Il collegio dei Tavolari. L'ingegnere nel campo civile e militare.

Il collegio dei Tavolari

L'ingegnere nel campo civile e militare.



Gli Studi universitari Italiani nacquero come corporazione o di maestri (universitas magistrorum) o piuttosto di scolari (universitas scholarium), e quindi con una vera e propria autonomia. Ma a Napoli lo Studio sorse per volontà del sovrano con lettori nominati e stipendiati da lui, e con una completa dipendenza dallo Stato..... Lo Studio è una vera e propria scuola di Stato, ed è mantenuto in vita sia per alimentare la cultura, sia per ottenere quel dato numero di ingegneri ed architetti, medici, di avvocati che è necessario al paese. Il lettore dell'Università medievale era, salvo quindi qualche eccezione come a Napoli, un professionista indipendente del sapere, inserito in una corporazione autonoma e solidale con i colleghi. Nel XVI secolo non esiste differenza alcuna tra ingegnere ed architetto. Con prammatica del 27 agosto 1564, il Viceré di Napoli Don Perafàn de Ribera dette norme per disciplinare l'attività dei maestri fabbricatori, pipernieri, maestri di ascia, colorari e tagliamonti, creando una sorta di albo, la cui formazione veniva commessa a rappresentanti del Collegio dei Tavolari, il cui compito primario era di valutare beni immobili situati nel regno, attribuendo ad essi un valore monetario; l'ammissione a tale albo si effettuava per mezzo di esami. Pedro Afàn De Ribera, Duca di Alcalà, detto dai napoletani Don Perafàn, Viceré di Napoli dal 12 giugno 1559 al 2 aprile 1571. Dovette affrontare gravi problemi, quali le carestie del 1559, 1565 e 1570, i terremoti, il brigantaggio in Calabria ed in Abruzzo, le eresie in Calabria, le scorrerie dei barbareschi. (C. De Frede: I Viceré spagnoli di Napoli- Tascabili Economici Newton 1996). I Regi Ingegneri del XVI secolo ed anche quelli del secolo successivo si occupavano sia di opere civili che militari, come regge, bonifiche, strade, ponti, fortificazioni di castelli. Tra loro troviamo tecnici valorosi come l'ingegnere Chiesa che nel 1638 progettò la bonifica della piana di Fondi. La prova dell'importanza che l'ingegnere militare andava sempre più assumendo, la troviamo in quel dispaccio di Filippo Re IV, pubblicato a Madrid il 20 agosto 1637, in cui si disponeva: "Venir dichiarato nobile chiunque servito avesse, solo per un anno" e che il titolo fosse stato tramandato ove il servizio fosse stato continuato per quattro anni.
La città di Napoli, per mezzo dei suoi eletti aveva il diritto di nominare un Primario e nove Tavolari, che avevano compiti come apprezzare, per conto e disposizione dei Regi Tribunali, Feudi, beni burgensatici (testamenti, divisioni di eredità, atti di acquisto e di vendita, contabilità) per dichiararne il valore, e ancora di provvedere alla misura dei territori, delle fabbriche, piante, ed altro. L'ammissione al Collegio dei Tavolari avveniva con decisione degli amministratori della città; in seguito, per mezzo di esame, che verteva sugli studi matematici e sulle scienze civili e meccaniche. Il Collegio, oltre ai compiti citati, aveva anche quello di disciplinare l'esercizio del mestiere di fabbricatori, pipernieri ed altro. I notevoli privilegi di questo Collegio erano frequentemente contestati. Per assolvere all'incarico di sorveglianza su tutti gli affari relativi alle università (intese come corporazioni), si procedette alla creazione di Ingegneri camerali, che dipendevano dalla Sommaria, che era l'organo di revisione di tutti i conti dello Stato, ma anche delle università. Questi Ingegneri camerali, in un primo momento, erano prescelti in un numero indeterminato, fino a che, con Regia decisione del 2 gennaio 1756, non vennero stabiliti in numero di sei (portati a venti nel 1757); essi, assieme agli Ingegneri militari, dovevano accudire alla direzione delle opere che, per conto della Regia Corte, dovevano farsi nel Regno. Altri ingegneri con particolari incarichi, relativi a costruzioni di opere utili alla città, come ad esempio un acquedotto, erano quelli di Città che, compariscono nelle deliberazioni municipali verso la fine del XVI secolo. L'Ingegnere di Città non è stata una figura stabile, infatti, verso la fine del XVI secolo il suo ufficio venne considerato non necessario; da allora la città, in alcuni periodi, si servì liberamente di ingegneri scelti di volta in volta, mentre in altri venne ripristinato l'ufficio dell'ingegnere di città.
L'ingegnere nel campo militare. Per cercare di capire quale fosse lo sviluppo di tale figura professionale, con il materiale disponibile a riguardo, vengono citati alcuni avvenimenti di rilievo cui hanno preso parte ingegneri appartenenti al campo militare. Nel 1742 troviamo ingegneri come Francesco Lopez Vario, Fasula, Francesco Rorrio, Pietro Bardett, che si sono occupati di restauri da farsi ai fortini di Vigliena, Rovigliano e Castellammare; ancora, l'ingegnere Luigi Guillamat, cui fu affidato l'incarico di rafforzare le mura di Gaeta. Altri ingegneri come lo spagnolo Rocco Gioacchino Alcubierre occupano la carica di comandanti. L'architetto Carlo Vanvitelli (1739-1821), appartenente al corpo militare, lavorò col padre Luigi (1700-1773) alla Reggia di Caserta. Per quanto riguarda i compiti assegnati all'ingegnere militare, o eseguiti di propria iniziativa, si trovano notizie istruttive intorno all'attività di Giovanni Antonio Fontana Doyemont, che già dal 1742, cadetto ed alfiere nel reggimento Vallone di Namur, era passato poi nel corpo degli ingegneri militari, restaurando torri e castelli in Puglia e Calabria, ispezionando nel 1770, con l'ingegnere capo conte Persichelli, i centri fortificati della costa adriatica e redigendo, nel 1774, un progetto per la restaurazione del porto di Gallipoli. Con l'editto del 2 luglio 1785 il Corpo riceveva un nuovo ordinamento, con un più nutrito organico che faceva capo al brigadiere direttore Conte Lorenzo Persichelli e che era costituito da tre ingegneri in capo, sette ingegneri volontari e 23 aggregati, col grado di alfiere o di cadetti. Con dispaccio del 11 dicembre 1788 il Corpo degli ingegneri militari veniva sciolto, e rifluiva nel costituendo Corpo del Genio.
Fonti per le ricerche: Archivio di Stato di Napoli | Biblioteca Universita Federico II di Napoli | Testi biblioteche Universitarie delle città di Roma, città di Firenze, città di Torino, città di Parigi | volume "LA SCUOLA D'INGEGNERIA IN NAPOLI 1811-1967" (a cura di Giuseppe Russo, pubblicato in occasione del trasferimento della Facoltà di Ingegneria da Mezzocannone ai nuovi edifici di Fuorigrotta). |
Relatore pubblicazione: Prof. Lelio Della Pietra (Meccanica Applicata alle Macchine, Federico II, Ingegneria, Napoli)..

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