle macchine agli inizi del 900 è riportato nel testo di Ernesto Cavallo professore di questo insegnamento presso il Politecnico di Ingegneria di Napoli, ovvero: energia e lavoro, attrito e sue leggi, attrito e rigidezza dei cingoli, macchine mosse a mano d’uomo, attrito cinetico ed oli lubricanti, resistenza dei mezzi, resistenza al traino, freni e loro teoria, congegni di trasmissione, geometria, entropia, efficienza della macchina a vapore, efficienza della macchina a scoppio, bilanciamento delle macchine, regolatori a forza centrifuga, macchine ad urto.
Esaminando uno degli attuali programmi “1999 - 2000 ” della Meccanica Applicata alle Macchine, proposto agli allievi dell’Università di ingegneria di Napoli, da uno degli attuali docenti, Prof Lelio Delle Pietra, si può notare come l’insegnamento, agli inizi del 900, avesse assunto una forma stabile, infatti la maggiore parte degli argomenti si ritrovano ancora trattati, ovvero: definizione di macchina e principi fondamentali, riduzione delle masse e delle forze, sistema ridotto di una macchina: macchina a regime assoluto, a regime periodico, momento motore, momento resistente, momento torcente, momento e potenza di una macchina, condizioni di regime, il funzionamento di un gruppo di macchine, dinamica dei rotori rigidi, vibrazioni meccaniche, bilanciamento degli organi rotanti rigidi, velocità critiche flessionali, velocità critiche torsionali, trasmissioni con ruote di frizioni, trasmissioni con ruote dentate, classificazione dei rotismi epicicloidali, la formula di Willis, le coppie agenti nel rotismo, rotismi compensatori, rotismi epicicloidali riduttori, trasmissioni con organi flessibili, macchine alternative.
Riteniamo interessante concludere con una riflessione sulla definizione di sopra: “invenzione non ripetibile come la macchina”; l’evoluzione della macchina deriva dall’ottica con cui è stata studiata, ovvero vederla come un insieme di meccanismi; sembrerebbe che nel nuovo millennio sia destinata a scomparire! Staremo a guardare, quello che nel prossimo millennio non accadrà e l’estinzione dei meccanismi, senza i quali nessun artifizio meccanico potrà essere creato. Come può essere definita l’invenzione dei meccanismi? Se i grandi come Reuleaux, Ampéré, sono riusciti nel loro intendo, è un errore porsi la domanda, la macchina non è altro che un insieme di meccanismi. Non vogliamo certamente essere riduttivi, un ruolo fondamentale va attribuito anche alla termodinamica, ci poniamo solo in un ottica più generale.
APPENDICE
L’elenco dei testi di Meccanica Applicata alle Macchine, o contenenti argomenti tipici della Meccanica Applicata alle Macchine, che sono presenti nella Facoltà di Ingegneria Federico II di Napoli, Italia
Il 18 novembre del 1808 fu decretata in Portici, dal Murat, l’istituzione di un Corpo Reale di Ponti e Strade; con successivo decreto del 4 marzo 1811 fu costituita una Scuola di Applicazione per la formazione degli ingegneri addetti a tale Corpo. I gradi accademici sono tre: l’approvazione, la licenza, la laurea. Per essere ammessi alla Scuola di Applicazione bisognava essere esaminati da una commissione, che poneva particolare attenzione alle conoscenze di matematica. La durata degli studi era di tre anni.
Con il ritorno del Re Borbone a Napoli tra la fine del 1815 e l’inizio del 1817, venne abolito il corpo degli Ingegneri di Ponti e Strade insieme alla sua Scuola di Applicazione.
Con decreto del 25 marzo 1817 veniva approvato lo statuto degli Ingegneri a dirigere le opere provinciali. Con decreto del 10 novembre veniva deciso che dal successivo 10 gennaio 1819 si sarebbe stabilita in Napoli una Scuola di Applicazione di Ponti e Strade. La durata degli studi venne ridotta da tre anni della vecchia Scuola, a due anni della nuova Scuola. Nel biennio venivano impartite lezioni delle seguenti discipline: Meccanica Applicata, Geodesia e Geometria descrittiva, Costruzioni, Architettura civile e la Topografia. Al termine degli studi, gli allievi dovevano sostenere un esame di uscita, svolto in due fasi: una scritta ed una orale. Con il superamento di tale esame gli veniva conferito il titolo di Ingegnere per dirigere le opere provinciali così come previsto dallo statuto degli Ingegneri.
Nel 1826 le discipline impartite nella Scuola di Applicazione di Ponti e Strade vennero riordinate nelle seguenti sei: Architettura idraulica e Idrometrica pratica, Chimica e Mineralogia, Matematica applicata, Geometria descrittiva con le sue applicazioni e Geodesia, Architettura civile e di disegno, Costruzione in generale e dell’arte di progettare.
Tra il 1834 ed il 1836 venne stabilito che gli studi compiuti nella Scuola di Applicazione per Ingegneri di Ponti e Strade davano diritto alla laurea di Architettura Civile. Il 2 novembre del 1835 venne istituito un Albo degli Architetti. L’ordinamento della Scuola di Applicazione di Ponti e Strade in questo periodo è fedelmente descritto da Antonio Maturi. Da lui si è appreso che vi erano due bienni (non più uno solo) in cui si insegnava la Meccanica e l’Idraulica; la Geometria descrittiva, con tutte le sue applicazioni alla teoria delle ombre, alla prospettiva ed al taglio delle pietre e dei legnami; la Geodesia ; la Geognosia ed il disegno dell’Architettura civile. Il primo biennio si concludeva con un esame che disegnava i meritevoli a frequentare il secondo biennio. Nel secondo biennio venivano insegnate: la Meccanica Applicata alle teorie delle resistenze dei corpi solidi, della formazione dei muri portanti di sostegno, delle volte e di ogni specie di lavorio di legname; l’Architettura Statica, idraulica e in fine Elementi di Chimica ed Agricoltura.
Con decreto del 24 giugno 1863 si stabilisca che, dal successivo luglio la Scuola d’Applicazione degli Ingegneri del Genio Civile stabilita nella città di Napoli passasse dalle dipendenze del Ministero dei Lavori Pubblici a quello del dicastero della Istruzione Pubblica.
Con altro provvedimento legislativo del 30 luglio successivo fu esteso alla Scuola di Napoli il regolamento torinese del 17 ottobre 1860, per cui essa assume il nome di Reale Scuola d’Applicazione per Ingegneri, alla quale, come viene ricordato dal Mendia, passarono tutti gli insegnamenti dell’antica Scuola. Dopo circa mezzo secolo la Scuola d’Applicazione veniva staccata dal Corpo degli Ingegneri. Il regolamento torinese, esteso anche a Napoli, si proponeva di dare ai laureati in Matematica le conoscenze necessarie per esercitare l’arte dell’Ingegnere e dell’Architetto. L’ammissione era riservata ai solo laureati in Matematica e la durata degli studi era riportata nuovamente ad un singolo biennio.
Un assetto definitivo agli ordinamenti delle regie Scuole di applicazione per gli ingegneri in Italia veniva dato dal regolamento Generale approvato con decreto reale dell’8 ottobre 1876 secondo il quale dette Scuole, dopo un corso di tre anni, al quale erano ammessi gli studenti muniti di licenza Fisico Matematica e di Certificati di diligenza ai corsi di Mineralogia, Geologia, Disegno di ornato ed Architettura, superati gli esami previsti nel triennio potevano conferire il diploma d’Ingegnere civile, o quello di Architetto. Il diploma da Ingegnere abilitava alla direzione delle costruzioni civili, rurali, stradali, idrauliche e meccaniche, ed a sostenere l’ufficio di perito giudiziale nelle questioni relative. Il diploma da Architetto abilitava alla direzione di fabbriche civili e rurali, e ad esercitare le funzioni di perito edilizio e rurale. Le materie obbligatorie nel primo anno erano: Meccanica Razionale (con esercizi); Geodesia Teorica (con esercizi); Statica grafica (con esercizi); Applicazione della Geometria descrittiva (con Esercizi); Chimica docimastica (con manipolazioni). Le materie d’obbligo per il secondo e terzo anno, per gli aspiranti al diploma d’ingegnere, erano: Mineralogia e Geologia applicata ai materiali di costruzione; Geometria pratica;Meccanica applicata alle macchine; Idraulica pratica; Macchine idrauliche; Macchine agricole; Macchine termiche; Architettura tecnica; Costruzioni civili e rurali; Fondazioni; Ponti in muratura, legno e ferro; Strade ordinarie; Strade ferrate e gallerie; Costruzioni idrauliche e lavori marittimi; Idraulica agricola e bonificazioni; Economia rurale ed estimo rurale; Fisica tecnica; Materie giuridiche.
Per gli aspiranti ai diplomi di architetto le materie d’obbligo, in questi anni erano invece: Mineralogia e Geologia applicata ai materiali di costruzione; Geometria pratica; Meccanica applicata alle costruzioni; Architettura tecnica; Costruzioni civili e rurali; Economia e estimo rurale; Fisica tecnica; Materie giuridiche.
I candidati al diploma di Architetto avevano inoltre l’obbligo di seguire studi delle classi di architettura presso le locali Accademie di Belle Arti.
Con nota ministeriale del 12 settembre 1882 l’anno scolastico veniva diviso in due periodi: il primo per le lezioni orali che iniziava il 21 novembre e terminava a fine maggio, il secondo per esercitazioni che iniziava nei principi di giugno e terminava nel mese di settembre. Gli esami erano così distribuiti:
Per il corso d’ingegnere:
Primo anno: Meccanica razionale; Geodesia (che veniva impartita presso l’Università); Applicazione della Geometria descrittiva e disegni corrispondenti; Statica grafica con il disegno relativo; Chimica docimastica; Mineralogia e Geologia applicata alle costruzioni; Disegno di Architettura.
Secondo anno: Idraulica teorica e pratica; Meccanica applicata alle Macchine; Meccanica applicata alle Costruzioni; Geometria pratica e Celerimensura; Fisica Tecnica; Agraria ed Estimo rurale; Disegno di Architettura.
Terzo anno: Architettura e disegni corrispondenti; Costruzioni civili e stradali e relativi disegni; Costruzioni idrauliche con relativo disegno; Ferrovie e materiale fisso e mobile con disegni corrispondenti; Macchine termiche e idrauliche ed agricole; Materie giudiziarie.
Per il corso di Architettura
Primo anno: le materie d’insegnamento erano le stesse dell’analogo corso di ingegneria
Secondo anno: Meccanica applicata alle costruzioni: Fisica Tecnica; Geometria pratica e Celerimensura; Agraria ed Estimo rurale; Disegno di Architettura.
Terzo anno: Architettura e disegni corrispondenti: Costruzioni civili e stradali e relativi disegni; Materie Giudiziarie.
Per conseguire il Diploma di Architetto, oltre agli esami speciali ed a quello finale di Laurea nella Scuola, si richiedeva l’attestato di assistenza con profitto, nel Reale Istituto di Belle Arti.
Nel 1888, vennero create due sezioni di Ingegneria: laurea d’Ingegneria Industriale e laurea di Ingegneria Navale.
Con decreto del 29 dicembre 1890 venne approvato dal ministro della Pubblica Istruzione il Regolamento interno della Scuola, successivamente modificato con le note ministeriale del 7 febbraio 1893 e del 14 novembre 1893,; con reale decreto dell’8 giugno 1893 venne poi data alla Scuola l’assetto definitivo di un’autonoma università.
Dopo il 25 gennaio 1898 la Scuola per ingegneri non aveva più due distinti periodi per le lezioni ma uno solo che iniziava il 15 ottobre e terminava il 15 agosto. Gli anni di corso erano tre e per ciascuno erano previste le seguente materie di insegnamento, per il corso d’ingegneria:
Primo anno: Meccanica razionale ed esercizi relativi, Geodesia, Applicazioni di Geometria descrittiva e disegno relativo, Statica grafica e disegno relativo, Chimica applicata ad esercizi relativi, Disegno di architettura.
Secondo anno: Geologia generale ed applicata, Idraulica teorica e pratica, Meccanica applicata alle macchine e disegno di macchine, Scienza delle costruzioni, Geometria pratica, Architettura tecnica e disegno di architettura.
Terzo anno: Agraria ed estimo rurale, Fisica tecnica, Costruzioni idrauliche e ponti in muratura, Costruzioni in ferro e legno, Ferrovia e lavori stradali, Macchine termiche idrauliche ed agricole, Materie giuridiche, Architettura e disegno di architettura.
Il 14 ed il 24 ottobre del 1901, grazie alla sollecitazione dell’onorevole Nicolò Gallo, ministro della Pubblica Istruzione venivano emanati i decreti che istituivano la Sezione industriale della Scuola d’Applicazione degli ingegneri di Napoli.
L’8 luglio del 1904 con l’approvazione della legge n. 351 il cui articolo 32 stabiliva: la scuola d’Applicazione degli ingegneri è trasformata in Scuola Superiore Politecnica; ai corsi attuali sono aggiunti corsi complementari per dare maggiore sviluppo di pratica agli insegnamenti attuali, aggiungendovi quelli di elettrotecnica e delle costruzioni ed applicazioni elettriche, nonché quelli riguardanti le costruzioni navali.
Con regio decreto del 30 novembre 1905 si statuiva:
I La trasformazione della Scuola d’Applicazione per gl‘ingegneri di Napoli in Scuola Superiore Politecnica;
II L’ istituzione presso la predetta Scuola, di una Sezione navale con facoltà di conferire il diploma di laurea di ingegneria navale e meccanica;
III La ripartizione della già esistente Sezione industriale in due sottosezioni: Elettromeccanica ed Elettrochimica (leggasi Chimica industriale);
IV L’aggiunzione, agli insegnamenti già esistenti, di quelli di:
Costruzioni elettromeccaniche; Elettrochimica; Architettura navale; Costruzioni navali; Macchine Marine.
Con ordinanza ministeriale del 25 ottobre 1924 e successive modificazioni in aprile del 1925 veniva approvato lo statuto della scuola napoletana d’ingegneria secondo il quale si stabiliva che la Reale Scuola di Ingegneria di Napoli era costituita in Istituto Superiore autonomo sotto il titolo di Relae Scuola Superiore Politecnica di Napoli. La sezione industriale veniva a sua volta suddivisa nelle sottosezioni di chimica, elettrotecnica, meccanica.
Con modifica del 12 ottobre 1925 dello statuto della Scuola Politecnica, avviene la definitiva soppressione del titolo di Reale Scuola superiore Politecnica, per cui essa e denominata R. Scuola d’Ingegneria in Napoli.
Col r. d. del 7 ottobre 1926, mentre si procedeva al riordinamento sul piano nazionale degli studi universitari di ingegneria si stabiliva: l’esame di licenza per coloro che avessero frequentato il corso biennale, allo scopo di accertare la loro maturità scientifica e la loro attitudine agli studi del triennio di applicazione, al quale, con il superamento di tale esame erano ammessi; l’esame di stato per l’abilitazione alla professione. La reale Scuola di ingeneri in Napoli si costituisce di un biennio ed un triennio.
L’anno 1936 segna, per la Scuola d’Ingegneri di Napoli, la fine della sua autonomia. Con l’articolo unico della Legge n. 1100 del 13 giugno di tale anno si autorizzava il ministro competente a disporre, entro il termine di tre anni, la soppressione, l’istituzione o la fusione di facoltà, scuole e insegnamenti universitari, nonché l’aggregazione dei regi istituti superiori alle regie università.
Con reale decreto del 28 novembre 1935 n. 2044 viene confermato che per la laurea in ingegneria la durata degli studi è di cinque anni divisi in un triennio di studi propedeutici ed in un triennio di studi di applicazione; il titolo di ammissione è il diploma di maturità classica o di maturità scientifica.
Con r. d. del 30 settembre 1938, n. 1652 vennero riordinati gli studi che portavano alla laurea confermandosi che il corso di essi durava cinque anni, divisi in un biennio di studi propedeutici ed in un triennio di studi di applicazione. Questo triennio si distingueva in sei sezioni che davano adito rispettivamente alle seguenti lauree:
Laurea in ingegneria civi1e (sottosezioni: edile, idraulica, trasporti);
Laurea in ingegneria industriale (sottosezioni: meccanica, elettrotecnica, chimica, aeronautica),
Laurea in ingegneria navale e meccanica;
Laurea in ingegneria chimica;
Laurea in ingegneria aeronautica;
Laurea in ingegneria mineraria.
Secondo tale provvedimento, gli insegnamenti fondamentali del biennio di studi propedeutici erano: Analisi matematica (algebra e infinitesimale biennale); Geometria analitica con elementi di proiettiva e descrittiva con disegno (biennale); Meccanica razionale, con elementi di statica grafica e disegno (biennale); Fisica sperimentale, con esercitazioni (biennale); Chimica generale e inorganica con elementi di organica; Disegno (biennale); Mineralogia e Geologia.
Gli insegnamenti fondamentali del triennio di applicazione, comuni a tutte le sezioni erano, invece: 1) Scienza delle costruzioni; 2) Meccanica applicata alle macchine; 3) Fisica tecnica; 4) Chimica applicata; 5) Topografia con elementi di geodesia; 6)
Architettura tecnica; 7) Idraulica; 8) Elettrotecnica; 9) Macchine; 10) Tecnologie generali; 11) Materie giuridiche ed economiche.
Mentre quelli complementari, sempre comuni a tutte le sezioni, erano: 1) Architettura e composizione architettonica; 2) Tecnica urbanistica; 3) Costruzioni stradali e ferroviarie; 4) Tecnica ed economia dei trasporti; 5) Costruzione di ponti; 6) Costruzioni in legno, ferro e cemento armato; 7) Costruzioni idrauliche; 8) Costruzioni marittime; 9) Impianti speciali idraulici; 10) Idraulica agraria; 11) Igiene applicata all’ingegneria; 12) Estimo civile e rurale; 13) Agraria ed economia rurale; 14) Costruzione di macchine; 15) Disegno di macchine e progetti; 16) Tecnologie speciali; 17) Impianti industriali meccanici; 18) Impianti industriali elettrici; 19) Impianti industriali chimici; 20) Costruzione di macchine elettriche; 21) Trazione elettrica; 22) Comunicazioni elettriche; 23) Misure elettriche; 24) Radiotecnica; 25) Chimica organica; 26) Chimica fisica; 27) Chimica industriale; 28) Chimica analitica; 29) Elettrochimica; 30) Tecnologie chimiche speciali; 31) Chimica agraria; 32) Meccanica agraria; 33) Arte mineraria; 34) Metallurgia e metallografia; 35) Giacimenti minerali; 36) Geofisica mineraria; 37) Petrografia; 38) Geologia applicata; 39) Paleontologia; 40) Aerodinamica; 41) Aeronautica generale; 42) Costruzioni aeronautiche; 43) Tecnologie ‘speciali aeronautiche; 44) Motori per aeromobili; 45) Collaudo e manovra degli aeromobili; 46) Aerologia; 47) Attrezzatura e strumenti di bordo; 48) Architettura navale; 49) Costruzioni navali mercantili; 50) Costruzioni navali militari; 51) Macchine marine; 52) Complementi di matematiche. Gli esami complementari che un allievo doveva sostenere per completare gli studi di Ingegneria erano nove.
Vi erano poi le Scuole di perfezionamento, che erano quelle: di Chimica industriale; di Elettrotecnica e di Aeronautica, tutte della durata di un anno.
Per ciascuna, superati gli esami di determinati corsi, si aveva diritto ad un diploma di perfezionamento.
BIBLIOGRAFIA.
Per le ricerche abbiamo fatto riferimento alle citazioni di seguito riportate.
L’elenco dei testi di Meccanica Applicata alle Macchine, o contenenti argomenti tipici della Meccanica Applicata alle Macchine, che sono presenti nella Facoltà di Ingegneria Federico II di Napoli, Italia.
B. I Elenco alfabetico
B. II Elenco in ordine cronologico
B. III Elenco autori in ordine alfabetico
B. IV Elenco autori in ordine cronologico
B. I Elenco alfabetico
1) BELANGER, J. B. Traité de cinématique / J. B. Bélanger. Paris: Gauthier-Villars, 1864
2) BOCQUET, J. A. Corso elementare di meccanica applicata / J. A. Bocquet; traduzione di F. Sinigaglia. 4. ed. Napoli: Libreria scientifica ed industriale Pellerano, 1919
3) BOIDI, Giuseppe A. L'ingegnere meccanico costruttore, ossia corso di disegno teorico pratico delle macchine / Giuseppe A. Boidi. Torino: V. Bona, 1873
4) BOIDI, Giuseppe A.: Termini usati in specie alla meccanica pratica. XVI, 427, 31 p.: ill. Torino: V. Bona, 1873
5) BORGNIS, J. A. Traité complet de mécanique appliquée aux arts : contenant l'exposition méthodique des théories et des expériences les plus utiles pour diriger le choix, l'invention, la construction et l'emploi de toutes les espèces de machines / par J. A. Borgnis Paris : Bachelier, 1818
6) BORGNIS, J. a. Mouvements des fardeaux. XII, 335 p., 20 tav.: ill. Paris: Bachelier, 1818
7) BORGNIS, J. a. Des machines employées dans les constructions diverses. XII, 319 p., 26 tav.: ill. Paris: Bachelier, 1818-
8) BORGNIS, J. a. Composition des machines. XXXIII, 428 p., 43 tav.: ill. Paris: Bachelier, 1818
9) BOULVIN, J. Cours de mécanique appliquée aux machines: professe a l'Ecole spéciale du génie civil de Gand. / J. Boulvin. 2. ed. Paris: E. Bernard, 1906
10) BOULVIN, J. 1. : Théorie générale des mécanisme. VIII, 279 p. : ill. 2. ed. Paris : E. Bernard, 1906
11) BOULVIN, J. 8.: Appareils de levage, transmission dutravail à distance. 248, XXX p.: ill. Paris : E. Bernard et C., 1899
12) BOUR, Edm. 1.: Cinématique. 318 p. Paris : Gauthier - Villars, 1865
13) CAVALLI, Ernesto Elementi di meccanica applicata alle macchine / Ernesto Cavalli. Napoli: A.Trani, 1908
14) COLLIGNON, Edouard1.: Cinématique. IV, 504 p. : ill. Paris : Hachette et C., 1873
15) CONTALDI, Pasquale2. : Meccanica applicata, resistenza dei materiali, meccanica applicata alle macchine, trasmissioni. 342 p. Fermo: Stabilimento tipografico cooperativo, 1906
16) CONTALDI, Pasquale 2. : Meccanica applicata, resistenza dei materiali, meccanica applicata alle macchine, trasmissioni. Tavole. 44 tav. ill. Fermo: Stabilimento tipografico cooperativo, 1906
17) DE BIASE, Luigi. Corso di meccanica applicata alle macchine / Luigi De Biase. Napoli: V. Bestito, 1914
18) DELAUNAY, Charles-eugene. Cours élémentaire de mécanique théorique et appliquée / Charles-Eugene Delaunay. 9. ed. rist.: Garnier freres : G. Masson, 1878
19) DORGEOT, E. Cinématique théorique et appliquée / E. Dorgeot. Paris : H. Dunod et E.Pinat, 1919
20) DULOS, Pascal 4: XI, 565 p.: ill. Paris: Gauthier Villars, 1879
21) DULOS, Pascal 5: 254 p.: ill. Paris: Gauthier- Villars, 1883
22) DWELSHAUVERS, V. Manuel de mécanique appliquée / V. Dwelshauvers. Paris Liège : J. Baudry, 1866
23) DWELSHAUVERS, V. 1.: Cinématique. III, 214, IV, p., 12 tav.: ill. Paris-Liège: J. Baudry, 1866
24) FERRARO, Ernesto Sunto delle lezioni di meccanica applicata alle macchine e disegno relativo / dettate da Ernesto Ferraro; autografate per cura dell'alunno Attilio Gallucci. Napoli: Litografia della Trinacria, 1883
25) FERRARO, Ernesto 1. : Preliminari. 207 p.: ill.In testa al front.: Napoli R. Scuola di applicazioni per gl'ingegneri - 2. corso -Anno scolastico 1883-84 Napoli: Litografia della Trinacria, 1884
26) FERRARO, Ernesto Sunto delle lezioni di meccanica applicata alle macchine e disegno relativo / dettate da Ernesto Ferraro e autografate da Attilio Gallucci. Napoli: Litografia della Trinacria, 1884
27) FERRARO, Ernesto 2: Esame degli elementi rigidi 331 p. ill. In testa al front.: Napoli - R. Scuola di applicazioni per gl'ingegneri - 2. corso - Anno scolastico 1883-84Napoli : Litografia della Trinacria, 1884
28) FERRARO, Ernesto3. : Esame degli elementi duttili. 223 p. ill. In testa al front.: Napoli - R. Scuola di applicazioni per gl'ingegneri - 2. corso - Anno scolastico 1883-84 Napoli: Litografia della Trinacria, 1884
29) FERRETTI, Pericle Meccanica delle Macchine / Pericle Ferretti1 ed. Napoli : Raffaele Pironti, 1952
30) FERRETTI, Pericle Meccanica delle macchine / Pericle Ferretti. Napoli : Liguori, 1966
31) FERRETTI, Pericle1. : 440 p. : ill. Napoli : Libreria Liguori, 1960
32) FOPPL, August Vorlesungen uber technische Mechanik / August Foppl. 14 Auf. Munchen : Leibniz, 1948
33) FOSCHI, Vittorio Esercizi meccanica applicata / Foschi Vittorio Roma: edizioni Italiane, 1943
34) FRISI, Paolo Istituzioni di meccanica, d'idrostatica d'idrometria e dell'architettura statica, e idraulica ad uso della regia scuola eretta in Milano per gli architetti, e per gli ingegneri / dell'a.d. P. Frisi In Milano: Appresso Giuseppe Galeazzi, 1777
35) GOUARD, E. Cours élémentaire de mécanique industrielle: principes généraux, applications, exercices pratiques / parE. Gourd et G. Hiernaux; préface de Ferdinand Farjon. 2. éd. revue corrigée et augmentée Paris: H. Dunod et E. Pinat, 1914
36) GOUARD, E. 1. : VIII, 386 p.: ill. In testa al front.: Bibliothèque dell'enseignement technique2. éd. revue corrigée et augmentée Paris : H. Dunod et E. Pinat, 1914
37) GRANDS dessins coloriés pour l'enseignement de la mécanique / composés sous la direction de M. le général Morinet par le soins de Tresca. Paris : Librairie de L. Hachette et C., 1856
38) HABICH, E. j. Etudes cinématiques Paris : Gauthier Villars, 1879
39) Hachette, Jean Nicolas Pierre Traite élémentaire des machines Paris : J. Klostermann, 1811
40) HARTMANN, G. h. Les mécanismes / G. H. Hartmann. Paris : Librairie Bailliere, 1925
41) JULIA, Gaston
Cours de cinématique / Gaston Julia ; redige par J. Dieudonné. Paris : Gauthier-Villars, 1928
42) LEONI, A. Meccanica industriale : lezioni / di A. Leoni ; raccolte per cura degli allievi G. Merlini ed A. Zani Milano : s.e., 1891-92 ( Tip. lit. G. Tenconi)
43) LEONI, Antonio Teoria di macchine : lezioni / di Antonio Leoni ; raccolte dall'allievo Gerolamo MerliniMilano : s.e., 1891-1892
44) LEONI, A. 1.: 205 p. : ill.In testa al front.: RITS. Milano : s.e., 1891-92 ( Tip. lit. G. Tenconi)
45) MORIN, Arthur Aide-mémoire de mécanique pratique / Arthur Morin. 4. éd. Paris : L. Hachette et C., 1860
46) MORIN, Arthur Aide mémoire de mécanique pratique : à l'usage des officiers d'artillerie et des ingénieurs civils et militaires / par Arthur Morin. Bruxelles : Société belge de libraire, 1837
47) MORIN, Arthur Notions géométriques sur les mouvements et leurs transformation, ou éléments de cinématique / Arthur Morin. 3. éd. Paris : L. Hachette et C., 1861
48) MORIN, Arthur Aide-mémoire de mécanique pratique a l'usage des officiers d'artillerie et des ingénieurs civils et militaires / par Arthur Morin. 2. ed. Metz : Thiel : Le neveu, 1838
49) MORIN, Arthur Notions géométriques sur les mouvements et leurs transformation, ou éléments de cinématique / Arthur Morin. 3. éd. Paris : L. Hachette et C., 1861
50) NAVIER, Louis Marie Henri Riassunto delle lezioni date alla Scuola di ponti e strade su l'applicazione della meccanica allo stabilimento delle costruzioni e delle macchine / Louis Marie Henri Navier. Napoli : Dalla stamperia e cartiera del Fibreno, 1836
51) NAVIER, Louis-Marie Henri Résumé des leȯns : données à l’école des ponts et chaussées sur l'application de la mécanique à l'établissement des constructions et des machines / Louis-Marie Henri Navier ; 3. éd. avec des notes et des appendices par Barre de Saint-Venant. 3. éd. Paris : Dunod, 1864-
52) NAVIER, Louis-Marie Henri Résumé des leȯns : données à l’école des ponts et chaussées sur l'application de la mécanique à l'établissement des constructions et des machines / Louis-Marie Henri Navier. A Paris: Carilian-Goeury, 1838
53) NAVIER, Louis-Marie Henri Résumé des leons : données à l’école royale des ponts et chaussées sur l'application de la mécanique àl'établissement des constructions et des machines / Louis-Marie Henri Navier Paris : Chez F. Didot, 1826
54) NAVIER, Louis-marie-henri1. : Tradotta sulla 2. ed., corredata dinote ed aggiunte e di un'appendice su iponti sospesi / da C. D. D'Andrea. XXXII,584 p., 6 tav. : ill. Napoli : Dalla stamperia e cartiera del Fibreno, 1836
55) NAVIER, Louis-marie-henri: XI, 428 p., 5 tav. : ill. Paris: Chez F. Didot, 1826-
56) PANETTI, M. Meccanica applicata alle macchine / M. Panetti. Torino: Libreria editrice universitaria Levrotto e Bella, s.d.
57) PANETTI, M. 3. : Flessibili. 208, III p. : ill. 4. ed. Torino: Libreria editrice universitaria Levrotto e Bella, s.d.
58) PERRY, John Applied mechanics : a tretise for the use of students who have time to work experimental, numerical, and graphical exercises illustrating the subject / John Perry ; new ed. revised and enlarged. London : Cassel and C., 1907
59) PERRY, John Mécanique appliquée : à l'usage des élèves qui peuvent travailler éxperimentalement et faire des éxercices numériques et graphiques / John Perry ; ouvrage traduit sur la neuvième édition anglaise par E. Davaux ; avec des addition et un appendice sur la mécanique des corps déformables par E. Cosserat , F. Cosserat. Paris : Librerie scientifique A. Herman et Fils, 1913
60) PETERSEN, Julius Kinematik : deutsche ausgäbe unter Mitwirkung des Verfassers besorgt von R. von Fischer-Benzon / Julius Petersen. Kopenhagen : A.F.Host und sohn, 1884
61) PISTOLESI, E. Meccanica applicata alle macchine / E. Pistolesi. 10. ed. Firenze : A. Vallerini, 1958
62) POLI, Cino Meccanica generale ed applicata / Cino Poli. Torino: UTET, 1927-
63) POLI, Cino1. : Calcolo vettoriale, cinematica 611 p. : ill. Torino: UTET, 1927
64) REULEAUX, F. Le constructeur : tables, formules, règles, calculs, tracés et renseignements pour la construction des organes de machines : aide-mémoire à l'usage des ingénieurs, constructeurs, architectes, mécaniciens / F. Reuleaux ; éd. franȧise publié sur la 3. éd. allemande par A. Debieze et E. Merijot. Paris: F. Savy, 1875
65) REULEAUX, F. Le constructeur : principes, formules, tracés, tables et renseignements pour l'établissement des projets de machines, àl'usage des ingénieurs, constructeurs, architectes, mécaniciens / F. Reuleaux ; 3. éd. franȧise traduite de l'allemand sur la 4. éd. entièrement refondue et considérablement augmentée par A. Debize 3. éd. Paris: F. Savy, 1890
66) REULEAUX, F. Principi fondamentali di una teoria generale delle macchine / F. Reuleaux; traduzione autorizzata di Giuseppe Colombo Milano-Napoli: U. Hoepli, 1874
67) REULEAUX, F. Teoria generale delle macchine : cinematica teorica / F. Reuleaux. S.l. : s.e., 1874
68) REULEAUX, Franz, 1829-1905 Cinématique : principes fondamentaux d'une théorie générales des machines / par F. Reuleaux ; traduit de l'allemand par A. Debize Paris Librairie F. Savy1877
69) RICCI, Carlo luigi LEZIONI DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE / RICCI CARLO LUIGI Pisa: Sindacato Nazionale Allievi Ingegneri, 1921
70) RUBINO, Mario Meccanica applicata alle macchine / Mario Rubino. 3. ed. Milano: Principato, 1958
71) SCOTTO LAVINA, Giovanni Applicazioni di meccanica delle macchine / Giovanni Scotto Lavina. Milano: Tamburini, 1949
72) SCOTTO LAVINA, G. Riassunto delle lezioni di meccanica applicata alle macchine / G. Scotto Lavina. Roma: Siderea, 1970
73) TADDEI, Mario2. : 432 p. : ill. Napoli: Liguori, 1981
74) TADDEI, Mario3. : 318 p. : ill. Napoli: Liguori, 1981
75) TAFFE, A. Applications de la mécanique aux machines / A. Taffe ; 4. éd. revue, corrigée et augmentée de chapitres nouveaux par P. Boileau. 4. éd Paris : Libraire du dictionnaire des arts et manufactures, 1872
76) TESSARI, Domenico La cinematica applicata alle macchine : ad uso delle scuole d'applicazione per gli ingegneri, degli ingegneri e costruttori meccanici / Domenico Tessari. Torino: E. Loescher, 1890
77) WITTENBAUER, Ferdinand Aufgaben aus der technischen Mechanik / Ferdinand Wittenbauer ; 5. verbesserte auf. bearbeitet von Theodor Psochl. 5. verbesserte auf. Berlin: J. Springer, 1924
78) WITTENBAUER, Ferdinand Aufgaben aus der technischen Mechanik / Ferdinand Wittenbauer. 3. verbesserte auf. Berlin : J. Springer, 1918
B. II Elenco per data di pubblicazione
1) FRISI, Paolo Istituzioni di meccanica, d'idrostatica d'idrometria e dell'architettura statica, e idraulica ad uso della regia scuola eretta in Milano per gli architetti, e per gli ingegneri / dell'a.d. P. Frisi In Milano : Appresso Giuseppe Galeazzi, 1777
2) Hachette, Jean Nicolas Pierre Traite elementaire des machines Paris : J. Klostermann, 1811
3) BORGNIS, J. a. Traité complet de mécanique appliquée aux arts : contenant l'exposition méthodique des théories et des expériencesles plus utiles pour diriger le choix, l'invention, la construction et l'emploi de toutes les espèces de machines / par J. A. Borgnis Paris : Bachelier, 1818
4) BORGNIS, J. a. Mouvements des fardeaux. XII, 335 p., 20tav. : ill. Paris : Bachelier, 1818
5) BORGNIS, J. a. Des machines employées dans les constructions diverses. XII, 319 p., 26tav. : ill. Paris : Bachelier, 1818
6) BORGNIS, J. a. Composition des machines. XXXIII, 428 p.,43 tav. : ill. Paris : Bachelier, 1818
7) NAVIER, Louis-Marie Henri Résumé des leons : données à l’école royale des ponts et chaussées sur l'application de la mécanique àl'établissement des constructions et des machines / Louis-Marie Henri Navier Paris: Chez F. Didot, 1826
8) NAVIER, Louis-marie-henri1. : XI, 428 p., 5 tav. : ill. Paris: Chez F. Didot, 1826
9) NAVIER, Louis Marie Henri Riassunto delle lezioni date alla Scuola di ponti e strade su l'applicazione della meccanica allo stabilimento delle costruzioni e delle macchine / Louis Marie Henri Navier. Napoli: Dalla stamperia e cartiera del Fibreno, 1836
10) NAVIER, Louis-marie-henri1. : Tradotta sulla 2. ed., corredata di note ed aggiunte e di un'appendice su i ponti sospesi / da C. D. D'Andrea. XXXII,584 p., 6 tav. : ill. Napoli : Dalla stamperia e cartiera del Fibreno, 1836
11) MORIN, Arthur Aide mémoire de mécanique pratique : à l'usage des officiers d'artillerie et des ingénieurs civils et militaires / par Arthur Morin. Bruxelles : Société belge de libraire, 1837
12) MORIN, Arthur Aide-mémoire de mécanique pratique a l'usage des officiers d'artillerie et des ingenieurs civils et militaires / par Arthur Morin. 2. ed. Metz : Thiel : Le neveu, 1838
13) NAVIER, Louis-Marie Henri Résumé des leȯns : données à l’école des ponts et chaussées sur l'application de la mécanique à l'établissement des constructions et des machines / Louis-Marie Henri Navier. A Paris: Carilian-Goeury, 1838
14) GRANDS dessins coloriés pour l'enseignement de la mécanique / composés sous la direction de M. le général Morin et par le soins de Tresca. Paris : Librairie de L. Hachette et C., 1856
15) MORIN, Arthur Aide-mémoire de mécanique pratique / Arthur Morin. 4. éd. Paris : L. Hachette et C., 1860
16) MORIN, Arthur Notions géométriques sur les mouvements et leurs transformation, ou éléments de cinématique / Arthur Morin. 3. éd. Paris : L. Hachette et C., 1861
17) MORIN, Arthur Notions géométriques sur les mouvements et leurs transformation, ou éléments de cinématique / Arthur Morin. 3. éd. Paris : L. Hachette et C., 1861
18) NAVIER, Louis-Marie Henri Résumé des leȯns : données à l’école des ponts et chaussées sur l'application de la mécanique à l'établissement des constructions et des machines / Louis-Marie Henri Navier ; 3. éd. avec des notes et des appendices par Barre de Saint-Venant. 3. éd. Paris: Dunod, 1864
19) BELANGER, J. b. Traité de cinématique / J. B. Bélanger. Paris : Gauthier Villars, 1864
20) BOUR, Edm. 1. : Cinématique. 318 p. Paris : Gauthier Villars, 1865
21) DWELSHAUVERS, V. Manuel de mécanique appliquée / V. Dwelshauvers. Paris Liège : J. Baudry, 1866
22) DWELSHAUVERS, V. 1. : Cinématique. III, 214, IV, p., 12 tav.: ill. Paris Liège : J. Baudry, 1866
23) TAFFE, A. Applications de la mécanique aux machines / A. Taffe ; 4. éd. revue, corrigée et augmentée de chapitres nouveaux par P. Boileau. 4. éd Paris: Libraire du dictionnaire des arts et manufactures, 1872
24) BOIDI, Giuseppe a. L'ingegnere meccanico costruttore, ossia corso di disegno teorico pratico delle macchine / Giuseppe A. Boidi. Torino: V. Bona, 1873
25) BOIDI, Giuseppe a. 1. : Termini usati in specie alla meccanica pratica. XVI, 427, 31 p. : ill. Torino: V. Bona, 1873
26) COLLIGNON, Edouard1. : Cinématique. IV, 504 p. : ill. Paris: Hachette et C., 1873-
27) REULEAUX, F. Principi fondamentali di una teoria generale delle macchine / F. Reuleaux; traduzione autorizzata di Giuseppe Colombo Milano-Napoli : U. Hoepli, 1874)
28) REULEAUX, F. Teoria generale delle macchine : cinematica teorica / F. Reuleaux. S.l. : s.e., 1874
29) REULEAUX, F. Le constructeur : tables, formules, règles, calculs, tracés et renseignements pour la construction des organes de machines : aide-mémoire à l'usage des ingénieurs, constructeurs, architectes, mécaniciens / F. Reuleaux ; éd. franȧise publié sur la 3. éd. allemande par A. Debieze et E. Merijot. Paris: F. Savy, 1875
30) REULEAUX, Franz, 1829-1905 Cinématique : principes fondamentaux d'une théorie générales des machines / par F. Reuleaux ; traduit de l'allemand par A. Debize Paris Librairie F. Savy1877
31) DELAUNAY, Charles-eugene Cours élémentaire de mécanique théorique et appliquée / Charles-Eugene Delaunay. 9. ed. ris : Garnier frères : G. Masson, 1878
32) HABICH, E. j. Etudes cinématiquesParis: Gauthier-Villars, 1879
33) DULOS, Pascal 4. : XI, 565 p. : ill. Paris : Gauthier-Villars, 1879
34) DULOS, Pascal 5. : 254 p. : ill. Paris : Gauthier- Villars, 1883
35) FERRARO, Ernesto Sunto delle lezioni di meccanica applicata alle macchine e disegno relativo / dettate da Ernesto Ferraro ; autografate per cura dell'alunno Attilio Gallucci. Napoli: Litografia della Trinacria, <1883>
36) FERRARO, Ernesto1. : Preliminari. 207 p. : ill.In testa al front.: Napoli R. Scuola diapplicazioni per gl'ingegneri - 2. corso -Anno scolastico 1883-84Napoli : Litografia della Trinacria, 1884
37) FERRARO, Ernesto Sunto delle lezioni di meccanica applicata alle macchine e disegno relativo / dettate da Ernesto Ferraro e autografate da Attilio Gallucci. Napoli : Litografia della Trinacria, 1884
38) FERRARO, Ernesto2. : Esame degli elementi rigidi. 331 p. :ill. In testa al front.: Napoli - R. Scuoladi applicazioni per gl'ingegneri - 2.corso - Anno scolastico 1883-84 Napoli: Litografia della Trinacria, 1884
39) FERRARO, Ernesto 3: Esame degli elementi duttili. 223 p. :ill. In testa al front.: Napoli - R. Scuola di applicazioni per gl'ingegneri -2. corso - Anno scolastico 1883-84Napoli: Litografia della Trinacria, 1884
40) PETERSEN, Julius Kinematik : deutsche ausgabe unter mitwirkung des verfassers besorgt von R. von Fischer-Benzon / Julius Petersen. Kopenhagen: A.F.Host und sohn, 1884
41) REULEAUX, F. Le constructeur : principes, formules, tracés, tables et renseignements pour l'établissement des projets de machines, àl'usage des ingénieurs, constructeurs, architectes, mécaniciens / F. Reuleaux ; 3. éd. franȧise traduite de l'allemand sur la 4. éd. entièrement refondue et considérablement augmentée par A. Debize 3. éd. Paris: F. Savy, 1890
42) TESSARI, Domenico La cinematica applicata alle macchine : ad uso delle scuole d'applicazione per gli ingegneri, degli ingegneri e costruttori meccanici / Domenico Tessari. Torino: E. Loescher, 1890
43) LEONI, A. Meccanica industriale : lezioni / di A. Leoni ; raccolte per cura degli allievi G. Merlini ed A. Zani Milano : s.e., 1891-92 ( Tip. lit. G. Tenconi)
44) LEONI, Antonio Teoria di macchine : lezioni / di Antonio Leoni ; raccolte dall'allievo Gerolamo Merlini Milano: s.e., 1891-1892
45) LEONI, A. 1.: 205 p. : ill.In testa al front.: RITS. Milano: s.e., 1891-92 ( Tip. lit. G. Tenconi)
46) BOULVIN, J. 8. : Appareils de levage, transmission du travail à distance. 248, XXX p. : ill. Paris : E. Bernard et C., 1899
47) BOULVIN, J. Cours de mécanique appliquée aux machines : professe a l'Ecole spéciale du génie civil de Gand. / J. Boulvin. 2. ed.Paris : E. Bernard, 1906
48) BOULVIN, J. 1. : Theorie generale des mecanisme. VIII,279 p. : ill. 2. ed. Paris : E. Bernard, 1906
49) CONTALDI, Pasquale2. : Meccanica applicata, resistenza dei materiali, meccanica applicata alle macchine, trasmissioni. 342 p. Fermo : Stabilimento tipografico cooperativo, 1906
50) CONTALDI, Pasquale 2. : Meccanica applicata, resistenza deimateriali, meccanica applicata alle macchine, trasmissioni. Tavole. 44 tav. :ill. Fermo: Stabilimento tipografico cooperativo, 1906
51) PERRY, John Applied mechanics : a tretise for the use of students who have time to work experimental, numerical, and graphical exercises illustrating the subject / John Perry ; new ed. revised and enlarged. London: Cassel and C., 1907
52) CAVALLI, Ernesto Elementi di meccanica applicata alle macchine / Ernesto Cavalli. Napoli : A.Trani, 1908
53) PERRY, John Mécanique appliquée : à l'usage des élèves qui peuvent travailler éxperimentalement et faire des exercices numériques et graphiques / John Perry ; ouvrage traduit sur la neuvième édition anglaise par E. Davaux ; avec des addition et un appendice sur la mécanique des corps deformables par E. Cosserat , F. Cosserat. Paris : Librerie scientifique A. Herman et fils, 1913
54) DE BIASE, Luigi Corso di meccanica applicata alle macchine / Luigi De Biase. Napoli : V. Bestito, 1914
55) GOUARD, E. Cours élémentaire de mécanique industrielle : principes généraux, applications, exercices pratiques / parE. Gouard et G. Hiernaux ; préface de Ferdinand Farjon. 2. éd. revue corrigée et augmentée Paris: H. Dunod et E. Pinat, 1914
56) GOUARD, E. 1. : VIII, 386 p. : ill.In testa al front.: Bibliothèque del'enseignement technique2. éd. revue corrigée et augmentée Paris: H. Dunod et E. Pinat, 1914
57) WITTENBAUER, Ferdinand Aufgaben aus der technischen Mechanik / Ferdinand Wittenbauer. 3. verbesserte auf. Berlin : J. Springer, 1918
58) BOCQUET, J. A. Corso elementare di meccanica applicata / J. A. Bocquet ; traduzione di F. Sinigaglia. 4. ed. Napoli : Libreria scientifica ed industriale Pellerano, 1919
59) DORGEOT, E. Cinématique théorique et appliquée / E. Dorgeot. Paris : H. Dunod et E. Pinat, 1919
60) RICCI, Carlo Luigi LEZIONI DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE / RICCI CARLO LUIGI Pisa : Sindacato Nazionale Allievi Ingegneri, 1921
61) HARTMANN, G. h. Les mécanismes / G. H. Hartmann. Paris : Librairie Bailliere, 1925)
62) WITTENBAUER, Ferdinand Aufgaben aus der technischen Mechanik / Ferdinand Wittenbauer ; 5. verbesserte auf. bearbeitet von Theodor Psochl. 5. verbesserte auf. Berlin : J. Springer, 1924
63) POLI, Cino Meccanica generale ed applicata / Cino Poli. Torino: UTET, 1927
64) POLI, Cino1. : Calcolo vettoriale, cinematica 611 p.: ill. Torino: UTET, 1927
65) JULIA, Gaston Cours de cinématique / Gaston Julia ; rédige par J. Dieudonné. Paris: Gauthier Villars, 1928
66) FOSCHI, Vittorio Esercizi meccanica applicata / Foschi Vittorio Roma : edizioni Italiane, 1943
67) FOPPL, August Vorlesungen uber technische Mechanik / August Foppl. 14 Auf. Munchen : Leibniz, 1948
68) SCOTTO LAVINA, Giovanni Applicazioni di meccanica delle macchine / Giovanni Scotto Lavina. Milano : Tamburini, 1949
69) PANETTI, M. Meccanica applicata alle macchine / M. Panetti. Torino : Libreria editrice universitaria Levrotto e Bella, s.d.
70) PANETTI, M. 3. : Flessibili. 208, III p. : ill. 4. ed. Torino: Libreria editrice universitaria Levrotto e Bella, s.d.
71) FERRETTI, Pericle Meccanica delle Macchine / Pericle Ferretti1 ed. Napoli : Raffaele Pironti, 1952
72) PISTOLESI, E. Meccanica applicata alle macchine / E. Pistolesi. 10. ed. Firenze : A. Vallerini, 1958
73) RUBINO, Mario Meccanica applicata alle macchine / Mario Rubino. 3. ed. Milano : Principato, 1958
74) FERRETTI, Pericle1. : 440 p. : ill. Napoli : Libreria Liguori, 1960-
75) FERRETTI, Pericle Meccanica delle macchine / Pericle Ferretti. Napoli : Liguori, 1966
76) SCOTTO LAVINA, G. Riassunto delle lezioni di meccanica applicata alle macchine / G. Scotto Lavina. Roma : Siderea, 1970
77) TADDEI, Mario2. : 432 p. : ill. Napoli : Liguori, 1981
78) TADDEI, Mario3. : 318 p. : ill. Napoli : Liguori, 1981
B. III Elenco autori in ordine cronologico
HACHETTE 1811 BORGNIS 1818 BABBAGE 1834 NAVIER 1836 1864 1838 1826
GRANDS 1856 MORIN 1861 1860 1837 1861 REDTENBACHER 1861 1872 1868
LABOULAYE 1864 BELANGER 1864 BOUR 1865 DWELSHAUVERS 1866
TAFFE 1872 COLLIGNON 1873 BOIDI 1873 HATON DE LA GOUPILLIERE 1874
PONCELET 1874 1876 KELLER 1874 REULEAUX 1875 1890 1874 1877
RANKINE 1877 DELAUNENAY 1878 HABICH 1879 DULOS 1879 1883
FERRARO 1883 1884 PETERSEN 1884 TESSARI 1890 LEONI 1891-92
MASI 1897 BOULVIN 1899 1906 CONTALDI 1906 WEVE 1907
PERRY 1907 1913 CAVALLI 1908 GABRIEL 1911 1913 DE BIASE 1914
GOUARD 1914 BRUNELLI 1916 DORGEOT 1919 BOCQUET 1919
WITTENBAUER 1924 HARTMANN 1925 POLI 1927 JULIA 1928 FOPPL 1948
PANETTI PISTOLESI 1958 FERRETTI 1960 1966 TOLLE 1961 TADDEI 1981
B. IV Elenco autori in ordine alfabetico
BABBAGE (1834) BELANGER (1864) BOCQUET (1919) BOIDI (1873) BORGNIS (1818)
BOULVIN (1899 1906) BOUR (1865) BRUNELLI (1916) CAVALLI (1908)
COLLIGNON (1873) CONTALDI (1906 1913) DE BIASE (1914) DELAUNENAY (1878)
DORGEOT (1919) DULOS (1879 1883) DWELSHAUVERS (1866) FERRARO (1883 1884)
FERRETTI (1960 1966) FOPPL (1948) GABRIEL (1911) GOUARD (1914)
GRANDS (1856) HABICH (1879) HACHETTE (1811) HARTMANN (1925)
HATON DE LA COUPILLIERE (1874) JULIA (1928) KELLER (1874)
LABOULAYE (1864) LEONI (1891-92) MASI (1897) MORIN (1861 1860 1837)
NAVIER (1836 1864 1838 1826) PANETTI PERRY (1907 1913) PETERSEN (1884)
PISTOLESI (1958) POLI (1927) PONCELET (1874 1876 1861) RANKINE (1877)
REDTENBACHER (1861 1872 1868) REULEAUX (1875 1890 1874 1877) TAFFE (1872)
TADDEI (1981) TESSARI (1890) TOLLE (1961) WEVE (1907) WITTENBAUER (1924)
Publication rapporteur and Research Coordinator: Prof. Lelio Della Pietra (Meccanica Applicata alle Macchine, Federico II, Ingegneria, Napoli)
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